Vent’anni di Ogm: solo vuote promesse e rischi per salute e biodiversità

Un rapporto di Greenpeace mette in fila tutti i fallimenti dell’industria Ogm

[5 Novembre 2015]

Quasi 20 anni fa negli Usa degli agricoltori seminarono il primo Ogm, la prima soia geneticamente modificata per utilizzo commerciale. Da allora l’industria dell’ingegneria genetica ha investito milioni di dollari nella commercializzazione dei suoi progetti “miracolosi” e da allora ha fatto regolarmente nuove promesse al mercato. E non si tratta di promesse da poco: varietà ad alto rendimento, fine del la fame mondo, piante che tollerano la siccità e i cambiamenti climatici… Ma secondo il nuovo rapporto “Zwei Jahrzehnte des Versagens” di Greenpeace Germania «Dopo 20 anni di coltivazione commerciale di piante geneticamente modificate si è rotto l’equilibrio».

Per l’associazione ambientalista l’industria degli OGM può essre riassunta come «Due decenni di fallimento» anche per il grande rifiuto del mais geneticamente modificato in Europa.

«La Germania e altri 10 Stati membri dell’Ue e 4 regioni hanno impedito la coltivazione di sei linee di mais geneticamente modificato sul loro territorio, altri 6 Paesi li seguiranno – sottolineano a Greenpeace Deutschland – Il rapporto mostra le buone ragioni contro le colture geneticamente modificate: dalle false speranze di nutrire il mondo, al non ottenimento delle innovazioni promesse».

Dirk Zimmermann, un esperto di ingegneria genetica di Greenpeace, sottolinea che «20 anni di coltivazione commerciale dimostrano che è saggio evitare la coltivazione di colture geneticamente modificate. Ma il divieto per alcune varietà è solo un primo passo importante. Ma la respingere singole varo ietà non è sufficiente. Se l ministro dell’agricoltura della Germania Schmidt vuole davvero mantenere i terreni agricoli privi di ingegneria genetica in modo permanente, deve imporre un divieto generale delle coltivazioni OGM»

Infatti il ministro Christian Schmidt (CSU) vuole lasciare la responsabilità dei divieti di coltivazione ai Länder  e non al governo centrale tedesco.  Si tratterebbe di un cedimento alle pressioni che le lobbies dell’industria OGM avevano fatto (con successo) sulla Commissione europea. Monsanto, DuPont e Syngenta chiedevano di autorizzazione linee di mais OGM, chiedendo ai Paesi dell’Ue di togliere le aree già coltivate ad OGM dai divieti. Ma le aree di tutti i Paesi dell’Unione Europea che si oppongono agli OGM rappresentano circa il 65% della popolazione e dei seminativi dell’Ue.

Il rapporto “Zwei Jahrzehnte des Versagens”  dice che coltivando OGM non si hanno rendimenti più elevati e non si affrontano meglio le sfide che ha di fronte l’agricoltura del futuro, come i cambiamenti climatici. Inoltre, «La loro coltivazione mette in pericolo l’agricoltura OGM-free, aumenta l’uso di pesticidi, minacciando così l’ambiente e la biodiversità».

Quanto alla sicurezza del consumo di piante geneticamente modificate, anche tra gli scienziati non c’è accordo, ma Greenpeace evidenzia che «In particolare, le conseguenze a lungo termine sono poco conosciute e non monitorate. I ricercatori indipendenti che si occupano dei rischi non hanno accesso al contenuto delle sementi».

Zimmermann non ha dubbi: «L’agro-biotecnologia ha fallito nei suoi grandi obiettivi.  I metodi di coltivazione ecologici e le moderne piante coltivate sono di gran lunga le migliori innovazioni disponibili per l’agricoltura».

Metodi di coltivazione convenzionali “rafforzati” forniscono varietà di piante selezionate che sono più resistenti alle malattie e alla siccità degli OGM.

A Greenpeace Deutschland spiegano: «L‘ingegneria genetica non crea una pianta completamente nuova, ma manipolata da varietà esistenti aggiungendo delle proprietà. Le piante  convenzionali producono un raccolto grande almeno quanto quello delle loro omologhe geneticamente modificati. Per esempio, l’Europa produce più mais per ettaro rispetto agli Stati Uniti  con i loro campi OGM».

La promessa di sfamare il mondo con gli OGM si è rivelata un sogno. In Africa le coltivazioni OGM resistenti  ai parassiti e con un alto contenuto di nutrienti sono state un vero e proprio flop, invece lo sfruttamento di varietà di  piante convenzionali ha portato in 13 Paesi africani a coltivare più di 150 nuove varietà di piante ed a mettere sul mercato specie che tollerano meglio la siccità . «L’ingegneria genetica non è una soluzione per la fame – dicono a Greenpeace – Si  basa su un paio di varietà ad alto rendimento. Ma la richiesta è per  una varietà di piante che si adattino alle diverse esigenze regionali».

Dopo 20 anni gli OGM hanno dimostrato di avere solo due proprietà:  l’85% delle piante OGM tollerano gli erbicidi o i pesticidi, mentre il 28% tollera entrambi. Ma una pianta che sopravvive ad una “doccia” di pesticidi e erbicidi produce veleno per gli insetti. Se a questo si aggiunge che con l’utilizzo di piante OGM aumenta anche quello dei pesticidi e di erbicidi ad hoc, il disastro è servito. Inoltre le piante infestanti stanno diventando sempre più resistenti ai veleni, così infestano i campi OGM dalle quali si volevano eradicare. Così gli agricoltori aumentano le dosi di erbicidi e pesticidi o piantano nuovi OGM  che resistono ad altri ltri pesticidi. Un circolo vizioso che ha pesanti ripercussioni sulla biodiversità: «Perché con le erbacce muoiono anche insetti e altri animali che dipendono dalle piante selvatiche come fonte di cibo» dicono a Greenpeace.

Anche le piante OGM che producono pesticidi non sembrano una soluzione: provocano l’adattamento e la resistenza al veleno nei cosiddetti parassiti e attaccano anche organismi utili. «Il meccanismo è lo stesso – sottolineano ancora gli ambientalisti tedeschi – Invece di mettere in discussione il sistema, si mettono a punto altri veleni e si immettono nuove colture GM sul mercato»