Riceviamo e pubblichiamo

Anche Legambiente interviene sulla Parchi Val di Cornia

«La strategia è che la Parchi torni ad attrarre finanziamenti per investimenti nel settore dei beni culturali ed ambientali, servono progetti pensati in sinergia con i Comuni soci»

[25 Gennaio 2021]

Nel dibattito sulla Parchi Val di Cornia, Legambiente vuole ripartire dal condivisibile intervento del prof. Franco Cambi dell’Università di Siena.

La soluzione deve ritrovarsi nel voltare pagina recuperando tutto il molto di buono che era presente nella originaria “strategia”, suggerendo indirizzi precisi, volti a rilanciare la Società in un tempo radicalmente trasformato rispetto a quello della sua costituzione negli anni ’90. La nuova strategia, deve ripartire da alcuni punti fermi, come il suo patrimonio di conoscenze scientifiche, di competenze gestionali, di capacità di valorizzazione e di comunicazione e di capacità progettuale, tutti elementi riconosciuti dal mondo accademico che si occupa di gestione dei beni culturali sia a livello nazionale che europeo, dal Ministero per i Beni Culturali e dalla Regione Toscana.

Tutto quanto sopra senza dimenticare i tre veri elementi strategici che contraddistinguono questa società ovvero:

  1. la gestione unitaria dei beni culturali ed ambientali che di fatto determina una economia di scala per i Comuni che si trovano quindi a risparmiare risorse per gestire patrimoni che comunque, anche in proprio, dovrebbero gestire
  2. La peculiarità, pressoché unica in Italia, che consente alla Parchi Val di Cornia SpA di gestire per conto dello Stato un bene culturale di valenza nazionale (il Parco Archeologico di Baratti e Populonia).
  3. La capacità di raggiungere alti livelli di autofinanziamento nel proprio fabbisogno finanziario necessario alla gestione dei Parchi e Musei, che la pone come eccellenza nel panorama di tutti gli enti che svolgono medesima tipologia di attività

Questi elementi, che secondo noi sono i veri punti di forza della società, sembrano essere accantonati in ogni discussione, ed anzi, spesso, vengono alimentate leggende metropolitane che all’opposto tendono a sminuirne le capacità e l’utilità strategica per tutto questo territorio.

Gli amministratori dei comuni soci della Parchi oggi si trovano di fronte ad una responsabilità politica non indifferente. Devono dimostrare ai cittadini di essere capaci di non affossare questa esperienza e del suo patrimonio di conoscenze, perché questa continua ad essere una delle più grandi opportunità a disposizione dello sviluppo del territorio. Spieghino e si confrontino pubblicamente su quella che deve essere la strategia per riposizionare la società in un ruolo centrale e strategico nel panorama socio-economico della Val di Cornia, specie in un momento storico particolarmente cruciale dove il mix del declino industriale e pandemia, senza elementi di nuove prospettive, rischia di generare danni permanenti al tessuto socio economico.

Per noi la strategia è che la Parchi torni ad attrarre finanziamenti per investimenti nel settore dei beni culturali ed ambientali, per questo servono progetti pensati dalla Parchi in sinergia con i Comuni soci. Riallacciare i rapporti con il mondo della ricerca e università rimangono elementi fondamentali per essere sempre innovativi. Ma la missione deve continuare ad essere la tutela del Patrimonio storico culturale ed ambientale della Val di Cornia da cui discende a cascata tutta la filiera virtuosa che aiuta e qualifica l’offerta turistica del territorio.

A questo proposito riteniamo un grave errore togliere funzioni e gestioni di beni pubblici alla Parchi come si sta ipotizzando di fare; le recenti voci sul futuro del Castello aprono scenari davvero preoccupanti, oltreché incomprensibili, e se dovessero avere un fondamento, ci porteranno ad opporci fermamente.

Per la stessa ragione siamo intervenuti quando il comune di San Vincenzo ha deciso di riprendersi il parco di Rimigliano

Sappiamo benissimo che gestire dei beni come musei, parchi e altre strutture culturali è un costo e che nessun museo o parco si sostiene da solo. Allora bisogna che la Parchi Val di Cornia torni a poter contare su un sistema di autofinanziamento virtuoso cosi come era stato concepito in origine (gestione parcheggi per fare un esempio) ma anche ad ampliare le proprie opportunità guardando a nuove attività redditizie. L’alternativa, ovviamente, è quella che a finanziarla siano i soci; non ci sono soluzioni alternative. Come associazione ci batteremo contro qualunque idea che per finanziare la società si debba svendere o valorizzare attraverso il cemento, il nostro capitale naturale o culturale.   Siamo però aperti a ragionare su nuovi strumenti utili a garantire nel tempo i fabbisogni finanziari. L’importante è avviare una discussione seria svuotata dalle zavorre di un dibattito politico sempre più asfittico. Riteniamo infine che la Parchi deve tornare ad essere un collettore di finanziamenti che investiti sul territorio facciano da moltiplicatore per l’economia. Ricordiamo che ogni euro investito dai comuni ogni anno nella cultura e nella natura attraverso la società Parchi, ne ha generato almeno altri 10 di ricchezza per i cittadini della Val di Cornia nelle sue molteplici forme.

Attendiamo quindi che i sindaci soci, scevri dalle contrapposizioni politiche, nella sede opportuna che è l’Assemblea dei Soci, discutano, elaborino ed infine indirizzino il CdA, che ad oggi non si sta dimostrando all’altezza dei compiti ad esso attribuiti, su quali binari deve muoversi la società nei prossimi anni.

di Legambiente Val di Cornia