Le performance dei programmi dell’Unione europea sono disomogenee e le informazioni vanno migliorate

Risorse naturali: giudizio negativo sulla gestione della PAC su ambiente e clima

[13 Novembre 2020]

Secondo la nuova “Relazione della Corte dei conti europea sulla performance del bilancio dell’UE – Situazione alla fine del 2019”, pubblicata oggi e che ha esaminato se la Commissione europea «disponga di procedure valide per produrre relazioni annuali ad alto livello sulla performance delle politiche e dei programmi di spesa dell’Ue e per comunicare se questi conseguano i rispettivi obiettivi in modo efficace, efficiente ed economico», la rendicontazione della Commissione relativa all’esecuzione dei programmi di spesa dell’Ue mostra risultati disomogenei. La Corte giudica positivamente il fatto che «Tali comunicazioni continuano a migliorare e diventano sempre più equilibrate», ma sottolinea una serie di problemi: «La qualità delle valutazioni della performance eseguite dalla Commissione non è ancora uniforme da un programma all’altro e resta problematico stabilire indicatori di performance robusti e di elevato valore informativo». Secondo la Corte, la Commissione europea «dovrebbe collaborare con gli Stati membri per accrescere l’affidabilità dei dati forniti nelle sue relazioni sulla performance del bilancio dell’Ue».

Il bilancio dell’Ue per il periodo 2014‑2020 prevede una dotazione di 1 092 miliardi di euro per 58 programmi di spesa. La Corte ha selezionato un campione di 9 di questi programmi, che rappresentano circa il 75 % di tutti i pagamenti effettuati fino alla fine del 2019. Quest’anno, la Corte ha pubblicato per la prima volta una relazione sulla performance del bilancio dell’Ue, in cui esamina i risultati ed i progressi realizzati dai programmi dell’UE alla fine del 2019 in ciascun settore di intervento del quadro finanziario pluriennale. Si tratta di una relazione pilota che fa parte delle relazioni annuali della Corte ed integra la relazione annuale sull’esecuzione del bilancio dell’Ue per l’esercizio 2019 pubblicata di recente. È stata elaborata in risposta ad una richiesta del Parlamento europeo e del Consiglio che volevano disporre di una visione più dettagliata della performance di ogni singola politica dell’Ue.

Presentando il documento, il relatore Jan Gregor ha evidenziato che «I cittadini vogliono sapere se i programmi dell’Ue ottengono risultati e realizzano il miglior rapporto tra benefici e costi. La Commissione dispone di buone procedure per la preparazione di relazioni ad alto livello sulla performance e presenta valutazioni più chiare ed equilibrate che in passato. Tuttavia, non indica chiaramente il grado di attendibilità delle informazioni fornite».

La relazione della Corte riconosce che «Negli ultimi anni, la rendicontazione sulla performance prodotta dalla Commissione si è evoluta, passando da una raccolta di relazioni distinte a un pacchetto più coerente. Essa comprende ora sezioni sulla valutazione della performance di ciascun programma di spesa, il che costituisce un progresso significativo». Tuttavia, la Corte ritiene che «Le valutazioni della Commissione esposte nella relazione ad alto livello più sintetica, cioè la relazione annuale sulla gestione e il rendimento (AMPR), tendano a presentare un’immagine eccessivamente positiva rispetto a quella fornita dalle più dettagliate dichiarazioni programmatiche». Inoltre, per la Corte  «Non è ancora possibile valutare appieno la performance di determinati programmi, principalmente a causa delle limitate informazioni fornite».

La Corte ha comunque valutato, sulla base degli indicatori presentati per il 2019 e di recenti analisi della Commissione e degli audit che ha eseguitoi, se i programmi attuati in tutti i principali settori del bilancio dell’Ue fossero sulla “buona strada” nel conseguire i propri obiettivi. E per quanto riguarda le risorse naturali, a giudizio della Corte, «La rendicontazione della Commissione 2019 sulla performance della PAC presenta una narrativa eccessivamente positiva e non si concentra sui risultati. Una debolezza fondamentale riguarda il fatto che gli indicatori di performance per il periodo 2014‑2020 non sono stati definiti tenendo conto della logica di intervento dettagliata in base alla quale viene concesso il sostegno finanziario della PAC. Ad esempio, i pagamenti diretti agli agricoltori hanno ridotto le fluttuazioni dei redditi degli agricoltori, ma non mirano ad assicurare un tenore di vita equo agli agricoltori. Inoltre, è emerso che le misure della PAC hanno un basso impatto nel contrastare i cambiamenti climatici».

Ecco una sintesi dei giudizi sugli altri programmi selezionati:

Competitività: per il programma di ricerca dell’Ue Orizzonte 2020 non vi sono indicazioni che la performance sia a rischio e vengono forniti numerosi esempi di progetti realizzati con successo. La Corte ha riscontrato validi elementi indicanti che il programma fornisce un valore aggiunto UE grazie alla sua unicità e al suo carattere paneuropeo. Per un altro programma faro, il fondo FEIS (“piano Junker”), gli indicatori mostrano che è “sulla buona strada” nel mobilitare 500 miliardi di euro di investimenti. La Corte rileva tuttavia che parte di questi investimenti avrebbe potuto essere finanziata dal mercato e avverte che i calcoli sovrastimati dell’effetto moltiplicatore potrebbero contribuire ad una valutazione eccessivamente positiva.

Coesione: anche se la Commissione e gli Stati membri avevano già rivisto i valori-obiettivo inizialmente stabiliti per il periodo 2014‑2020, appena un terzo degli indicatori relativi al Fondo europeo di sviluppo regionale mostra una progressione in linea con la pianificazione iniziale. Prima dello scoppio della pandemia di COVID-19, la maggior parte dei valori-obiettivo in materia di occupazione ed istruzione sarebbero probabilmente stati raggiunti entro il 2020, mentre i progressi in materia di ricerca e sviluppo, povertà e inclusione sociale erano modesti. In questo settore di intervento, i dati relativi alla performance della Commissione indicano che i programmi non sono stati all’altezza delle aspettative iniziali.

Sicurezza e cittadinanza: le relazioni della Commissione non indicano se il Fondo Asilo, migrazione e integrazione stia compiendo soddisfacenti progressi nel conseguimento dell’obiettivo stabilito, ma le informazioni disponibili ne sottolineano la pertinenza e il valore aggiunto UE. Per quanto riguarda l’integrazione e la migrazione legale, gli indicatori mostrano i conseguimenti in una luce positiva, anche perché l’impatto a lungo termine (ad esempio, le differenze nelle prospettive di occupazione tra migranti e cittadini UE) non può ancora essere valutato.

Ruolo mondiale dell’Europa: la Commissione non fornisce informazioni sufficienti per valutare adeguatamente due strumenti di finanziamento: quello per la cooperazione con i paesi in via di sviluppo e quello per le relazioni con i paesi del vicinato orientale e meridionale dell’UE. Per quest’ultimo, gli indicatori mostrano comunque una tendenza positiva per quanto riguarda la riduzione della povertà, l’istruzione, la parità di genere e lo sviluppo umano e un peggioramento per quanto riguarda il consolidamento della democrazia, lo stato di diritto e la stabilità politica.

Infine, la Corte prende atto che «I soggetti controllati hanno dato attuazione alla maggior parte delle raccomandazioni da essa espresse in precedenza ai fini del miglioramento della performance dei programmi dell’Ue. Rileva tuttavia che la Commissione ha recepito le raccomandazioni della Corte in misura inferiore rispetto agli altri soggetti controllati. Vi sono tuttavia margini per conseguire ulteriori progressi».