Il 14,7% delle terre emerse è area protetta, ma zone essenziali per la biodiversità sono indifese

Aree marine protette nel 10% delle acque territoriali: più 300% negli ultimi 10 anni

[5 Settembre 2016]

Secondo il rapporto “2016 Protected Planet” presentato dall’United Nations environment programme (Unep) e dall’International union for conservation of nature (Iucn), al World conservation congress in corso alle Hawaii, «Con il 14,7% delle terre e il 10% delle acque territoriali protette, il mondo è sulla buona strada per realizzare un grande obiettivo della conservazione mondiale». Però, il rapporto sottolinea anche che «Delle aree cruciali per la biodiversità sono dimenticate, delle specie e degli habitat essenziali sono sottorappresentati e l’efficacia delle aree protette è limitata da una gestione inadeguata».

Secondo gli scienziati dell’Iucn e del  World conservation monitoring centre dell’Unep, «Attualmente esistono 202.467 aree protette che coprono circa 20 milioni di Km2, cioè il 14,7% delle terre del mondo, Antartide esclusa. Siamo quindi un po’ al di sotto dell’obiettivo del 17% stabilito per il 2020 dalla Convention on biological diversity nel quadro degli Aichi biodiversity targets».

La copertura delle aeree protette terrestri è addirittura diminuita dello 0,7% rispetto all’ultimo rapporto Protected Planet, un declino che però è da attribuire all’afflusso di dati: modifiche delle frontiere, soppressine di alcuni grandi database mondiali sulle aree protette, miglioramento della qualità dei dati, piuttosto che a una reale diminuzione sul territorio.

I Paesi dell’America Latina e di Caraibi sono quelli che proteggono di più il loro territorio, con 5 milioni di Km2 in totale, circa la metà dei quali in Brasile, che ha il più grande sistema di aree protette del mondo con 2,47 milioni di Km2.

La regione del mondo meno protetta è il Medio Oriente, con solo il 3% di territorio protetto da Parchi e solo 119 000 km2.

L’ultimo decennio ha visto notevoli progressi nella protezione di mari e oceani: «La dimensione delle aree marine protette è aumentata – dicono Unep e Iucn –  passando da poco più di 4 milioni di Km2 nel 2006 ai circa 15 milioni di Km2 oggi, cioè il  4% degli oceani del nostro pianeta, un’area equivalente alle dimensioni della Russia.

Malgrado questi aumenti resta ancora molto da fare per migliorare la qualità della gestione e della perimetrazione delle aree protette: «Attualmente, meno del 20% delle zone vchive per la biodiversità del mondo sono interamente coperte da aree protette – spiega il rapporto – Meno del 20% dei Paesi hanno rispettato I loro impegni per valutare la gestione delle loro aree protette, il che solleva dei problemi quanto alla qualità e all’efficacia delle misure esistenti a favore della conservazione».

Il direttore dell’Unep, Erik Solheim, ha detto che «I progressi enormi che abbiamo fatto in questi ultimi 10 anni in termini di numero e dimensioni delle aree protette devono andare di pari passo con dei miglioramenti della loro qualità. Il mondo deve fare di più per proteggere efficacemente i nostri spazi biologici  più diversi. Le aree protette devono essere meglio connesse e per permettere alle popolazioni animali e vegetali di mischiarsi ed espandersi. E’ anche importante vigilare affinché le comunità locali siano coinvolte negli sforzi di protezione. Il loro sostegno e fondamentale per la salvaguardia a lungo termine».

La direttrice generale dell’Iucn, Inger Andersen, ha aggiunto che «Oggi il mondo fa fronte a grandi svfide ambientali e sociali, come i cambiamenti climatici, la sicurezza idrica e alimentare.  Le aree protette svolgono un ruolo essenziale nella conservazione delle specie e degli ecosistemi che ci aiutano a lottare contro questi problemi. E’ quindi essenziale garantire una loro perimetrazione giudiziosa e una loro gestione efficace, se vogliamo continuare a prosperare sul nostro pianeta»

Il rapporto raccomanda di «Investire nelle aree protette per rafforzare la gestione sostenibile della pesca, controllare le specie invasive, adattarsi ai cambiamenti climatici e ridurre gli incentivi dannosi, come le sovvenzioni che minacciano la biodiversità. L’adozione di queste raccomandazioni aiuterebbe a mettere fine all’impoverimento della biodiversità, migliorerebbe la sicurezza idrica e alimentare, permetterebbe alle comunità umane vulnerabili di lottare meglio contro le catastrofi naturali e conserverebbe le conoscenze tradizionali».