Nuova Pac, Legambiente: la ministra Bellanova non perda l’occasione unica per un Green deal basato sull’agroecologia

Gentili: Bellanova al recente consiglio europeo Agrifish si è allineata alle posizioni più conservatrici

[7 Ottobre 2020]

Per tentare di aggiustare la rotta ed evitare che il nostro Paese assuma posizioni diametralmente opposte alla strada tracciata dal Green Deal, Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente, fa luce sulla posizione dell’Italia nel  dibattito sulla Politica agricola comune (PAC) e secondo lui «La ministra delle politiche agricole, alimentari e forestali Teresa Bellanova non ha intenzione di puntare con determinazione e coraggio su un modello agricolo basato sull’agroecologia. Al contrario, pare avere tutta l’intenzione di frenare il  percorso verso una vera e compiuta transizione ecologica in ambito agricolo. Ciò vuol dire che, pur essendo di fronte ad un’occasione unica e irripetibile, da cogliere con determinazione scegliendo la strada della lotta alla crisi climatica e della riconversione ecologica dell’economia e dell’agricoltura europea, dimostrando di credere davvero nel Green  Deal proprio a partire dalla PAC in via di approvazione, l’Italia ha deciso di volgere lo sguardo altrove. L’analisi dell’associazione del cigno verde mette in evidenza però un ossimoro sul quale è d’obbligo riflettere e alzare i toni: il Green  Deal non può non passare dall’agroecologia e da una PAC capace davvero di andare in questa direzione. Il sistema agricolo deve fare con coraggio un balzo deciso verso la sostenibilità. Lo chiedono con forza i consumatori che acquistano sempre di più prodotti biologici e di filiera corta nonostante la grave crisi sanitaria ed economica che stiamo attraversando e lo impone la crisi climatica che stiamo affrontando».

Gentili si chiede come porre rimedio alle due velocità di un’Italia che ancora troppo timidamente sta politicamente procedendo verso la sostenibilità e secondo lui «Il Governo italiano e la ministra Bellanova dovrebbero adoperarsi per divenire co-protagonisti di un cambiamento già in atto, evitando di essere ancora una volta fanalini di coda di un processo incontrovertibile. L’ottica fortemente conservativa e corporativa della PAC, per come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi, con tutti i gravi limiti rilevati ormai con chiarezza dal mondo scientifico e dalla stessa Commissione Europea, deve cambiare e deve farlo anche attraverso l’azione incisiva e innovativa dell’Italia. Il bisogno immediato e urgente di un cambio di passo, a partire dallo stop ai sussidi a pioggia e dalla necessità di un programma di azioni mirate attraverso le quali sviluppare il potenziale ecologico e climatico dell’agricoltura, è evidente. Per tali ragioni, l’Italia e l’Europa devono prendere rapidamente una posizione, evitando di destinare ancora denaro pubblico ad un’agricoltura che continua ad utilizzare in maniera significativa la chimica, che consuma troppa acqua, che contribuisce all’effetto serra, che riduce drasticamente la fertilità dei suoli e la biodiversità. Non solo: serve anche dire basta alla zootecnia intensiva caratterizzata da carichi inquinanti ed emissivi elevati e che non rispetta il benessere animale, utilizzando foraggi d’importazione e causando processi di deforestazione in altre aree del Pianeta».

Per questo, Gentili chiede «un impegno forte al  Governo italiano, alla ministra  Bellanova, agli Europarlamentari, ai Deputati, ai Senatori del nostro Parlamento, affinché si lavori da subito per invertire la rotta e investire in un sistema agricolo che aiuti l’Italia a raggiungere davvero gli obiettivi del Green  Deal, seguendo quanto giustamente stabilito nelle strategie dell’Unione europea Farm to fork e Biodiversità, al fine di sostenere e accompagnare gli agricoltori nella transizione ecologica».

Il responsabile agricoltura di Legambiente ricorda che «L’agroalimentare può essere non solo l’asse portante dell’economia made in Italy, ma anche un settore strategico dal punto di vista ambientale, proprio a cominciare dalle sfide imposte dalla crisi climatica ,dalla drastica  riduzione delle molecole di sintesi . Ed in questo percorso l’Italia può divenire paese leader in Europa utilizzando il grande ruolo che il nostro paese ha in un ‘ottica che metta insieme innovazione , sostenibilità e competitività . Occorre però dare un indirizzo preciso e strategico alla nuova PAC che sarà approvata proprio nelle prossime settimane. Nello specifico, è necessario porre  al centro del dibattito le buone pratiche agroambientali, stabilendo un budget minimo obbligatorio pari almeno il  40% delle risorse del primo pilastro dedicato agli eco-schemi, al contrario di ciò che ha dichiarato il ministro Bellanova nel corso del recente consiglio europeo Agrifish, allineandosi alle posizioni più conservatrici dei Paesi membri, non cogliendo l’importanza strategica di favorire una PAC capace di gettare le basi di un cambiamento epocale del modello agricolo e rinunciando a saldare  una forte alleanza tra la capillare rete del  tessuto produttivo e le ragioni del Green deal indicate dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen».

Secondo Legambiente, in Europa, si profilano pertanto due scenari paralleli: «   La possibilità che l’agricoltura diventi davvero determinante per la svolta green, contribuendo significativamente ai processi di cambiamento del modello economico di sviluppo in chiave ecologica o quella che si giochi a ribasso, sulla conservazione dello status quo, senza cogliere le opportunità di questa svolta epocale. Purtroppo, ad ora l’Italia pare essere drammaticamente incasellata in questo secondo scenario, esponendo a un grave rischio di deficit di innovazione in chiave ecologica tutto il suo prezioso sistema agroalimentare. La ricetta per la transizione ecologica dell’agricoltura prevede una PAC capace di porre fine ad una politica che getta le proprie fondamenta su sussidi basati solo sul possesso della terra, aumentando al contempo in modo significativo il sostegno ad un’agricoltura più sostenibile e rispettosa degli ecosistemi. Occorre in tal senso stabilire una percentuale minima del 10% di superficie agricola destinata ad habitat naturali come siepi e aree umide, sostenendo al tempo stesso un processo chiaro per la diminuzione della dipendenza da sostanze chimiche di sintesi, pesticidi e fertilizzanti. Serve poi garantire un importante sostegno alla buona agricoltura che nella nostra Penisola rappresenta un presidio di eccellenza per i territori anche nel contrasto al dissesto idrogeologico e allo spopolamento delle aree interne. Occorre inoltre favorire le pratiche sostenibili finalizzate alla riduzione degli input negativi e consentire all’Italia di raggiungere entro il 2030 quota 40% delle superfici agricole dedicate all’agricoltura biologica. Solo In questo modo, il settore agricolo potrà contribuire seriamente alla grande sfida climatica che stiamo affrontando. Del resto come testimonia l’ultimo rapporto ISMEA l’Italia è ormai oggi il Paese leader in Europa per l’agricoltura biologica con 80000 operatori e due milioni di Ettari coltivati pari al 15,8% della superficie agricola,  i terreni coltivati  secondo questo metodo sono aumentate di oltre il  75 % ed i consumi di alimenti bio triplicati  negli ultimi 10 anni».

Gentili conclude: «La prossima PAC sarà un provvedimento da 400 miliardi di euro a cui si uniranno le risorse del Recovery Fund. Il voto del Parlamento europeo darà un indirizzo chiaro rispetto a come spendere oltre il 32% del bilancio Ue nei prossimi sette anni e, considerata l’entità delle risorse pubbliche destinate all’agricoltura, deciderà se l’Unione europea continuerà a perpetuare un modello agricolo datato con un compromesso al ribasso oppure sarà effettivamente in grado di effettuare una scelta epocale e strategica per raggiungere gli obiettivi del Green new deal nel settore primario dell’economia europea . Ci auguriamo quindi che il nostro Paese, che vede nell’agricoltura e nel made in Italy agroalimentare gran parte della sua forza e del suo prestigio internazionale, sia in grado di sostenere questa battaglia epocale, stando dalla parte giusta della storia. Speriamo pertanto che la ministra Bellanova cambi atteggiamento, rispondendo alle richieste di interlocuzione delle associazioni ambientaliste e del biologico riunite nella coalizione “Cambiamo agricoltura”. Le risorse della PAC sono molto preziose per tutti e per gli agricoltori in primo luogo, ma occorre utilizzarle al meglio saldando una forte alleanza tra le ragioni del mondo agricolo e quelle della tutela degli ecosistemi e della lotta alla crisi climatica , per far decollare davvero  il Green Deal».