Accordo pescatori – ambientalisti: Santuario Antartico di 4.500 Km2

Chiusura alla pesca dell’area marina intorno a Hope Bay nella penisola antartica settentrionale

[17 Dicembre 2020]

Le acque al largo della penisola antartica ospitano una vita marina varia e abbondante che comprende orche, megattere, foche, otarie e circa 1,5 milioni di coppie riproduttive di pinguini. Ma la regione ospita anche specie molto meno conosciute che sono alla base della catena alimentare, tra le quali il krill antartico, un minuscolo crostaceo simile a un gambero. Una biodiversità che sta affrontando molte minacce, ma il krill ha ottenuto una tregua grazie a un accordo tra l’Association of Responsible Krill Harvesting Companies (ARK) e una coalizione di ONG formata da Greenpeace, Pew, Wwf eOceanites per la cessazione della pesca del krill in una zona cuscinetto di 40 chilometri intorno a Hope Bay, Sheppard Point e alle colonie di pinguini di Sheppard Nunatak al largo della punta più settentrionale della penisola antartica. Un’area che si estende su circa 4.500 chilometri quadrati, il doppio della megalopoli di Tokyo, e si trova all’interno di una regione della Penisola Antartica che è stata proposta come area marina protetta (Amp), proposta che  la Commission for the conservation of antarctic marine living resources (Ccamlr), ), l’ente che sovrintende alla pesca e ad altre attività nell’Oceano Antartico (del quale fa parte anche l’Italia),  sta esaminando dal 2017.

Il krill è la principale fonte di cibo di molte specie animali, comprese le 1,5 milioni di coppie di paia di pinguini Adelia (Pygoscelis adeliae), pigiscelidi antartici (Pygoscelis antarcticus) e pinguini Papua (Pygoscelis papua) che nidificano nella Penisola Antartica. Ma il krill sta affrontando le minacce dal riscaldamento dell’Oceano Antartico e della sovra-pesca lungo le sue  zone costiere. Andrea Kavanagh, responsabile della campagna per la protezione dell’Oceano Antartico di Pew Charitable Trusts, ricorda che «Un calo significativo delle popolazioni di krill avrebbe un effetto devastante sul resto della rete alimentare della regione. Per questi motivi, i membri della Ccamlr Cile e Argentina hanno lavorato per ottenere che tutta la Commissione approvi la proposta per proteggere molte delle aree critiche della regione e alleviare alcune delle tensioni sulla vita marina causate dal cambiamento del clima e della pesca».

Il monitoraggio a Hope Bay realizzato dall’Argentina ha rivelato un calo della popolazione di pinguini di Adelia del 16% in 27 anni per l’intera colonia e di ~ 38% in 18 anni nel sottogruppo di gruppi di riproduzione monitorato annualmente. Si pensa che la maggior parte del declino sia causata da una bassa sopravvivenza invernale dei giovani pinguini. La nuova zona vietata al prelievo proteggerà questa importante colonia dalla competizione con la pesca per la maggior parte del loro ciclo annuale e consentirà agli scienziati di discernere l’effetto che i cambiamenti climatici e altre variabili hanno sulla sopravvivenza e il reclutamento dei pinguini di Adelia.

La nuova chiusura per tutto l’anno fa seguito a una chiusura stagionale della pesca in  oltre 70.000 Km2 intorno alla penisola antartica, attuata due anni fa dall’ARK, e riconferma la volontà dei leader del settore – Aker BioMarine, CNFC, Dongwon Industries Co., Fujian Zhengguan Fishery Development Co., Jeong-IL Corp., Liaoning Pelagic Fisheries Co., PescaChile e Rimfrost – di lavorare per proteggere in modo permanente questa spettacolare regione con un’Amp della penisola antartica.

Javier Arata, executive officer di ARK, ha detto: «Siamo estremamente orgogliosi che ARK sia stata in grado di compiere un passo così importante. Vogliamo dimostrare che l’industria può essere una forza positiva per la conservazione dell’ecosistema in Antartide».

Le compagnie coinvolte rappresentano l’85% dell’industria della pesca del krill in Antartide e la chiusura volontaria della pesca di ARK include Hope Bay perché rappresenta una nuova speranza per i pinguini di Adelia. »Molte delle più grandi mega-colonie del mondo di questi pinguini vivono in questa parte della penisola antartica – spiegano al PEW – contando sul krill come fonte primaria di cibo e negli ultimi 18 annalcune popolazioni di Adelia hanno registrato un calo del 38%. La penisola antartica è la parte del continente più visitata dai turisti e uno dei luoghi con il più rapido riscaldamento sulla Terra. Man mano che le temperature continuano a salire, il ghiaccio marino, habitat essenziale per pinguini, foche e altre specie antartiche, si sta riducendo. Anche il krill fa affidamento anche sul ghiaccio marino: lo usa per riprodursi e i giovani si nutrono delle dense alghe stagionali che crescono sotto di esso».

La proposta dell’Amp dell’Antarctic Peninsula chiede di vietare la pesca del krill in una zona che si estende su vaste zone costiere di foraggiamento di pinguini e di altri predatori di krill in due delle aree biologicamente più importanti della penisola: gli stretti di Bransfield e Gerlache. La proposta include anche una vasta zona di divieto di pesca permanente nel mare di Bellingshausen lungo la penisola antartica occidentale, nota per essere un’importante area di riproduzione e nursery per il krill. E richiede la protezione completa degli habitat vitali di deposizione delle uova e delle nursery per specie ittiche di valore commerciale ed ecologico come austromerluzzi, peci ghiaccio e pesci d’argento.

Pål Skogrand, direttore  Antarctic affairs della compagnia di pesca Aker BioMarine, sottolinea che «La natura sta cambiando rapidamente in Antartide, più velocemente di quanto la politica e la regolamentazione siano in grado di comprendere e di tenere il passo. Quando l’industria del krill passa verso una chiusura annuale in anticipo sui tempi, questa è un’azione precauzionale necessaria che prendiamo perché possiamo. Per fare le cose per bene in Antartide, dobbiamo spostarci al di fuori delle nostre zone di comfort e sviluppare la proprietà condivisa di concetti di conservazione cruciali tra l’industria, i governi e le ONG».

Per la Kavanagh l’annuncio di questo Santuario “volontario”  «E’ un grande e lodevole passo. Ma per salvaguardare completamente la Penisola Antartica e la sua fauna selvatica autoctona nel lontano futuro, Ccamlr dovrebbe approvare l’Amp più grande il prima possibile».

Anche per Will McCallum ,della campagna Protect the Oceans di Greenpeace, «Questo è un passo importante verso la protezione permanente nella penisola antartica e siamo lieti di vedere l’industria della pesca ascoltare il movimento di individui, scienziati e politici in tutto il mondo che chiedono la protezione dell’oceano.  Creando questo santuario intorno a Hope Bay, l’industria della pesca del krill sta intraprendendo più azioni per proteggere l’Antartico rispetto ai governi responsabili della sua conservazione. E’ un atto d’accusa scioccante per il fallimento della Commissione per l’Oceano Antartico nell’attuazione delle proposte scientifiche avanzate per proteggere quest’area. C’è ancora molta strada da fare per assicurarsi che questo incredibile oceano abbia la protezione di cui ha bisogno e invitiamo i governi a intensificare il loro impegno per  creare santuari oceanici nell’Antartico, liberi da attività umane dannose. Alla grande conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità del prossimo anno, devono i concordare un obiettivo ambizioso per proteggere almeno il 30% degli oceani del mondo entro il 2030».

In dialogo con Greenpeace, Pew e WWF nel 2018, le principali aziende mondiali di krill si sono impegnate a fermare la pesca durante la stagione riproduttiva dei pinguini in alcune delle aree ecologicamente sensibili e consigliate per la protezione. A partire dalla stagione di pesca 2020/21, queste società di krill osserveranno una chiusura permanente che copre 4500 km2 di queste aree, pur continuando a sostenere il processo per creare una vasta area protetta nella regione attraverso la difesa e il contributo alla ricerca scientifica pertinente.

Come spiega Greenpeace International, «Nel luglio 2018, l’industria del krill antartico, attraverso ARK, ha annunciato l’introduzione di zone cuscinetto stagionali volontarie nella penisola antartica per proteggere le colonie di pinguini durante la loro stagione riproduttiva.  La misura è stata introdotta come uno sforzo di conservazione  da parte dell’industria per rafforzare la sostenibilità nella pesca del krill antartico e sostenere il processo Ccamlr di creazione di un’area marina protetta nella penisola antartica.

Da allora la misura è stata un grande successo, con il 100% di conformità su tutta la flotta di navi ARK provenienti da Norvegia, Cile, Corea e Cina, rappresentando la risoluzione temporale-spaziale più avanzata della pesca del krill nella Penisola Antartica».

La misura volontaria è stata esaminata nel 2019 da un gruppo di esperti di scienziati dell’Antartide e da un gruppo di revisione costituito da ARK, Greenpeace, Wwfe The Pew Charitable Trusts.

Chris Johnson, a capo di Wwf Global Whale Conservation ha evidenziato che «La Penisola Antartica è uno dei luoghi più spettacolari e fragili della Terra. Questa regione ospita giganti iconici dell’oceano comebalenottere comuni, megattere, balenottere minori che si nutrono di piccoli krill antartici tra una ricchezza di fauna selvatica come foche, uccelli marini e pinguini. Qui, dal 1979, la durata del ghiaccio marino è diminuita di 85 giorni all’anno e stiamo esaurendo il tempo per implementare una conservazione significativa. Dobbiamo stabilire una forte gestione marina per dare alla natura lo spazio di cui ha bisogno per prosperare. Ora i governi devono intensificare l’azione e rispondere per mantenere i loro impegni per proteggere l’Antartico.

Javier Arata, amministratore delegato di ARK, ha dichiarato: «Siamo estremamente orgogliosi che ARK sia stata in grado di compiere un passo così importante. In precedenza l’area che circonda Hope Bay era aperta per la raccolta del krill e ora viene chiusa volontariamente dall’industria. Nonostante l’attività di pesca minima in quest’area negli ultimi tempi, questa mossa serve ancora come un forte segnale per i regolamentatori e gli scienziati. Vogliamo dimostrare che l’industria può essere una forza positiva per la conservazione dell’ecosistema in Antartide».

Ron Naveen, di Oceanites, concluso: «Sono lieto che ARK abbia prestato molta attenzione alla raccolta dei dati e agli aspetti di monitoraggio del suo piano VRZ (Voluntary Restricted Zones, ndr)  In effetti, ARK ha evidenziato la conclusione del suo gruppo di esperti secondo cui esistono importanti lacune nei dati che rendono impossibile una valutazione delle VRZ senza l’implementazione di un programma stratificato a lungo termine che monitori gli elementi chiave dell’ecosistema (ad esempio la produttività dei pinguini nei siti chiave, interazioni delle balene con la pesca) e che un tale programma potrebbe anche aiutare una valutazione di qualsiasi altra misura di conservazione che possa essere proposta. Oceanites sta procedendo alla creazione di un tale programma e non vede l’ora di lavorare con i membri di ARK e i colleghi del Review Panel per assicurarne il successo».