Riforma Pac, Legambiente: accordo scellerato. Greenpeace: voto fallimentare

La nuova politica agricola comune non sarà parte integrante e sostanziale dell’European Green Deal

[26 Ottobre 2020]

Il Parlamento europeo ha approvato la proposta legislativa per la Politica agricola comune (PAC) dell’Ue  in continuità con un accordo siglato all’inizio della settimana tra i tre maggiori gruppi parlamentari – Partito popolare europeo, Socialisti & Democratici e Renew-  e senza miglioramenti  per la protezione di ambiente o clima. Secondo Legambiente «Serviva  una profonda e radicale riforma della Pac, e non un compromesso al ribasso» come quello approvato dal Parlamento europeo e frutto dell’accordo  politico tra PPE, S& D e Renew, «con i rappresentanti del nostro Paese, con poche eccezioni, protagonisti in negativo».

Per Legambiente, «Lo scenario emerso dal voto allontana la prospettiva che il sistema agricolo possa essere tra gli artefici del Green Deal europeo. Legambiente continuerà, anche all’interno della Coalizione “Cambiamo Agricoltura” delle associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica, ad operare affinchè la Ue  non perda di vista la bussola del Green Deal, arginando le pressioni delle lobby dell’agricoltura intensiva, nel negoziato del Trilogo che dovrà portare al perfezionamento della Riforma».

Dopo il voto, il presidente di Legambiente Stefano Ciafani, ha dichiarato: «Siamo profondamente delusi dal voto odierno al parlamento europeo che segna un grave arresto nella transizione ecologica. Il voto che approva l’accordo al ribasso tra le forze politiche dissolve la speranza che la PAC possa essere parte sostanziale del green deal europeo. Al di là delle tinte verdi tanto sbandierate in questi giorni da più parti, le misure agroambientali non verranno adeguatamente sostenute  e si continuerà a finanziare  un modello agricolo che porta  alla perdita di biodiversità, contribuendo alla crisi climatica. Ci aspettavamo invece una Pac ambiziosa che puntasse alla riduzione delle emissioni e degli impatti, intraprendendo un cambiamento radicale del sistema agricolo e alimentare Quasi 60 miliardi di euro dei contribuenti dell’UE vengono spesi ogni anno per i sussidi della PAC, per lo più allo scopo di finanziare un modello di agricoltura intensiva e di allevamento industriale. Abolire questi sussidi dannosi e convertirli in incentivi per favorire la riduzione degli impatti su acqua e aria, e la conservazione della fertilità del suolo e degli ecosistemi: sono queste le azioni necessarie alla transizione verso un necessario modello agroecologico. Evidenziamo con forza il grande ruolo della società civile , delle   associazioni ambientaliste e del biologico italiane ed europee, mobilitatesi come non  mai per incidere sul risultato del voto, testimoniando in questo modo il desiderio di un’agricoltura più sostenibile e pulita. Ci auguriamo che nell’iter conclusivo di approvazione della Pac si trovi spazio per recuperare almeno una parte degli sforzi fatti dalla Commissione Von Der Leyen per garantire la transizione ecologica. Chiediamo  che  vengano incorporate nella PAC e nella sua attuazione italiana, in maniera vincolante le strategie dell’Unione europea Farm to fork e Biodiversità che prevedono entro il 2030 una riduzione del 50% dell’uso dei fitofarmaci e del 20% dei fertilizzanti, oltre ad un taglio del 50% dei consumi di antibiotici per gli allevamenti, il 40% di superfici agricole italiane convertite a biologico e la trasformazione del 10% delle superfici agricole in aree ad alta biodiversità ed habitat naturali».

Greenpeace fa notare che gli eurodeputati hanno ignorato la crescente pressione di associazioni e dei giovani attivisti per il clima di Fridays For Future perché ché votassero contro questo accordo che l’organizzazione ambientalista aveva già definito «una condanna a morte per le piccole aziende agricole e l’ambiente».

Federica Ferrario, responsabile campagna agricoltura di Greenpeace Italia, spiega che «Così com’è la proposta della PAC tutela solo gli interessi dei maggiori produttori industriali e dei proprietari terrieri più ricchi. Agricoltori, natura e ambiente sono stati messi da parte da una manciata di potenti deputati del Parlamento europeo, e gli obiettivi climatici dell’Ue sono ora a rischio. Miliardi di euro di denaro pubblico spingeranno ulteriormente l’agricoltura verso la catastrofe climatica, a meno che la Commissione europea non cestini questa proposta e ricominci da zero».

Anche secondo Greenpeace «Il piano approvato dal Parlamento europeo non è in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo, né con la strategia “Farm to Fork” e neppure con la strategia per la biodiversità pubblicati all’inizio di quest’anno» e ricorda che il Commissario europeo per l’agricoltura, Janusz Wojciechowski, ha detto che alcuni degli emendamenti concordati «non condividono la nostra ambizione per una PAC più verde ed equa».

Greenpeace fa notare che la proposta votata  «non va a limitare la spesa per il sistema degli allevamenti intensivi e proibirebbe ai governi nazionali di introdurre standard ambientali più elevati da rispettare per ottenere sussidi pubblici. La proposta introdurrebbe anche limiti massimi di spesa nazionale per alcuni programmi ambientali. Greenpeace chiede alla Commissione europea di ritirare la proposta per la nuova PAC, e di ripartire da zero col processo legislativo».