Fame acuta: è in corso la maggiore crisi alimentare mondiale degli ultimi 50 anni

Il Covid-19 accentua il problema della fame acuta nei Paesi già colpiti dalla crisi alimentare

[17 Settembre 2020]

Il rapporto “Tracking progress on food and agriculture-related SDG indicators 2020”, presentato all’Assemblea generale dell’Onu dal Global Network Against Food Crises (GNAFC), passa in rassegna dei più recenti dati mondiali riguardanti le conseguenze a cascata della pandemia da Covid-19, che «stanno aggravando la fame acuta nei Paesi vulnerabili già duramente colpiti dalla crisi alimentari ancor prima dell’insorgenza del nuovo coronavirus».
Per esempio, I nuovi dati riguardanti la Repubblica Democratica del Congo (Rdc),  rivelano che è diventata «il teatro della maggior crisi alimentare mondiale in termini assoluti di persone vittime di un’acuta insicurezza alimentare: un dato allarmante, pari a 21,8 milioni di persone – dice la Fao – Questo, come le conseguenze delle misure di controllo imposte dall’emergenza Covid-19, hanno aggravato i fattori preesistenti che sono all’origine della fame nel paese: insicurezza e conflitto armato, vasta recessione economica, piogge torrenziali e inondazioni.

Oltre alla Rdc, il peggior aggravamento della fame acuta degli ultimi mesi è stato registrato in Burkina Faso, con un aumento di quasi il 300% del numero totale di persone che soffrono la fame acuta dall’inizio del 2020. Il rapporto GNAF fornisce un aggiornamento sui 55 paesi individuati dal Network all’inizio del 2020 ma colpiti da crisi alimentari già dalla fine del 2019. Nettamente in aumento i numeri complessivi delle persone che soffrono la fame acute nella Nigeria del nord (+73%, equivalente a 8,7 milioni di persone), in Somalia (+67%, equivalente a 3,5 milioni di persone) e in Sudan (+64%, equivalente a 9, 6 milioni di persone, o circa un quarto di tutta la popolazione nazionale). In termini di prevalenza dell’insicurezza alimentare acuta all’interno della popolazione di un Paese, Repubblica Centrafricana, Honduras, Lesotho e Somalia hanno fatto registrare un aumento di oltre il 10% della quota di persone colpite dalla fame acuta. Attualmente, nella Repubblica Centrafricana la metà della popolazione è in una situazione di insicurezza alimentare tale da necessitare di aiuti urgenti.
Dal rapporto è emerso che la situazione di fame acuta si sta aggravando anche nel Regno di eSwatini, ad Haiti e in Honduras.
Il direttore generale della Fao, Qu Dongyu, ha sottolineato «l’assoluta importanza di lavorare insieme prima che la situazione peggiori ulteriormente, concentrandosi sulla prevenzione e su azioni e sistemi di allerta preventiva» e «l’importanza della raccolta dei dati  e della “differenziazione globale”, che sono alla base dell’Iniziativa Mano nella mano della FAO, destinata a far collaborare i Paesi sviluppati con quelli più bisognosi di accelerare la trasformazione del sistema agroalimentare e lo sviluppo rurale sostenibile. l’Iniziativa Mano nella mano include la Piattaforma dei dati geospaziali, lanciata di recente, per la raccolta dei dati».
Per aiutare Paesi e agricoltori ad affrontare continue sfide in materia di alimentazione e agricoltura e per riprendersi meglio dalla pandemia, la Fao ha anche lanciato l’ampio Programma di risposta e ripresa dall’emergenza COVID-19, che «punta ad alleviare le conseguenze immediate della pandemia e, al tempo stesso, rafforzare la resilienza a lungo termine dei sistemi alimentari e dei mezzi di sussistenza. Sostenere le popolazioni più vulnerabili, promuovendo l’inclusione economica e la protezione sociale e rafforzando la resilienza dei piccoli agricoltori, è fra le massime priorità».
Mark Lowcock, sottosegretario generale dell’Onu per gli affari umanitari e coordinatore dell’aiuto d’urgenza, ha detto che «Quella attuale è la maggiore crisi alimentare mondiali degli ultimi 50 anni, ma non è troppo tardi per agire in modo da evitare che la fame acuta diventi un problema a lungo termine».
I Commissari europei  Janez Lenarčič (Gestione della crisi) e Jutta Urpilainen (coperazione internazionbale) hanno invocato «un coordinamento più forte fra chi opera per gli aiuti umanitari e per lo sviluppo», assicurando poi l’impegno dell’Unione europea per rafforzare il GNAFC.