Boschi e foreste e Next Generation EU. Italia seconda in Europa per copertura forestale

Il rapporto di Symbola, Bonifiche Ferraresi e Coldiretti: con la gestione sostenibile dei boschi italiani + 30% di assorbimento di CO2 e stop all’importazione di legno

[17 Dicembre 2020]

Il rapporto “Boschi e foreste nel Next Generation EU. Sostenibilità, sicurezza, bellezza” sottolinea «L’importanza di una gestione forestale sostenibile nella transizione verde europea e nel contrasto alla crisi climatica».

In poco meno di 30 anni la superficie boschiva italiana è cresciuta  del 20%: da 9milioni di ettari del 1990 agli attuali 11,4milioni.  Il rapporto di Fondazione Symbola, Coldiretti e Bonifiche Ferraresi  evidenzia che «Con il 38% della superficie nazionale coperta da boschi l’Italia è al secondo posto tra i grandi Paesi europei per copertura forestale dopo la Spagna 55,4% e davanti a Germania 32,8%, Francia 32,1% e Gran Bretagna 13,1% (media Ue 33%). Inoltre nel periodo 1990-2015 l’Italia ha registrato crescita annuale media di superficie forestale dello 0,8%, seconda a quella della Spagna (1,2%), davanti a Francia (0,7%), Gran Bretagna (0,5%) e Germania (0,04%), media UE (0,4%). Più del 32%2delle foreste italiane sono custodite da aree protette a fronte di una media europea del 24%».

Nel rapporto si ricorda che «Ogni anno le foreste italiane sottraggono dall’atmosfera circa 46,2 mln di tonnellate di anidride carbonica, che si traducono in 12,6 mln di tonnellate di carbonio accumulato. Il carbonio organico accumulato nelle foreste italiane è pari a 1,24 mld di tonnellate, corrispondenti a 4,5 mld di tonnellate di anidride carbonica. E in città le piante possono ridurre le temperature e rimuovere ozono e polveri sottili, queste ultime in gran parte responsabili delle 60 mila morti premature che ogni anno avvengono in Italia a causa dell’inquinamento atmosferico. Un contributo dei boschi e delle foreste italiane alla sostenibilità, alla sicurezza e alla bellezza destinato a crescere con la piantumazione nei prossimi 10 anni di più di 200 mln di alberi come contributo nazionale alla “Strategia europea per la biodiversità 2030”, che prevede di piantare 3mld di alberi nei paesi dell’Unione».

Per Ermete Realacci , presidente della Fondazione Symbola, «Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza può avere nei boschi e nelle foreste uno dei suoi punti di forza –a partire da un’alleanza tra pubblico, privato, comunità e cittadini. Gli alberi riducono una parte delle emissioni di CO2, danno più qualità e abbattono l’inquinamento nelle città, possono rafforzare la filiera del legno importante per il Made in Italy. La quota più rilevante del Next Generation Ue (il 37%) è proprio destinata alla transizione verde. La biodiversità e la bellezza sono una parte essenziale di quell’economia a misura d’uomo che è il cuore del Manifesto di Assisi promosso dalla Fondazione Symbola e dal Sacro Convento».

Il rapporto evidenzia che «Il carbonio organico accumulato nelle foreste italiane è pari a 1,24 miliardi di tonnellate, corrispondenti a 4,5miliardi di tonnellate di anidride carbonica. Le foreste italiane sottraggono ogni anno dall’atmosfera circa 46,2 milioni di tonnellate di anidride carbonica, che si traducono in 12,6 mln di tonnellate di carbonio accumulato». Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), la gestione forestale sostenibile rappresenti il più importante strumento di mitigazione grazie all’assorbimento, allo stoccaggio di carbonio negli stock di biomassa e alla sostituzione di prodotti fossili con prodotti legnosi.

Il nuovo rapporto fa notare che «Se il patrimonio forestale fosse gestito correttamente (allungamento turni, trasformazione popolamenti da coetanei a disetanei, conversione cedui, applicazione regolare delle scelte di pianificazione, prevenzione disturbi, nuove riserve forestali, rete dei boschi vetusti) e non lasciato a sé stesso, l’immagazzinamento del carbonio crescerebbe del 30%. Inoltre se aumentassimo l’utilizzo del legno in tutti gli edifici pubblici (50% modello francese), si avrebbe per ogni Kg di legno impiegato una riduzione media di 1,2 Kg di carbonio, dovuto al mancato utilizzo di materiali Carbon intensive come cemento e acciaio».

L’Italia con oltre 10 miliardi di dollari è il terzo Paese al mondo per saldo della bilancia commerciale nel legno arredo dopo la Cina (92 miliardi) e la Polonia (11miliardi) ed è al quarto posto in Europa per la produzione di edifici prefabbricati in legno. Il rapporto sottolinea che «Attualmente oltre l’80% del fabbisogno di legno è coperto dall’importazione, per un valore complessivo di 3miliardi di euro, un valore che ci rende secondi importatori netti in Europa dopo il Regno Unito. L’Italia importa quasi 70 milioni di mc equivalenti così suddivisi: 3,2mln mc di legname grezzo, 37,6 mln mc equivalenti di prodotti semilavorati, 29,3 mln mc equivalenti di paste e carta. Se facessimo piantagioni dedicate in grado di sostituire almeno il legname grezzo che importiamo, servirebbero 365.000 ha (e dovremmo aspettare anni), mentre migliorando la gestione degli 783.000 ha dei boschi in grado di fornirlo – sugli 11,4 mln di ha che abbiamo – produrremmo più di 3mln mc annullandone così la necessità di import e generando un processo virtuoso a cascata sull’importazione di semilavorati».

Nei prossimi 10 anni a piantare più di 200 mln di alberi come proprio contributo alla “Strategia europea per la biodiversità 2030, riportiamo la natura nelle nostre vite” che prevede di piantare 3 miliardi di alberi nei paesi dell’Unione. Secondo il rapporto è «Un obiettivo perseguibile grazie alla Strategia Forestale Nazionale attenta alla pianificazione e gestione sostenibile delle risorse forestali. Ipotizzando almeno 100mila ha di nuovi impianti e nuovi boschi – prevalentemente periurbani, determinanti anche per la connessione ecologica con le foreste naturali – la sottrazione di anidride carbonica dall’atmosfera aumenterebbe di 387mila tonnellate rispetto ai 46 mln di tonnellate di anidride carbonica che le foreste italiane rimuovono ogni anno dall’atmosfera.

Il settore florovivaismo occupa in Italia circa 200mila persone. Per soddisfare la richiesta di 200 mln di piante nei prossimi 10 anni serviranno 25mila nuovi posti di lavoro stabili a cui si aggiungono 4mila posti per i primi 4 anni legati alle iniziali attività di piantagione e manutenzione (sfalcio, erba e irrigazione)

All’incontro su “Boschi e foreste nel Next Generation EU” promosso da Symbola, il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, ha annunciato che «Abbiamo elaborato insieme a Federforeste la proposta di piantare in Italia 50 milioni di alberi nell’arco dei prossimi cinque anni nelle aree rurali e in quelle metropolitane anche per far nascere foreste urbane con una connessione ecologica tra le città, i sistemi agricoli di pianura a elevata produttività e il vasto e straordinario patrimonio forestale presente nelle aree naturali. Con l’inquinamento dell’aria che è considerato dal 47% degli italiani la prima emergenza ambientale secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’, bisogna intervenire in modo strutturale ripensando lo sviluppo delle città e favorendo la diffusione del verde pubblico e privato con le essenze più adatte alle condizioni climatiche e ambientali dei singoli territori».