Il Covid-19 sta inasprendo la fame nei Paesi vulnerabili. Onu: investire nel futuro

Guterres: «I nostri sistemi alimentari non funzionano più». La Fao chiede interventi urgenti per evitare una crisi globale

[10 Giugno 2020]

Le valutazioni iniziali e in corso della Fao «indicano chiaramente che la pandemia del Covid-19 e le relative ripercussioni stanno facendo aumentare la fame in paesi già esposti ad alti livelli di insicurezza alimentare prima dell’insorgenza della malattia».

Nell’intervento di apertura dell’high-level UN event on humanitarian action il direttore generale della Fao, Qu Dongyu ha sottolineato che «La pandemia del Covid-19 rappresenta un pericolo netto e presente per la sicurezza alimentare e la nutrizione, soprattutto per le comunità più vulnerabili del mondo. Mentre le valutazioni erano in corso a livello nazionale nel pieno delle stagioni agricole, le conseguenze del Covid-19 erano già visibili in alcune delle zone critiche della crisi alimentare mondiale».
Dai recenti dati dell’iniziativa Integrated Food Security Phase Classification (IPC)  della Fao risulta che «In Afghanistan l’insicurezza alimentare — già estremamente allarmante — è notevolmente aumentata in seguito al coronavirus. Le ultime stime mostrano che 10,3 milioni di persone stanno affrontando livelli di crisi di fame acuta o peggiore». Il trend è simile nella Repubblica Centrafricana, dove secondo l’IPC «circa 2,4 milioni di persone sono in stato di “crisi” o livelli superiori di insicurezza alimentare acuta» con un incremento dell’11% rispetto ai tempi pre-pandemia. L’IPC prevede che nei prossimi mesi in Somalia  3,5 milioni di persone, il triplo rispetto a inizio anno, saranno esposte a livelli di “crisi” o peggiori.

il direttore generale della Fao ha sottolineato che «Il rischio è un’incombente crisi alimentare, a meno che non vengano rapidamente adottate misure a tutela dei più vulnerabili, mantenendo attive le filiere di approvvigionamento agricolo globali e mitigando l’impatto della pandemia su tutto il sistema alimentare.
Le donne rurali sono tra le più vulnerabili e tra le prime a perdere il reddito».
Mentre l’Onu celebra il suo 75esimo anniversario tra esigenze crescenti,  Ieri l’Humanitarian Affairs Segment (HAS) dell’United Nations economic and social council ha riunito Stati membri dell’Onu, organizzazioni e partner umanitari e dello sviluppo, il settore privato e le comunità colpite.
per discutere del rafforzamento dell’assistenza umanitaria.
L’appello di Qu è arrivato poco prima che il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, lanciasse le nuove note orientative che indicano che «I sistemi alimentari per i più vulnerabili del mondo sono in crisi e che la pandemia del Covid-19 sta nettamente peggiorando la situazione».

Guterres è molto preoccupato: «I nostri sistemi alimentari non funzionano più e la pandemia di Covid-19 aggrava la situazione. Se non agiamo immediatamente, non c’è alcun dubbio che andremo dritti verso una crisi alimentare mondiale che potrebbe avere delle ripercussioni a lungo termine sulla vita di centinaia di milioni di bambini e adulti».

La Fao e altre agenzie Onu temono che «i molteplici impatti del Covid-19 sulle attività economiche e sulle filiere di approvvigionamento stiano limitando la capacità delle persone di accedere al cibo, ostacolando sempre più la liquidità di cassa degli agricoltori, a svantaggio della loro capacità di produrre e vendere alimenti, il che, nel lungo termine, potrebbe seriamente deteriorare i loro mezzi di sussistenza».
Qu ha detto che «La disponibilità di prodotti locali sta già emergendo come rischio critico, in quanto molti agricoltori hanno visto ridotto il loro reddito e le risorse da investire nella prossima stagione di semina.Finora, però, la necessità di sostenere i mezzi di sussistenza è stata ampiamente ignorata nell’affrontare la pandemia, anche se l’analisi costi-benefici di questi interventi è positiva.  L’anno scorso, per esempio, la distribuzione d’emergenza di sementi della Fao ha rappresentato un quarto dei cereali prodotti nel Sud Sudan. Senza questo investimento relativamente economico, molti milioni di sud sudanesi ora dipenderebbero da un’assistenza alimentare molto più costosa».
Secondo la  2020 edition of the Global Report on Food Crises di Fao, Unione Europea e altri 13 partner, in tutto il mondo prima della pandemia 135 milioni di persone erano già esposte a fame acuta causata da conflitti, shock climatici e recessione economica. Altri 183 milioni di persone rischiavano la fame estrema in caso di un ulteriore trauma.
Nell’ambito dell’Appello umanitario dell’Onu per il Covid-19, la Fao ha richiesto «350 milioni di dollari a sostegno di una serie di attività volte ad aiutare gli agricoltori poveri a continuare a lavorare, a tutelare la continuità delle filiere di approvvigionamento e dei mercati alimentari e a scongiurare che il settore alimentare diventi un vettore per la trasmissione della malattia».

Secondo Guterres, «I Paesi devono rafforzare il loro sostegno all’industria alimentare, ai trasporti e ai mercati alimentari locali e mantenere aperti i corridoi commerciali, in modo che i sistemi alimentari possano operare senza interruzioni. Le persone più vulnerabili non devono essere dimenticate, devono beneficiare di aiuti e delle misure di ripresa. A questo proposito, devono essere affrontate le esigenze di liquidità dei piccoli produttori alimentari e delle imprese rurali. I Paesi devono garantire l’accesso a cibi sani e nutrienti, in particolare per i bambini piccoli, le donne in gravidanza e in allattamento, gli anziani e altri gruppi a rischio. Devono adattare ed estendere i regimi di protezione sociale ai gruppi a rischio nutrizionale, in particolare istituendo aiuti per i bambini che non hanno più accesso ai pasti a scuola».

Il capo dell’Onu chiede investimenti nel futuro: «Abbiamo l’opportunità di costruire un mondo più inclusivo e sostenibile – ha dichiarato Guterres –  Vi esorto a costruire sistemi che soddisfino meglio le esigenze dei produttori e dei lavoratori alimentari e ad assicurare che più persone abbiano accesso a cibi sani e nutrienti, per porre fine alla fame».

Gli attuali sistemi alimentari hanno un forte impatto sull’ambiente: sono responsabili del 29% di tutte le emissioni di gas serra e del 44% delle emissioni di metano e hanno conseguenze dannose sulla biodiversità. Il segretario generale dell’Onu ha concluso: «Riequilibriamo il rapporto tra sistemi alimentari e ambiente naturale; trasformiamoli in modo che siano più rispettosi della natura e del clima. Se facciamo tutto questo e molto altro, seguendo le raccomandazioni delle note orientative, saremo in grado di evitare alcune delle peggiori conseguenze della pandemia di Covid-19 sulla sicurezza alimentare e nutrizionale e altro ancora, promuovendo la transizione verde che dobbiamo attuare».