Tutela del Mediterraneo: la Convenzione di Barcellona approva la Dichiarazione di Napoli (VIDEO)

Impegni su marine litter, rafforzamento delle aree protette, cambiamenti climatici e emissioni di ossidi di zolfo

[5 Dicembre 2019]

La Conferenza degli Stati riunitasi per la 21esima Conferenza delle parti della Convenzione di Barcellona che si conclude oggi a Napoli ha approvato la Dichiarazione di Napoli, il documento finale che impegna tutti i 21 Stati del bacino del Mediterraneo e l’Unione Europea, a lavorare congiuntamente nei prossimi anni su una serie di obiettivi ambiziosi.

Tenendo in considerazione il contesto globale, la sessione ministeriale ha fornito indicazioni strategiche per la preparazione della prossima strategia Unep/Map a medio termine. Il quadro globale di riferimento comprende la 2030 Agenda for Sustainable Development dell’Onu, la Convention on biological diversity post-2020, l’united Nations Framework Convention on Climate Change e l’attuazione dell’Accordo di Parigi, l’attuazione dell’UN Convention to Combat Desertification Strategic Framework 2018-2030 che punta alla and Degradation Neutrality. Il dibattito si è incentrato su temi quali i rifiuti marini, le aree marine protette e la biodiversità, i cambiamenti climatici e alla blue economy, con particolare attenzione alla gestione integrata delle zone costiere/pianificazione spaziale marittima e turismo sostenibile.

Il ministro dell’ambiente Sergio Costa, presidente della COP21, ha spiegato che la Dichiarazione di Napoli riassume «Obiettivi raccolti in quattro temi salienti per un futuro di pace, prosperità e sviluppo sostenibile sulle sponde del Mare Nostrum, legati alla tutela dell’ambiente marino e delle regioni costiere».
I punti indicati sono: il marine litter, il contrasto fino alla completa eliminazione dei rifiuti; il rafforzamento del sistema di aree protette e la tutela della biodiversità; nuove strategie per contrastare i cambiamenti climatici in atto a livello regionale; proporre soluzioni di blu economy per un futuro sostenibile.

Inoltre, dopo anni di negoziati, la Conferenza di Napoli, ha adottato una road map per proporre la designazione di tutto il Mediterraneo come area a emissioni controllate di ossidi di zolfo.

Alla Cop21 della Convenzione di Barcellona ha partecipato anche Inger Andersen, la direttrice esecutiva dell’United Nations environment programme (Unep) che nel suo intervento ha ricordato che «Mentre ci riuniamo qui oggi, siamo nel bel mezzo di un’emergenza climatica globale in accelerazione che sta avendo profondi impatti sui nostri ecosistemi marini.  I nostri scienziati emettono regolari avvertimenti su questi cambiamenti. Sappiamo dal recente rapporto dell’Ipcc sugli oceani e la criosfera del mondo che ora i livelli del mare stanno aumentando a più del doppio del ritmo che abbiamo visto nel XX secolo e che, se prenderemo provvedimenti urgenti, potremmo vedere un aumento di oltre un metro entro il 2100. Sappiamo anche che, dagli anni ’80, gli oceani del mondo hanno assorbito fino al 30% di tutte le emissioni di biossido di carbonio dell’umanità e, di conseguenza, i loro livelli di acidità sono aumentati, distruggendo la delicata vita marina».

La Andersen ha sottolineato che «Qui nel Mediterraneo – come in tutte le regioni del mondo – vediamo prove concrete della crisi che si sta svolgendo. Nonostante decenni di sforzi, il Mediterraneo rimane uno dei bacini oceanici più inquinati del mondo. Un recente studio ha concluso che circa 62 milioni di singoli pezzi di rifiuti marini stanno probabilmente fluttuando, proprio ora, nelle acque del Mediterraneo. Ovviamene, tutta quella spazzatura non è solo sgradevole: mette anche a rischio reale e immediato la fauna selvatica e le piante, le persone e i loro mezzi di sostentamento della regione».

Dopo aver ricordato che la scienza climatica è ormai arrivata a risultati indiscutibili, e che gli eventi meteorologici estremi e le inondazioni senza precedenti come quelle verificatesi recentemente nell’Africa orientale sono il frutto dell’inerzia climatica della comunità internazionale, come dimostra la Cop25 Unfccc in corso a Madrid, «L’urgenza della cooperazione e dell’azione non è mai stata più critica» e in questo l’Unep/MAP e la Convenzione di Barcellona possono essere un esempio: «Negli ultimi quattro decenni – qui nel Mediterraneo, e successivamente nei mari regionali di tutto il mondo – abbiamo affrontato una vasta gamma di sfide urgenti: dai rifiuti marini e dall’inquinamento da plastica, alla conservazione del patrimonio naturale e culturale, alla salvaguardia dei mezzi di sussistenza di coloro che dipendono dal mare e dalle sue risorse. Queste strutture regionali hanno ottenuto così tanto e si stanno dimostrando fondamentali per i nostri sforzi per raggiungere l’SDG 14: migliorare la vita subacquea, nelle regioni e in tutto il mondo. Per capire la forza di questa Convenzione, dobbiamo solo guardare alla sua situazione di finanziamento straordinariamente solida: ad oggi, quasi il 93% dei contributi valutati di quest’anno delle Parti contraenti al Fondo fiduciario del Mediterraneo sono già stati ricevuti. Questo impegno finanziario dimostra che le Parti contraenti credono in questo strumento, ciò che ha raggiunto e quali risultati devono ancora arrivare».

La direttrice esecutiva dell’Unep ha poi tracciato un bilanci della Convenzione di Barcellona: «La COP21 arriva alla fine di un biennio di impatto amplificato e riconoscimento del sistema UNEP / MAP e della Convenzione di Barcellona, ​​nonché di una maggiore interazione con altri organi e uffici delle Nazioni Unite. Abbiamo visto una forte interazione con partner e finanziatori, tra cui GEF, la Commissione europea e il governo italiano. Solo un potente esempio dei progetti resi possibili da queste collaborazioni è GEF Mediterranean Sea Program, che sta lavorando per migliorare la sicurezza ambientale nella regione. Questa COP arriva anche alla fine di un anno storico per la conservazione marina. Nel 2019, abbiamo già assistito al lancio dello Special Report on the Ocean and the Cryosphere, lo storico Climate Action Summit del segretario generale dell’Onu, nonché la prima “Blue COP” dell’Unfccc iniziata proprio questa settimana a Madrid. Il nostro lavoro è mandare avanti questo slancio e quindi spargere la voce a livello globale – nelle altre COP, nonché all’UN Ocean Conference a del prossimo anno – sull’immensa importanza e l’enorme potenziale di lavorare collaborativamente nelle regioni . Perché i progressi fatti nelle regioni possono servire da potente motore per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile per il mondo nel suo insieme».

La Andersen ha concluso: «Allo stesso tempo, chiedo a voi – le parti che hanno creduto in questa iniziativa per quasi mezzo secolo – di aumentare il vostro sostegno. Potete farlo impegnando nuove risorse, rafforzando i piani nazionali, garantendo la ratifica universale dei protocolli pendenti e attuando gli impegni che avete assunto nel contesto dei quadri globali e regionali. E infine, le nostre azioni sono buone quando sostenute dalla scienza e, forse ora più che mai nella storia, dobbiamo investire nella scienza e nei dati che ci aiuteranno a valutare i nostri progressi e ad aggiornare il processo della Convenzione di Barcellona. Il prossimo biennio della Medium-Term Strategy ci dà la possibilità di accrescere le nostre ambizioni, di stabilire nuovi obiettivi audaci e di dimostrare il nostro pieno sostegno al Mediterranean Action Plan e a ciò che è in grado di ottenere. Per dimostrare l’importanza dei nostri mari in quanto vitali per milioni di persone. Per dimostrare l’importanza dell’azione regionale per le risorse condivise del nostro pianeta. E per dimostrare che in questo momento di emergenza climatica, insieme possiamo superare le nostre sfide comuni, proteggendo le persone e il pianeta e garantendo la prosperità delle generazioni future».

Videogallery

  • Save the Mediterranean - Youth Call to Action

    https://youtu.be/UypAIZqj5G8ù

  • COP21 Trailer