Biodiversità globale: se si estinguono i grandi animali, alti rischi per le specie vegetali

A rischio anche le specie con i semi più piccoli: diminuirebbe la dispersione

[24 Luglio 2015]

L’ipotesi fino ad ora prevalente era che, in genere,  per la loro dispersione, solo i semi di grandi dimensioni richiedono di essere ingeriti da grandi animali. Ma gli studi riguardanti questo aspetto sono stati effettuati solo per gruppi di singoli animali  (ad esempio gli uccelli) e in alcune comunità. L’obiettivo dello studio  “A mammoth mouthful? A test of the idea that larger animals ingest larger seeds”, pubblicato da Si-Chong Chen  e Angela  Moles  su Global Ecology and Biogeography, era quello di «Fornire il primo studio su larga scala del rapporto tra massa corporea degli animali e le dimensioni dei semi ingeriti».

Le due ricercatrici dell’ Evolution and Ecology Research Centre della School of Biological, Earth and Environmental Sciences dell’Università del New South Wales (UNSW),  hanno messo insieme un dataset  di 13.135 singoli animali a seconda delle loro interazioni con i semi,  le masse corporee degli animali e le dimensioni di semi, per tutti i gruppi di vertebrati. I risultati sono sorprendenti: «Contrariamente alle aspettative – scrivono  Si-Chong Chen  e Angela  Moles – la dimensione dei semi ingeriti era negativamente correlata alla massa corporea degli animali. Questa relazione negativa è stata in gran parte determinata dall’ingestione di semi piccoli e secchi da parte de grandi ungulati e le analisi, escludendo sia gli ungulati o i semi con i tipi di frutta non carnose, hanno  mostrato una correlazione positiva tra la massa corporea degli animali e le dimensioni del seme ingerito».

I grandi animali mangiano sia i semi più grossi che quelli più piccoli e ingeriscono i grandi semi dei frutti con la polpa ma i semi più piccoli da frutti non carnosi. Le due ricercatrici dicono che « Una significativa relazione positiva è stata trovata tra le dimensioni degli animali e il numero delle specie di sementi ingerite» e concludono: «I nostri dati mostrano che una delle ipotesi che ha sostenuto lo studio delle interazioni animale-seme non vale per tutta la gamma di tipi di taxa animali e di frutti. Questi risultati gettano una nuova luce sulle teorie su quali tipi di specie di piante potrebbero essere a rischio se i grandi animali si estinguono e mettono in dubbio la generalità di alcune teorie (ad esempio, la teoria della dieta ottimale, l’ipotesi fruit-size) riguardo al rapporto tra frugivori e semi».

La scoperta delle scienziate della UNSW in Australia ha forti implicazioni per la salvaguardia delle specie e della biodiversità globale, perché dimostra che, se alcuni grandi animali si estinguono e non si disperdono i semi, sono a rischio estinzione anche  molte più specie di piante di quanto si pensasse.

La Chen sottolinea che «E’ il primo studio su larga scala mai intrapreso sul  rapporto tra la massa corporea degli animali e le dimensioni del seme ingerito.  abbiamo coperto tutti i gruppi di vertebrati: pesci, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi e abbiamo incluso gli animali provenienti da diverse aree:  dalla tundra artica alle foreste pluviali tropicali».

I più piccoli semi analizzati nello studio erano quelli dello semi dello Snowberry di montagna (Gaultheria hispida), che vengono mangiati dagli animali più piccoli dello studio: gli scinchi sulle Isole Chatham, vicino alla Nuova Zelanda. I semi più grandi, lunghi  9 centimetri, erano quelli della Balanites wilsonia, un albero della foresta tropicale africana e vengono mangiati dagli animali più grandi per lo studio: gli elefanti africani.

La Chen spiega ancora: «Da molto tempo si prevede che le dimensioni corporee degli animali aumentino  così come fa la dimensione dei semi che ingeriscono. I grandi mangiano alcuni grandi semi dei frutti carnosi. Ma la previsione è sbagliata perché trascura il fatto che grandi animali come bufali, mucche, cervi e zebre, aspirano, anche accidentalmente, mentre si nutrono della bassa vegetazione erbacea».

La scoperta cambia radicalmente le previsioni del possibile impatto della rarefazione degli animali più grandi a causa della caccia, della perdita di habitat o del cambiamento climatico. La Chen conclude: «Se i grandi animali si estinguono in un ecosistema,  non saranno solo le specie più grandi di sementi a perdere i loro potenziali dispersori, saranno a rischio anche alcune delle specie di semi più piccoli. In Australia i casuari mangiano più di 100 diverse specie di sementi e il più grande seme che fa parte del loro menu è quello degli alberi di Beilschmiedia della foresta pluviale, lungo 6 centimetri e la Chen evidenzia che «Anche altri uccelli australiani come emù, cigni neri, pellicani, fagiani australiani, si nutrono anche di una varietà di semi. La rana arborea sudamericana Xenohyla truncate è l’unico anfibio che mangia frutta noto nel mondo e si nutre di cinque tipi di semi. Anche alcuni pesci consumano semi:  per lo più grandi pesci che si trovano nel Rio delle Amazzoni che mangiano i semi che cadono in acqua dalle piante lungo il fiume. Anche altri animali, come l’oritteropo, gli armadilli, il bradipo e il Kakapo della Nuova Zelanda in via di estinzione mangiano un’ampia varietà di semi».