In Toscana 9 potenziali siti del patrimonio mondiale Fao

La Regione annuncia la prossima nascita di un centro di ricerca sul paesaggio nella villa medicea di Careggi

[31 Gennaio 2020]

Durante il convegno “L’agricoltura salverà il pianeta” su un progetto, tutto toscano, legato al programma Fao sul patrimonio agricolo mondiale, il Giahs, che si è tenuto a Firenze, la vice presidente della Regione Toscana e assessora alla cultura e all’università, Monica Barni, ha annunciato che nella villa medicea di Careggi, la villa fiorentina patrimonio mondiale dell’Unesco, proprietà della Regione e in corso di restauro, troverà casa un centro di ricerca sul paesaggio.

La Barni ha sottolineato che «Il centro di ricerca sul paesaggio, che non casualmente nasce in Toscana, che dal 2014 si è dotata di una legge per la tutela del paesaggio, vedrà la collaborazione di Regione e università. A breve sottoscriveremo il protocollo e l’aspetto più importante è che vedrà collaborare tra loro agronomi e storici, storici dell’arte, economisti e giuristi, in un approccio multidisciplinare con metodologie, prospettive e strumenti di analisi molto diversi tra loro. Un approccio olistico che in fondo è parte anche del Giahs e del master toscano finanziato con due milioni di euro dall’Agenzia per la cooperazione del Ministero degli esteri con il supporto anche dalla Regione e della Fao. La giunta regionale in questa legislatura si impegnata molto sull’alta formazione e ricerca, essenziali per fa da volano allo sviluppo ed anche ad uno sviluppo sostenibile. E fin dall’inizio abbiamo creduto al progetto legato al programma Giahs».

Durante la tavola rotonda nella quale sono stati presentati i risultati del primo anno di attività si è parlato un lato s dell’individuazione di siti da preservare in Toscana e in Italia – luoghi dove ambiente, tecnica, cultura e tradizione (che non è mai immobile ma semmai una lenta linea in movimento) hanno creato un tutt’uno, luoghi dove il paesaggio è frutto dell’interazione con l’uomo alla fine – e dall’altro un aiuto a formare personale per gestire altrove quei siti.

La Regione sottolinea che «Entrare a far parte del patrimonio mondiale Fao è un po’ l’equivalente dei siti Unesco per la cultura» e dei 126 sono i siti potenziali di tutto il mondo ben 9 sono in Toscana. I paesaggi toscani iscritti al Registro Nazional dei Paesaggi Rurali Storici sono tre (nessuno è per ora iscritto al programma GIAHS):

Il paesaggio rurale storico di Lamole – Greve in Chianti. Lamole è un paesaggio storico nel quale le sistemazioni idraulico-agrarie costituite dai muri in pietra a secco, assieme alle policolture caratterizzate da vite e olivo, al bosco e agli insediamenti rurali di grande pregio architettonico distribuiti nel territorio, preservano l’identità culturale del Chianti. Lamole rappresenta inoltre un pregevole esempio di recupero e conservazione dinamica delle pratiche agricole storiche, che svolgono oggi un ruolo di valore aggiunto non riproducibile dalla concorrenza per lo sviluppo dell’intero territorio grazie anche all’alta qualità dei prodotti agroalimentari.

I Paesaggi silvo-pastorali di Moscheta. Il paesaggio silvo-pastorale di Moscheta è un esempio significativo del ruolo storico dei monasteri nella gestione del territorio appenninico a partire dall’anno Mille. L’area si sviluppa attorno all’abbazia fondata intorno al 1037 da san Giovanni Gualberto, alla quale nel 18° secolo è subentrata una gestione organizzata secondo lo schema della fattoria mezzadrile toscana, di cui si conservano ancora alcuni edifici rurali e i monumentali castagneti storici.

Il Paesaggio Policolturale di Trequanda. Il paesaggio agrario del comune di Trequanda costituisce un importante esempio del paesaggio tradizionale olivicolo della campagna senese in cui convivono sia aree olivicole sia importanti esempi dell’appoderamento mezzadrile caratterizzati da un ordinamento produttivo misto. Dal punto di vista paesaggistico storicamente si potevano individuare tre sistemi principali: gli oliveti, i seminativi arborati (generalmente con olivi) e i boschi. Praticamente assenti erano i vigneti specializzati. Dal punto di vista tecnico, economico e gestionale questi sistemi erano fortemente integrati tra loro contribuendo, sia pure in modo diverso, all’economia del settore primario. Si tratta pertanto di elementi diversi di un mosaico paesaggistico sostanzialmente unitario.

Gli altri siti potenziali toscani sono:

Abetine della selvicoltura monastica di Vallombrosa – La significatività dell’area è legata sia alla persistenza storica di un modello di gestione forestale che per secoli ha fornito legname di abete, sia al ruolo di Vallombrosa nello sviluppo delle scienze forestali in Italia.

Biancane della Val d’Orcia – Il paesaggio della Val d’Orcia, già inserito tra i patrimoni dell’umanità UNESCO, è caratterizzato dalla persistenza storica di formazioni geologiche di elevato impatto estetico, in un mosaico paesaggistico dominato da estesi seminativi nudi e da pascoli su una morfologia caratterizzata da colline dolci che rendono il territorio particolarmente ondulato, spesso sormontati da filari o da singoli esemplari di cipresso.

Castagneti monumentali dello Scesta – La significatività del paesaggio è data dalla secolare presenza di antichi castagneti da frutto, con numerose piante monumentali, che testimoniano il ruolo di principale risorsa economica per le popolazioni appenniniche giocato dal castagno per molti secoli. Il territorio è caratterizzato dalla presenza di castagneti da frutto intervallati da boschi cedui e da pascoli, posti all’interno di un complesso montano di grande valenza scenica.

Collina fiesolana – La significatività dell’area risiede nella persistenza storica di un paesaggio agrario tradizionale di eccezionale valore estetico, caratterizzato da un sistema insediativo punteggiato di ville storiche, posto a cavallo fra il centro urbano di Firenze e quello di Fiesole. L’area mantiene molti dei caratteri tipici del «bel paesaggio» agrario collinare toscano, rappresentato in innumerevoli opere d’arte pittoriche e letterarie, costituito da oliveti, vigneti e coltivazioni, realizzati su terrazzamenti o ciglioni.

Montagnola senese di Spannocchia – La fattoria costituisce un esempio significativo della persistenza storica del paesaggio agrario della Montagnola senese, con seminativi e vaste aree boscate. I primi documenti scritti riguardanti Spannocchia risalgono al 1225, e ancora oggi, la tenuta, oltre a rappresentare un centro per la diffusione dei saperi e della civiltà rurale toscana, conserva una vocazione produttiva, essendo orientata alla produzione biologica di vino, olio, frutta e verdura.

Mosaico paesistico del Montalbano – Il paesaggio attorno al piccolo borgo di Larciano è un esempio della persistenza storica di un tipo paesaggistico tipico dei rilievi collinari toscani, che qui assume la singolarità di presentarsi in forma di microcosmo, dove le tre componenti fondamentali del paesaggio, il supporto geomorfologico, il sistema insediativo e gli usi del suolo, mostrano un elevato grado di integrazione. La coltura prevalente è l’oliveto tradizionale, spesso su versanti ciglionati o terrazzati, e non è rara la presenza di piante da frutto tra gli stessi olivi. Nell’area sono presenti anche alcuni vigneti, anche se su superfici molto ridotte, da cui si produce il vino DOCG Chianti sottozona Montalbano, mentre l’olio è riconosciuto dalla DOP Toscana sottozona Montalbano.

Per essere certificato Giahs un sistema agricolo deve: garantire la sicurezza alimentare e fornire cibo di qualità, tutelare l’agrobiodiversità, salvaguardare le conoscenze tradizionali, promuovere valori culturali e sociali, conservare il paesaggio tradizionale. «Ma tutto questo deve essere fatto in un’ottica di sviluppo ha concluso il coordinatore del progetto Mauro Agnoletti dell’università di Firenze – Uno sviluppo magari alternativo, capace di far da traino anche al turismo. L’idea è creare un indotto. Può essere la soluzione per speciali aree interne di tutto il mondo da dove la popolazione fugge e dove oggi non c’è sostenibilità economica»..