Abbattere le dighe sullo Snake River per salvare le orche (VIDEO)

Non ci sono più salmoni, le orche intossicate dal loro grasso e avvelenano i cuccioli col latte

[3 Novembre 2016]

Il Center for whale research dello Stato Usa di Washington monitorano una piccola popolazione di orche in via di estinzione a Puget Sound, conosciuta come Southern resident killer whales (Srkw) e ha annunciato che l’estate passata tre di questi splendidi cetacei, due femmine e un cucciolo di 10 mesi,  sono morti o dispersi.

Dalla popolazione di orche stanziali di Puget Sound  ormai sopravvivono solo 80 esemplari e secondo Ken Balcomb, uno scienziato del Center for whale research, «Le orche sono in difficoltà perché non hanno cibo a sufficienza. Quando questo accade, bruciano il loro grasso, dove si concentrano sostanze chimiche tossiche come i PCB. Questo è quello per cui le balene sono state  progettate, per superare i periodi di magra. Ma il problema è che ora il grasso è diventato tossico per loro e per i loro cuccioli e anche il latte che danno ai cuccioli».

La notissima popolazione di Orche Srkw  ha subito un precipitoso declino: nel 1995 era di circa 100 esemplari, nel 2003 era scesa a 80  ed è stata dichiarata in via di estinzione ai sensi dell’US Endangered Species Act del 2005 e quest’anno la Noaa l’ha dichiarata “species in the spotlight”  perché da allora le orche Srkw non hanno più recuperato.

Secondo i ricercatori del Center for whale si dovrebbero  abbattere subito  le 4 dighe che sbarrano il corso inferire dello Snake River, ripristinando così le vie migratorie dei salmoni e salvando le orche che se ne cibano.

Infatti, il principale fattore del declino della popolazione di orche è la mancanza di cibo. Questi cetacei di solito predano il salmone Chinook passando al largo delle isole di San Juan ed hanno una forte preferenza per i Chinook, quando sono più grossi e più grassi, ma a volte mangiano  altre specie di salmone e altri pesci.

I casi di cuccioli e di madri orche Srkw trovati morti o nati morti sono aumentati negli ultimi anni, anche se sono state osservate orche sane che offrono salmone alle madri malate e ai loro cuccioli. Le orche e gli scienziati hanno trovato degli alleati nei pescatori che come loro sono danneggiati dalla rarefazione dei salmoni che non riescono più a depositare le uova nei fiumi sbarrati dalle dighe. Intanto il tasso di aborti spontanei tra le orche  è ben oltre il 50% delle gravidanze e i ricercatori dicono che «Questi sono fatti che non possono essere ignorate se si vuole “salvare le balene”».

Resta il fatto che al 28 Ottobre la popolazione di orche Srkw era stimata in 80 esemplari e che  con  la scomparsa della madre, J28, e del cucciolo, J54, e la morte a metà estate di una femmina di 42 anni, J14, la popolazione ha subito addirittura un calo, non essendovi state nuove nascite. Dopo 20 anni di studio e molto denaro speso per salvare queste orche, la situazione è sconfortante, Tuttavia, più che il numero degli individui e  la dimensione della popolazione totale è importante il numero di femmine Srkw in  età fertile e quello dei cuccioli vivi che nascono ogni anno e che sopravvivono.  I ricercatori hanno scoperto che una femmina in salute partorisce ogni 3 – 5 anni un cucciolo, con circa una trentina di femmine in età riproduttiva per la popolazione di Srkw si dovrebbe essere in presenza di un “baby boom”, con almeno 5 – 10 cuccioli all’anno, ma questo non accade e, quando va bene, negli ultimi 20 anni sono nati massimo 3 cuccioli all’anno. E la sopravvivenza dei cuccioli è bassa: il  43% dei neonati muore entro 6 mesi, anche se in alcuni anni ne sopravvivono di più, «presumibilmente grazie alle condizioni nutrizionali della madre e alla minore spesa energetica per allatate il cucciolo  per quasi un anno», spiegano i ricercatori.

La sopravvivenza delle giovani orche tra gli 0,5 e i 15,5 anni di età sarebbe del 76%, quindi un cucciolo dopo la nascita e il primo svezzamento ha tre possibilità su quattro di sopravvivere prima di entrare a far parte della popolazione riproduttiva. Si tratta di un tasso riproduttivo lento che consente ad una popolazione di predatori intelligenti di mantenere in equilibrio il loro approvvigionamento di prede senza intaccare le risorse.

Poi sono arrivate le dighe e gli inqujinanti a sconvolgere tutto, come evidenziano al Center for whale research:«1) Abbiamo introdotto contaminanti  inesistenti nell’ecosistema naturale che hanno avuto effetti negativi sulla salute di tutta la vita animale, compresa la nostra. E, sappiamo che i cetacei bio-accumulano questi contaminanti a livelli pericolosi nel loro grasso. 2) Abbiamo drasticamente alterato la disponibilità del rifornimento alimentare – con il salmone Chinook preponderante – sia per l’bbondanza/biomassa che per la distribuzione stagionale. Questi due grimaldelli lavorano in tandem  con un effetto profondo sulla popolazione Srkw. Quando non c’è abbastanza cibo per sostenere la gestazione o lattazione le orche metabolizzano il loro approvvigionamento dal grasso per i fabbisogni energetici. Il loro grasso ora è effettivamente tossico per loro e quando viene metabolizzato e fatto circolare nel flusso sanguigno provoca disfunzione riproduttiva, immuno-soppressione, e compromissione del sistema nervoso. Se una femmina incinta ottiene è malnutrita questo grasso velenoso può influenzare lo sviluppo e la sopravvivenza del feto, così come la sua salute. Se il cucciolo nasce vivo, i contaminanti vanno direttamente dal latte materno al cucciolo allattato, creando un’altra serie di problemi dello sviluppo».

Se non verranno abbattute le dighe le orche Srkw finiranno per morire di fame, per avvelenarsi con il loro grasso e per avvelenare con il latte gli ultimi cuccioli che riescono a nascere. Un vero disastro per una complessità fatta di fiumi, salmoni, orche e pescatori, per un equilibrio millenario  che l’uomo ha interrotto e che non riesce a ripristinare.

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