Fao: 43 milioni di persone esposte a fame acuta

«I punti critici dell'insicurezza alimentare acuta richiedono attenzione urgente» C’è bisogno di 900 milioni di dollari

[10 Marzo 2020]

Mentre l’attenzione globale si concentrata sul coronavirus e sugli sciami di locuste che hanno attaccato le coltivazioni in Africa orientale, la Fao avverte che «Anche altri paesi e regioni si trovano ad affrontare gravi minacce alla sicurezza alimentare e richiedono supporto» e per questo chiede «900 milioni di dollari per raggiungere 43 milioni di persone vulnerabili e dipendenti dall’agricoltura, a rischio di crescente insicurezza alimentare acuta in 22 paesi: Libia, Mali, Burkina Faso, Ciad, Niger, Nigeria, Repubblica centrafricana, Camerun, Sudan, Sud Sudan, Etiopia, Somalia, Repubblica democratica del Congo e Burundi in Africa, Palestina, Siria, Iraq, Yemen, Myanmar, Afghanistan e Corea del Nord in Asia e Haiti in America.

Si tratta della componente FAO dell’appello unificato 2020 del sistema delle Nazioni Unite. Non comprende gli ulteriori 138 milioni di dollari che l’Organizzazione sta cercando per i Paesi dell’Africa orientale colpiti dalla recrudescenza delle locuste.

Il direttore generale della Fao, Qu Dongyu ha sottolineato che «I mezzi di sussistenza della maggior parte delle persone, esposte a insicurezza alimentare acuta a livello globale a causa di conflitti, effetti del cambiamento climatico o difficoltà economiche, dipendono dall’agricoltura. Dobbiamo fornire loro gli strumenti necessari per affrontare queste sfide e rafforzare la loro resilienza per risollevarsi».

L’appello 2020 della FAO delinea una serie di iniziative che puntano a «incrementare la produzione alimentare locale ottimizzando la nutrizione, rafforzando al tempo stesso la resilienza delle persone a crisi come conflitti, insicurezza, parassiti e condizioni climatiche estreme». Attività che variano di Paese in Paese, ma l’obiettivo della FAO è quello di «aiutare le persone a produrre cibo nutriente e reddito, nonché a diventare autosufficienti il più rapidamente possibile, il che può avvenire fornendo input agricoli come sementi, attrezzi, fertilizzanti e altri input per le coltivazioni, il ripopolamento del bestiame, fornendo mangimi, cure veterinarie, distribuendo attrezzature per la pesca e assistenza in denaro, affinché le persone possano soddisfare le esigenze immediate continuando a produrre alimenti».

Inoltre, la Fao sta collaborando con le comunità per «aiutarle a rafforzare il loro approccio all’agricoltura e la gestione delle risorse naturali, a incrementare la loro produttività agricola e a implementare strategie di diversificazione dei mezzi di sussistenza».

L’ultima edizione del Rapporto Globale sulle Crisi Alimentari indica che «I fattori dell’insicurezza alimentare acuta sono i conflitti, gli shock legati al clima, le calamità naturali, malattie e parassiti di piante, animali e crisi economica. È evidente che vanno affrontate le cause di fondo. Investire nella riduzione del rischio e nello sviluppo delle capacità delle persone vulnerabili affinché possano resistere alle crisi prima che si verifichino è un approccio più umano, efficace ed efficiente in termini di costi rispetto al reagire alle conseguenze delle calamità.L’eccezionale assistenza umanitaria della FAO combina risposte a breve termine con azioni di prevenzione e interventi di costruzione della resilienza a lungo termine, che cercano di rafforzare la capacità di affrontare le conseguenze delle popolazioni vulnerabili prima che si verifichino le crisi».