A ottobre prende il via il primo piano coordinato di monitoraggio nazionale del lupo

Dalle Alpi alla Calabria, fino a marzo 2021 verranno perlustrate circa 1.000 celle di 10 km2

[14 Agosto 2020]

Utilizzando disegni di campionamento e protocolli standardizzati avanzati, messi a punto dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), per la prima volta da quando il lupo è stato protetto in Italia, le istituzioni nazionali uniscono le forze per fotografare contemporaneamente distribuzione e consistenza dalle Alpi alla Calabria

Infatti, il ministero dell’ambiente ha dato mandato all’Ispra di «produrre una stima aggiornata della distribuzione e consistenza del lupo a livello nazionale» e per rispondere a questa sfida ambiziosa, Ispra ha creato un gruppo di lavoro altamente specializzato, che coinvolge zoologi e genetisti, e ha attivato una collaborazione con Federparchi Europarc Italia e con il progetto LIFE WolfAlps-EU.

Gli esperti di Ispra , con il supporto di un pool di ricercatori universitari, hanno combinato in modo estremamente innovativo un disegno di campionamento probabilistico con le più avanzate tecniche di indagine sperimentate sulla specie, per ottenere una stima della popolazione del lupo e della sua distribuzione. Ispra spiega che «Tra ottobre 2020 e marzo 2021 verranno raccolti dati di campo basandosi su protocolli operativi omogenei, perlustrando percorsi prestabiliti in circa 1.000 celle di dieci chilometri quadrati distribuite sull’intero territorio nazionale; i risultati del monitoraggio nazionale saranno resi pubblici e illustrati in modo dettagliato, al fine di fornire una base di conoscenza scientifica credibile e autorevole».

Nello stesso periodo il progetto LIFE WolfAlps-EU coordinerà e realizzerà un analogo campionamento nelle regioni alpine, dalla Liguria al Friuli-Venezia Giulia.

L’Ispra assicurerà un percorso di formazione, anche con moduli online, per il personale tecnico coinvolto e verrà prodotta un’App, scaricabile dai circa 4000 operatori del monitoraggio, che utilizza protocolli standardizzati impiegati anche in altri Paesi europei. L’Istituto evidenzia che «Si stanno attivando collaborazioni anche con le diverse realtà associazionistiche che sono presenti a livello nazionale e locale, e che possono dare un contributo conoscitivo importante con la loro estesa rete di volontari».

Piero Genovesi, responsabile del servizio coordinamento fauna selvatica dell’Ispra, conclude: «Il lupo è una delle specie più conosciute in Italia, ma anche una delle più elusive e difficili da studiare. Tutti i progetti finora attivati su questo carnivoro hanno avuto carattere locale e circoscritto nel tempo, limitando la possibilità di produrre una stima accurata a livello nazionale; per poter produrre una stima aggiornata e accurata abbiamo coinvolto tutti gli enti territoriali, partendo da Regioni e Parchi Nazionali, ed abbiamo attivato una collaborazione con i Carabinieri Forestali».