Biodiversità: effetto farfalla sull’albero della vita

La scomparsa delle specie in via di estinzione porterà a una riorganizzazione globale del ruolo delle altre specie

[30 Marzo 2021]

«Le piante e gli animali presentano un’ampia gamma di caratteristiche funzionali e morfologiche, comprese ampie variazioni di dimensioni, peso, capacità riproduttiva, locomozione o risorse alimentari. Nell’attuale contesto di declino globale della biodiversità, è essenziale determinare in che misura l’estinzione delle specie in via di estinzione modificherà le caratteristiche funzionali di piante e animali».

E’ da questo presupposto che ha preso il via lo studio “Erosion of global functional diversity across the tree of life” pubblicato su Science Advances da un team internazionale di ricercatori e che dimostra che «L’estinzione di specie considerate “in pericolo” dall’International Union for Conservation of Nature (Iucn) altererebbe in modo significativo la gamma di funzioni svolte su scala globale da piante, mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci d’acqua dolce. Queste modificazioni, dovute principalmente all’estinzione di specie di grandi dimensioni, longeve e a bassa fertilità, potrebbero alterare il ruolo che questi organismi svolgono nel funzionamento degli ecosistemi».

In virtù delle sue caratteristiche morfologiche e funzionali, ogni specie vegetale o animale occupa un preciso spettro di funzioni, condivise o meno tra specie diverse. «Pertanto – spiegano gli scienziati – la gamma di funzioni svolte da un gruppo tassonomico come piante, mammiferi o pesci d’acqua dolce può rivelarsi ridondante tra molte specie o supportata solo da poche specie. Se queste funzioni sono molto ridondanti, è improbabile che l’estinzione di una parte della specie influenzi fortemente le funzioni dell’intero gruppo. Al contrario, se alcune funzioni sono svolte da poche specie, la loro scomparsa comporterà una riduzione del ventaglio di funzioni svolte dall’intero gruppo».

Entro un secolo saranno minacciate di estinzione più di 30.000 specie e al Laboratoire Évolution et Diversité Biologique (EDB–CNRS/Université Toulouse III Paul Sabatier/IRD), che ha co-guidato il team di ricerca insieme all’università estone di Tartu, sottolineano che questo studio su oltre 75.000 specie di piante, mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci d’acqua dolce  «Ha dimostrato che per tutti questi gruppi, più della metà delle specie occupa meno del 20% delle funzioni svolte dal gruppo, il che implica che 80 % delle restanti funzioni sono svolte da poche speciei, funzionalmente poco ridondanti».

Mettendo questi risultati insieme agli elenchi delle specie in via di estinzione dell’Iucn, i ricercatori hanno dimostrato che «Le specie in pericolo sono in gran parte uniche dal punto di vista funzionale . La loro estinzione provocherebbe quindi una riorganizzazione complessiva della gamma di funzioni svolte da tutti questi gruppi».

Per esempio, le grandi scimmie svolgono un ruolo nella diffusione dei semi e sappiamo che le foreste tropicali vengono seminate grazie ai loro escrementi. Anche gli elefanti svolgono un importangte ruolo come diffusori di semi. Gli ippopotami trasferiscono materia: pascolano nella savana e poi diffondono escrementi in acqua, preservando così l’ambiente acquatico africano.

Per quanto riguarda gli uccelli, i grandi rapaci e gli spazzini, come il condor andino, svolgono un ruolo nel ripulire gli ecosistemi consumando le carcasse degli animali morti. Uno degli autori dello studio, Sébastien Brosse  dell’ EDB–CNRS/Université Toulouse III Paul Sabatier, spiega come funziona: «Se guardiamo le specie di pesci, ci sono detritivori o predatori, che controlleranno in qualche modo la catena alimentare, il fatto di perdere queste specie può interrompere il funzionamento degli ecosistemi. E le acque limpide potrebbero diventare torbide, il che sarebbe fonte di preoccupazione anche per gli esseri umani. Per non parlare di un altro impatto diretto. Spesso mangiamo specie di grandi dimensioni, come il pesce. Se scompaiono, possono portare a problemi di malnutrizione».

Al CNRS evidenziano che «Nel prossimo secolo, se le estinzioni si rivelassero in linea con le previsioni dell’Iucn, il declino funzionale sarebbe compreso tra lo 0,3% (per i rettili) e il 5,1% (per i pesci d’acqua dolce). Sebbene questo resti limitato, sarebbe accompagnato da un aumento significativo (dal 17 al 23% a seconda del gruppo) nella gamma di funzioni supportate da una singola specie».

E’ quello che si chiama effetto farfalla e che, partendo dalla scomparsa di una singola specie, può ripercuotersi sull’intero albero della vita.

I risultati dello studio suggeriscono quindi «Un marcato aumento del declino funzionale se le estinzioni si rivelano più veloci del previsto, il che sembra probabile data l’attuale accelerazione dei cambiamenti globali in tutto il mondo». Il team di scienziati conclude: «Questa ricerca aiuta a quantificare le perdite di diversità funzionale previste su scala globale sotto l’effetto dell’estinzione delle specie, ed è quindi al centro delle sfide globali per preservare la biodiversità e mantenere i servizi che fornisce alle società umane».