Al via la nuova spedizione scientifica per esplorare i buchi blu

Le sorprendenti scoperte fatte nell’Amberjack Hole. Ora tocca al Green Banana

[4 Agosto 2020]

I buchi blu sono doline sottomarine, simili a quelle terrestri, buchi, sorgenti e caverne carsiche che punteggiano in particolare la piattaforma continentale del Golfo della Florida, dove variano per dimensioni, forma e profondità. La maggior parte di questi ambienti ancora poco studiati sono hotspot ecologici con un’alta biodiversità e abbondanza di piante e animali.

Da maggio al settembre 2019, un team di scienziati del Mote Marine Laboratory, della Florida Atlantic University/Harbor Branch, del Georgia Institute of Technology e della US Geological Society, con il sostegno del NOAA Office of Ocean Exploration and Research, ha esplorato l’Amberjack Hole, un buco blu che si trova a  circa 30 miglia a ovest di Sarasota, ora è partita un’altra spedizione – che dy urerà fino a maggio 2021 – che esplorerà un buco blu ancora più profondo: Green Banana.

Alla Florida Atlantic University spiegano che «Il lavoro del 2019 è stato finora l’indagine più dettagliata del team sul buco blu, in quanto sono stati dispiegati subacquei e un “lander bentonico”, che contiene più strumenti scientifici che pesano collettivamente più di 270 chilogrammi  – nell’Amberjack Hole, il cui fondo si estende a una profondità di 107 metri. Il team ha documentato la vita attorno al bordo del buco e il carbonio, i nutrienti e la vita microscopica in tutto il buco  e nei suoi sedimenti inferiori».

Un buco blu può essere un’oasi in un fondo marino altrimenti sterile. I buchi blu ospitano diverse comunità biologiche traboccanti di vita marina, tra cui coralli, spugne, molluschi, tartarughe marine, squali e altro ancora. I ricercatori sottolineano che «La chimica dell’acqua marina nei buchi è unica e sembra interagire con le falde acquifere e probabilmente con le lenti di acqua più superficiali. Questo collegamento contribuisce a una migliore conoscenza del ciclo del carbonio tra superficie e acque sotterranee».

Ma dei buchi blu si sa ancora poco a causa della loro inacessibilità e per il fatto che non se ne conosce ancora l’abbondanza e la distribuzione. L’apertura di un buco blu può essere a centinaia di metri sott’acqua e, per molti buchi, l’apertura è troppo piccola perché possa passarci un sommergibile automatizzato. Infatti, i primi rapporti sui buchi blu non provenivano da scienziati o ricercatori, da pescatori e subacquei sportivi, due categorie che ora stanno lavorando insieme agli scienziati per condurre sondaggi scientifici ed esplorare questi misteriosi buchi nel mare.

Dalle nuova missione gli scienziati statunitensi sperano di capire: «Se queste doline sommerse sono collegate alle acque sotterranee della Florida o se vi sia un’intrusione di acque sotterranee nel Golfo del Messico, Se un particolare buco blu sta secernendo sostanze nutritive e influenzando così la produzione primaria di un’area, Se i microambienti ospitano specie uniche o nuove di microbi, se il sito di Amberjack debba diventare un’area protetta.

L’Amberjack Hole si apre a 34 metri di profondità e il resto della buco sprofonda per altri 72 metri. Nel maggio 2019, gli scienziati subacquei sono arrivati fino al fondo all’Amberjack Hole e ci hanno piazzato il lander bentonico, creato per questo progetto, per misurare sostanze nutritive e i composti a base di carbonio proprio dove l’acqua del fondo incontra il sedimento per lunghi periodi di tempo. A settembre, il team è tornato e ha raccolto 17 campioni di acqua dall’esterno del buco fino in fondo e ha raccolto 4 nuclei di sedimenti sul fondo. Sorprendentemente, i ricercatori hanno anche scoperto due pesci sega (Pristis pectinata) , una specie in via di estinzione, morti ma ancora integri, sul fondo del buco blu e uno degli animali è stato successivamente recuperato per analizzarlo.

I campioni d’acqua raccolti dai sub e dal lander hanno prelevato microbi il cui DNA è stato estratto, elaborato per isolare specifici geni marcatori e analizzato. Gli scienziati hanno scoperto che «I microbi nel buco sono stratificati, con diverse varietà genetiche a diverse abbondanze relative tra gli strati superiore, medio e inferiore dell’acqua». Il prossimo passo è quello del sequenziamento dei genomi completi dei microbi per ottenere una migliore comprensione degli organismi.

L’analisi dei campioni raccolti ha anche dimostrato che «L’acqua e i sedimenti nell’Amberjack Hole hanno enormi quantità di carbonio inorganico disciolto, che può supportare alcuni tipi di vita, compresi i microbi. Questi microbi possono svolgere un ruolo importante nel ciclo globale del carbonio restituendo carbonio nell’ambiente in una forma accessibile ad altri organismi».

Il team è stato anche in grado di documentare il flusso di nutrienti dal sedimento del fondo nell’acqua, suggerendo che «I nutrienti che provengono dal buco blu, alimentano la produzione primaria sopra il buco e, a sua volta, un’intera cascata di organismi più grandi. E, a loro volta, alcuni nutrienti/carbonio i alla fine tornano ai sedimenti come detriti, alimentando flussi aggiuntivi e riavviando il ciclo con un  feedback positivo. Questo potrebbe spiegare perché i buchi blu supportano una tale diversità di vita».

Inoltre, l’acqua campionata all’interno del buco blu contiene isotopi naturali di radio e radon, due marcatori delle acque sotterranee, il che fa pensare che i buchi blu non siano isolati dalle acque sotterranee, cosa che potrebbero fornire ulteriori approfondimenti su un potenziale collegamento delle acque sotterranee tra la falda acquifera Floridan e il Golfo del Messico.

L’esplorazione di Green Banana sta utilizzando le stesse tecniche sviluppate per l’Amberjack Hole. Il buco blu di Green Banana si apre a 47 metri sotto la superficie del mare e il fondo è a circa 130 metri. Questo buco blu ha una forma a clessidra e rappresenta una nuova sfida per il dispiegamento del lander e il campionamento dell’acqua.