Bolsonaro: pronti a uccidere gli ambientalisti delle Ong in Amazzonia

Greenpeace: «Bolsonaro può provarci, ma non riuscirà a uccidere la speranza dei brasiliani che combattono in difesa della vita e della foresta»

[7 Settembre 2020]

Il  3 settembre, il presidente neofascista del Brasile, Jair Bolsonaro, durante un discorso in diretta streaming,  ha detto: «Sai che le ONG, in larga misura, non possono battermi. Siamo pronti a uccidere quelli lassù [in Amazzonia]. Non sono riuscito a uccidere questo cancro chiamato ONG che si trovano in Amazzonia».

Greenpeace Brasil ha scelto di rispondere alle evidenti minacce del presidente brasiliano ricordandogli che «Vivere nella società richiede la convivenza con il diverso. Ma, ancora una volta, Bolsonaro sottintende che vuole che il Brasile si adatti ai suoi desideri, in un altro chiaro sfogo autoritario in cui la parola “uccidere” è ricorrente». Mariana Mota di Greenpeace Brasil ha aggiunto: «Bolsonaro sta condannando a morte coloro che lavorano per proteggere l’Amazzonia e per una vita sana su questo Pianeta. Questa è una tattica atroce che può avere conseguenze reali, e il suo piano mortale deve essere fermato. I leader politici e industriali del Pianeta devono condannare immediatamente l’incitamento alla violenza di Bolsonaro, o affrontare il fatto di esserne complici».

Gli ambientalisti ricordano che «Il presidente preferisce attaccare chi difende la foresta e la sua gente e nega la scienza, la crisi climatica, la pandemia di coronavirus e la democrazia. La lotta per la protezione dell’ambiente è un diritto di tutta la società: la Constituição Cidadã garantisce la partecipazione democratica delle organizzazioni non governative alla protezione ambientale del Paese. Noi brasiliani vogliamo vivere in una società in cui tutte le persone siano libere e rispettate. Vogliamo un ambiente sano, con boschi in piedi e aria pulita, è il motivo per cui ci impegniamo».

Poi Greenpeace sferra un durissimo attacco alle politiche reazionarie di Bolsonaro: «Mentre cerca di incolpare terzi per i danni della sua politica, la foresta brucia e l’immagine del Brasile si disintegra a livello internazionale. In tal modo, il presidente agisce contro il popolo e il patrimonio dei brasiliani. Il suo discorso violento e inaccettabile dimostra solo che non è disposto a intraprendere alcun tipo di azione efficace per impedire la distruzione dell’Amazzonia e che non è all’altezza della responsabilità dell’incarico che ricopre.  I dati satellitari mostrano chi è il vero cancro della foresta. Bolsonaro può provarci, ma non riuscirà a uccidere la speranza dei brasiliani che combattono con fermezza in difesa della vita e della foresta».

La Mota evidenzia che ««Il 2020 è sulla buona strada per vedere la peggiore stagione degli incendi in Amazzonia degli ultimi dieci anni. Un chiaro risultato dello smantellamento delle protezioni ambientali da parte di Bolsonaro e delle minacce alla vita dei Popoli Indigeni dall’inizio della sua amministrazione. Bolsonaro usa i discorsi di odio e la retorica come una cortina fumogena per distogliere l’attenzione della gente dal pericolo reale che il suo governo rappresenta non solo per il Brasile ma anche per il clima globale».

Greenpeace conclude: «Il discorso di Bolsonaro segue le crescenti critiche e le campagne contro la politica anti-ambientale del suo governo e i suoi attacchi ai diritti dei Popoli Indigeni.

Lo sfruttamento della natura e delle persone è una delle cause principali delle attuali crisi sanitaria, climatica e della biodiversità. Greenpeace chiede ai governi e alle aziende di porre fine ai business con i distruttori delle foreste, di ridurre drasticamente la produzione di carne e di latticini e di allineare il commercio per sostenere le economie che mettono la natura e le persone al primo posto».