Agricoltura, in Toscana 500mila ettari versano in stato di abbandono

E senza agricoltori si riducono anche le possibilità di cura del territorio. Coldiretti: «La soluzione è garantire un giusto prezzo per i prodotti agricoli»

[24 Aprile 2019]

Anche in Toscana, dove l’eccellenza nella filiera agroalimentare rappresenta un marchio apprezzato ormai in tutto il mondo, l’agricoltura mostra evidenti segni di criticità: su una superficie agricola totale di 1 milione e 300mila ettari riportata nell’ultimo Censimento agricolo sono 8oomila gli ettari effettivamente messi a frutto – con seminativi, coltivazioni legnose agrarie, prati permanenti, terreni destinati al pascolo, vivai e castagneti da frutto –, il che significa al contempo che circa 500mila ettari di superficie agricola versano oggi in stato di abbandono.

«Nella nostra regione assistiamo ad un progressivo decremento delle superficie agricole utilizzate che vengono abbandonate e subiscono un processo di rimboschimento – speiga Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana – Molte le cause tra le quali sottolineiamo gli attacchi degli animali selvatici agli allevamenti, la concorrenza sleale di carne e formaggi stranieri spacciati per nazionali e il massiccio consumo di suolo che in Italia ha ridotto drasticamente gli spazi verdi e i tradizionali percorsi lungo i fiumi fino ai pascoli di altura storicamente usati anche per la transumanza delle greggi».

L’agricoltore rappresenta tradizionalmente un presidio ambientale sul territorio, che rappresenta una fonte di reddito e dunque da preservare; al contrario l’abbandono delle terre rende il territorio più fragile sul quale incidono in modo pesante i cambiamenti climatici con i periodi siccitosi che si alternano a piogge più intense e frequenti con vere e proprie bombe d’acqua che il terreno non riesce ad assorbire. Anche per questo in Toscana il 100% dei Comuni è a rischio frane e alluvioni come testimoniano i dati Ispra – ricordano dalla Coldiretti – che sotto questo profilo evidenziano ampie criticità su tutto il territorio nazionale.

«Per proteggere la terra e i cittadini che ci vivono si deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne. Con la chiusura di un’azienda agricola, infatti – sottolinea Antonio De Concilio, direttore Coldiretti Toscana – insieme alla perdita di posti di lavoro e di reddito viene anche a mancare  il ruolo insostituibile di presidio del territorio. La soluzione è garantire un giusto prezzo per i prodotti agricoli, eliminando le distorsioni all’interno delle filiere e la concorrenza sleale delle importazioni da paesi stranieri, e assicurando una piena trasparenza dal campo alla tavola, estendendo a tutto il cibo in commercio l’obbligo dell’origine in etichetta. Solo una politica attenta all’origine delle produzioni può creare le condizioni affinché territori abbandonati siano recuperati a coltura. In questa logica lungimirante anche molti oliveti della nostra regione, oggi in stato di abbandono, potrebbero tornare a produrre l’oro verde che ci è invidiato e copiato nel mondo».