Ambiente: governo nuovo, problemi vecchi

Parchi, regionalismo e autonomie, ai nuovi ministri non mancano cose da fare presto e bene

[6 Settembre 2019]

Già con il vecchio governo Conte,  Salvini ne denunciò l’operato per i suoi troppi NO che avrebbero impedito opere etc. Non fu difficile dimostrare che molti di quei no riguardavano interventi di cui aveva bisogno l’ambiente a partire dall’abusivismo contro cui il governo non aveva fatto niente e che continuava a sfregiare l’ambiente e il territorio. Non parliamo poi di ambiti come quello del parchi e delle aree protette dove nonostante buone leggi il governo non provvedeva neppure a nominare presidenti, direttori e via rovinando. Aveva cominciato a pensarci il ministro Costa ma il governo aveva altro a cui pensare. Che Costa sia stato confermato ministro all’ambiente è perciò una ottima decisione per un governo che ha posto l’ambiente tra le sue scelte più importanti e qualificanti. Se ci fosse bisogno di una conferma basta guardare ai dati forniti in questi giorni sulla situazione dei territori terremotati. Pochi progetti malgrado i finanziamenti disponibili, in più casi non si è messo neppure mano a progetti così anche i finanziamenti non possono essere utilizzati.

Insomma il nuovo governo dovrà finalmente ripartire sulle politiche ambientali se vogliamo che il pianeta abbia un futuro.

Ma qui forse vale la pena aggiungere qualche considerazione sulle novità di un contesto di cui non solo il governo deve oggi tener conto.

La maggiore e più impegnativa novità è che le politiche ambientali devono riuscire a connettere aspetti che spesso anche la legge separa come avverrebbe con quel regionalismo di cui si parla e si discute.

Abbiamo fatto cenno ai parchi di cui pochissimi oggi hanno un piano pur previsto dalla legge. Un problema -certamente non il solo – è come rapportare i territori protetti con gli altri contigui dove spesso si svolgono attività produttive e sociali con le quali ci si deve confrontare e collaborare.

Gli assetti istituzionali sono anch’essi decisivi. Il rapporto Stato – Regioni non ha mai trovato la quadra per i continui ritorni centralistici; vedi anche Referendum. Ma anche il rapporto tra gli enti locali non se la passa bene. Delle province restano le ombre dopo la legge Delrio. I comuni – anche quelli che si unificarono anche per ragioni di cassa –  credo restino in attesa delle promesse non mantenute. Al nuovo governo e ai nuovi ministri non mancano insomma di cose da fare presto e bene.

di Renzo Moschini, Gruppo di San Rossore