Brasile, Bolsonaro e gli integralisti cattolici contro il Sinodo per l’Amazzonia e Papa Francesco

«Impedire che l’Amazzonia diventi una enorme favela verde divisa in ghetti tribali marxisti»

[7 Ottobre 2019]

Se gli oppositori più rumorosi al Sinodo per l’Amazzonia in corso a Roma e al suo Documento preparatorio “Amazzonia: Nuovi Cammini per la Chiesa e per una Ecologia Integrale” sono stati cardinali cattolici conservatori come i tedeschi Walter Brandmueller e soprattutto l’ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Gerhard Mueller e che ha dichiarato: «Sta emergendo una visione ideologica che non ha nulla a che fare con il cattolicesimo. Questo Sinodo è un pretesto per cambiare la Chiesa, e tenerlo a Roma significa sottolineare l’inizio di una nuova Chiesa», le critiche in Brasile sono venute soprattutto dal presidente neofascista Jair Bolsonaro, dai militari nostalgici della dittatura di cui ha infarcito il suo governo e dai suoi alleati politici.

A proposito dell’ideologia evocata dal cardinale Müller, questa coalizione di forze politiche neofasciste e della neo-destra si è alleata a cattolici iper-conservatori che ripubblicano ogni sua dichiarazione, in particolare al risorto Instituto Plinio Corrêa de Oliveira (IPCO) un oscuro gruppetto integralista che fa risalire i mali del mondo alla rivoluzione francese e poi al satanico ’68 e alla diabolica Teologia della Liberazione.

Da mesi, mentre l’Amazzonia bruciava, militari, negazionisti climatici, la destra parlamentare, i media conservatori e i cattolici integralisti hanno scatenato una campagna preventiva contro il Sinodo Speciale per la regione Panamazzonica, iniziato a Roma il 6 ottobre e che si concluderà il 27. Diversi altri ufficiali dell’esercito brasiliano hanno ripetutamente avvertito il Vaticano di non intromettersi negli affari del Paese, Come ricorda Eduardo Campos Lima su Religion News Service, già a febbraio l’ex generale Augusto Heleno, che ora sovrintende alle questioni di sicurezza nazionale e personale di Bolsonaro, ha detto che l’intelligence brasiliana stava monitorando i documenti di lavoro del Sinodo. A settembre, in un’intervista a O Estado de São Paulo, il generale Eduardo Villas Bôas, ex comandante in capo dell’esercito e ora consigliere di Heleno, ha ribadito che il governo brasiliano «non ammetterebbe interferenze nelle questioni interne del nostro Paese» e che comunque i dibattiti sul Sinodo saranno «distorti dagli ambientalisti» e di essere preoccupato che l’immagine del Brasile venga offuscata dall’incontro dei vescovi amazzonici.

La destra brasiliana ha cominciato a preoccuparsi davvero quando ad agosto la colpa dei giganteschi incendi che hanno devastato grande aree dell’Amazzonia e stata giustamente attribuita ai grandi fazendeiros e accaparratori di terra che sostengono Bolsonaro e il 22 agosto ACT Aliança Brasil, un forum ecumenico al quale partecipano confessioni protestanti e la Chiesa cattolica, ha rilasciato un comunicato congiunto nel quale si afferma che le politiche del governo Bolsonaro «hanno portato a un’ondata di devastazione dell’ambiente». Il giorno successivo, la Conferencia Nacional dos Bispos do Brasil ribadiva in un comunicato, nel quale Bolsonaro non veniva mai nominato, che «Questo non è il momento delle follie e delle assurdità nel giudizio o nei discorsi» su una «regione che è cruciale per l’equilibrio ecologico del pianeta».

Dichiarazioni che hanno fatto inalberare guru della destra brasiliana come Ricardo da Costa, professore di storia all’Universidade Federal do Espírito Santo e consigliere di Biolsonaro per l’istruzione, che ha detto: «Quando la chiesa adotta questo atteggiamento ambientalista, sta in realtà adottando l’agenda della sinistra. Il clero dovrebbe preoccuparsi di salvare le anime delle persone, non di salvare gli alberi».

Ma le basi ideologiche per opporsi al sinodo sembra fornirle l’IPCO, una minuscola associazione di nostalgici dell’Impero del Brasile (1822-1889), costituita sui resti del gruppo cattolico ultraconservatore Sociedade Brasileira de Defesa da Tradição, Família e Propriedade (TFP) fondato nei primi anni ’60 dall’avvocato e teorico reazionario Plinio Corrêa de Oliveira, i cui membri accusano da tempo i cattolici moderni di aprire ai diritti umani e all’aborto, ai movimenti sociali di sinistra che si infiltrano nella chiesa e al progressismo di ogni tipo. Dopo la morte di de Oliveira nel 1995, il TFP è stato travolto da una serie di conflitti legali interni e i suoi accoliti sono stati costretti a scegliere un nuovo nome creando l’IPCO. Ma il lavoro di questo gruppuscolo cattolico di estrema destra contro i “cambiamenti rivoluzionari” nella società e nella chiesa non si è mai fermato e, con l’elezione di Bolsonaro ha ripreso fiato ed è riuscito all’aperto.

Il 5 ottobre, il giorno prima dell’inizio del sinodo sull’Amazzonia, IPCO ha organizzato a Roma l’incontro alternativo “O que está em jogo na Amazônia” al quale hanno partecipato il principe imperiale del Brasile, un negazionista climatico e persino da un leader indigeno amazzonico alleato dei fazendaeiros e dell’industria mineraria.  Basta leggere i titoli dei temi di quella che è stata pomposamente chiamata Convenzione internazionale per capire cosa si agita dietro questa neodestra retrograda, fondamentalista. Ecco programma e relatori:

Una previsione che si realizza. Sua Altezza Imperiale Reale Dom Bertrand di Orleans e Braganza, Principe imperiale del Brasile, autore di Psicose ambientalista. “Negli anni 1976 e 1977 una denuncia smascherò il cambiamento nel paradigma missionario che stava avvenendo in Brasile, con l’obiettivo di non predicare più il Vangelo, ma di adattarsi alle credenze tribali. Prospettive per il futuro”.

L’Amazzonia vista dai suoi abitanti. Dr. Jonas Marcolino Macuxi, leader etnico Macuxi nel Roraima, Brasile. “Antropologi, missionari e ONG straniere cercano di convincere gli indios a rimanere nel loro stato primitivo. Cosa pensano gli indios?”

L’impatto della deforestazione sul clima. Prof. Luiz Carlos Molion, meteorologo, Universidade Federal de Alagoas, Brasile. “Il bacino amazzonico produce davvero le conseguenze ambientali planetarie riportate dai media?”

Verde: il nuovo rosso. James Bascom, direttore dell’Ufficio TFP di Washington DC. “Il ruolo dell’ecologia nella realizzazione dell’utopia socialista. Erede naturale della lotta di classe di Karl Marx, il suo obiettivo è trasformare radicalmente la civiltà occidentale in una società tribale”.

Neocolonialismo teologico – Il paradigma amazzonico. Prof. Stefano Fontana, direttore dell’Osservatorio di dottrina sociale della chiesa cardinale Van Thuận. “Le sorgenti del paradigma amazzonico non si trovano nelle Ande, ma nel Reno”.

Paradigma con il “Volto Amazzonico”? O la civiltà cristiana? – Il XXI secolo al bivio. Prof. Roberto de Mattei, presidente della Fondazione Lepanto, autore e storico della Chiesa. “I documenti preparatori del Sinodo aprono la strada a una relazione panteistica tra uomo e natura e a una religione neopagana”.

“Volto Amazzonico”: maschera che nasconde un’apostasia. José Antonio Ureta, autore di El “Cambio de paradigma” del Papa Francisco: ¿Continuidad o ruptura en la misión de la Iglesia?: Balance quinquenal de su Pontificado. “Un sostituto della Teologia della Liberazione, la Teologia India, conferisce alla Chiesa un “volto amazzonico” e propone un modello tribale di società”.

Moderatore: Julio Loredo, autore del libro Teologia da Libertação – Um salva-vidas de chumbo para os pobres.

Insomma, a prima vista sembra un’accozzaglia di innocui nostalgici e vecchi arnesi della destra reazionaria a capo di esclusive associazioni integraliste brasiliane e italiane che sognano il ritorno alla monarchia, lo Stato teocratico, l’abolizione del divorzio e la definitiva colonizzazione dei popoli “primitivi” e infedeli da parte della razza eletta bianca cristiana. Ma, con i tempi che corrono (gente come questa è ben presente ai vertici della Lega ex Nord e dei movimenti neofasciti italiani), questa alleanza reazionaria non è da sottovalutare e, con la scusa di opporsi al liberalismo e al comunismo, punta a far ritornare la Chiesa cattolica nell’alveo del neoliberismo economico e sociale, del quale diventerebbe garante ideologica e culturale un’aristocrazia religiosa nera che ispirerebbe politici a capo di governi neofascisti e sovranisti, appoggiati con la forza da esercito e forze dell’ordine. E’ più o meno quel che abbiamo visto in Italia – tra un mojito, donne seminude e moto d’acqua– sui palchi dei comizi, mentre un ministro degli interni vestito da poliziotto baciava il rosario e invocava la benedizione della Santa Vergine. Un bruttissimo film già visto anche in America Latina, dove però ha seminato il sub-continente di morti, torturati, prigionieri, desaparecidos e poveri senza speranza.

A settembre l’IPCO ha lanciato la petizione “A Igreja na Amazônia deve espelhar a Santa Face de Nosso Senhor!”, rivolta ai padri sinodali amazzonici riuniti a Roma e «contraria alla minaccia dell’internazionalizzazione della regione» e che cerca di impedire che diventi «una enorme favela verde divisa nei ghetti tribali etnico-culturali sognati dagli antropologi post-marxisti e dai teologi della liberazione».

La petizione mette anche in guardia sul presunto tentativo di Papa Francesco di demolire i «punti chiave della fede cattolica, come il tentativo di ridefinire il ministero sacerdotale, l’ordinazione di indiani sposati e l’inclusione di donne nella celebrazione di liturgie sacerdotali esclusive».  E l’IPCO denuncia che «Inoltre, i responsabili di tale Sinodo affermano che non si dovrebbe più catechizzare ed evangelizzare gli indigeni, ma piuttosto assimilare i loro costumi selvaggi e sostituire la liturgia cattolica con i loro rituali (leggi culti feticisti)».

Una petizione razzista, neocolonialista e retrograda che fa riferimento a un cavallo di battaglia di Bolsonaro: la sovranità del Brasile sull’Amazzonia che sarebbe minacciata dagli ambientalisti e da un complotto internazionale capeggiato da Onu, Francia e Germania per frantumarla in tanti staterelli indios. «Uniamo le nostre voci a quelle dei nostri fratelli dell’Amazzonia che, per amore di questa Santa Croce, desiderano integrarsi sempre di più nella grande famiglia della patria brasiliana e rifiutare i piani per l’internazionalizzazione dell’Amazzonia sulla base del fatto che sarebbe un patrimonio ecologico dell’umanità – si legge nella petizione IPCO – Uniamo anche le nostre voci a quelle degli alti prelati che hanno denunciato le eresie contenute nei documenti preparatori per il prossimo Sínodo para a região Pan-Amazônica, nonché l’invito all’apostasia della fede cattolica e il ritorno al paganesimo in nome del dialogo interculturale. Chiediamo che il Sinodo ratifichi la disciplina tradizionale della Chiesa Cattolica Latina che riserva il sacerdozio agli uomini celibi, l’immagine vivente di Nostro Signore Gesù Cristo nel cui nome offrono il Santo Sacrificio e distribuiscono i sacramenti. Possa Nossa Senhora Aparecida, Regina e Patrona del Brasile, illuminarvi, in modo che promuovendo l’azione evangelizzatrice con i modelli dei grandi missionari del passato, come S. José de Anchieta, S. Luis Beltrán, S. Francisco Solano, Santo Toribio de Mogrovejo, S. Pedro Claver e tanti altri, il volto della Chiesa in Amazzonia deve essere purificato per rispecchiare il volto sacro del nostro Redentore e non quello deformato da leader indigeni molto mediatizzati, ma che rappresentano un’infima minoranza che respinge la civilizzazione cristiana».

Un’offensiva alla quale Papa Francesco ha risposto indirettamente ieri nella sua Omelia durante la Messa che ha aperto il Sinodo dei Vescovi per l’Amazzonia: «Per essere fedeli a questa nostra chiamata, alla nostra missione, San Paolo ci ricorda che il dono va ravvivato. Il verbo che utilizza è affascinante: ravvivare letteralmente, nell’originale, è “dare vita a un fuoco” [anazopurein]. Il dono che abbiamo ricevuto è un fuoco, è amore bruciante a Dio e ai fratelli. Il fuoco non si alimenta da solo, muore se non è tenuto in vita, si spegne se la cenere lo copre. Se tutto rimane com’è, se a scandire i nostri giorni è il “si è sempre fatto così”, il dono svanisce, soffocato dalle ceneri dei timori e dalla preoccupazione di difendere lo status quo. Ma “in nessun modo la Chiesa può limitarsi a una pastorale di “mantenimento”, per coloro che già conoscono il Vangelo di Cristo. Lo slancio missionario è un segno chiaro della maturità di una comunità ecclesiale” (Benedetto XVI, Esort. ap. postsin. Verbum Domini, 95). Perché la Chiesa sempre è in cammino, sempre in uscita, mai chiusa in sé stessa. Gesù non è venuto a portare la brezza della sera, ma il fuoco sulla terra».

La principale piattaforma propagandistica-organizzativa dell’IPCO è il sito web Pan-Amazon Synod Watch, pubblicato in quattro lingue, che mette insieme tutto il peggio del cattolicesimo reazionario contro il Sinodo e Papa Francesco. Deliri ideologici e ricostruzioni basate su una visione distorta e complottista della realtà che trovano però ascolto nel presidente del Brasile: in un’intervista concessa all’inizio di quest’anno, Bolsonaro ha menzionato proprio Psicose ambientalista, il libro che sposa in pieno il negazionismo climatico scritto dal Principe imperiale del Brasile Bertrand di Orleans-Braganza, un vecchio arnese della mummificata nobiltà brasiliana e membro di lunga data dell’IPCO.

João Décio Passos, professore di scienze religiose alla Pontifícia Universidade Católica de São Paulo, non ha dubbi: «A questo punto esiste un’alleanza politica tra l’IPCO e altre forze conservatrici in Brasile».  E le dichiarazioni dell’IPCO non smentiscono certo questa tesi: per l’istituto, il sinodo è un «progetto neocomunista» inventato dai cattolici di sinistra che vogliono sostituire i valori occidentali con un «modello tribalista. La vita tribale (senza tradizione, senza famiglia e senza proprietà) sarebbe l’ideale per l’intera società».

Ramos Barretto, un giornalista antiambientalista e anti-indios che collabora attivamente con l’Ipco (e che in molti pensano ne sia il vero capo ideologico) e con l’Associação Paz no Campo  del principe Dom Bertrand de Orléans e Bragança, rivendica che «L’IPCO è stato il primo a sollevare tali preoccupazioni nel corso degli anni e ora molti settori del governo sono d’accordo con noi. E’ difficile sapere quali idee abbiamo fornito ai deputati e al governo. Ma abbiamo sicuramente dato loro diversi elementi di pensiero».

A tacere su questa battaglia interna al cattolicesimo brasiliano e mondiale sono stranamente i cristiani evangelici che hanno apertamente appoggiato Bolsonaro in campagna elettorale. Le confessioni e le sette evangeliche si identificano ideologicamente con il neofascismo di Bolsonaro e dei suoi consiglieri militari, ma tendono a respingere le critiche del governo nei confronti degli ambientalisti e hanno in gran parte taciuto sul Sinodo sull’Amazzonia.

Secondo Religion News Service, questo dipende dal fatto che, gli evangelici sanno bene che, pur essendo negli ultimi decenni le sette protestanti in forte crescita in Amazzonia, una gran parte della popolazione, cattolica o no, ammira Papa Francesco. Francisco Borba Ribeiro Neto, coordinatore del Centro di fede e cultura della Pontifícia Universidade Católica de São Paulo, conferma: «Molti evangelici si identificano ancora con il Papa ed è la figura emblematica del Sinodo. Contrastare apertamente il Sinodo metterebbe inutilmente a rischio la loro posizione».

Gli amici e camerati cattolici utra-conservatori del presidente Bolsonaro tacciano di apostasia chiunque abbandoni il solco della tradizione cattolica pre-novecentesca e di chi apra al sacerdozio per gli uomini sposati e per le donne e alla comunione per i divorziati, ma non sono per niente infastiditi dalla vicinanza e alleanza di Bolsonaro con le confessioni cristiane evangeliche in rapida crescita che hanno sacerdoti sposati e donne e che non condannano il divorzio. Inoltre, se è vero che Bolsonaro è cattolico, sua moglie è una fervente evangelica e la maggior parte delle chiese evangeliche lo ha sostenuto in campagna elettorale ed è stata essenziale per la sua elezione a presidente del Brasile. Una contraddizione che Barretto risolve dando la colpa alla della crescita degli evangelici e della conversione dei cattolici al protestantesimo made in Usa alla Chiesa apostolica romana e a Papa Francesco, anche se in realtà le defezioni di massa erano iniziate molto prima dell’arrivo del Papa argentino al soglio di San Pietro e che a fermarla – anzi – non siano bastate nemmeno le foto di Papa Giovanni Paolo secondo sorridente al fianco di Pinochet e dei torturatori fascisti che governavano Cile e Argentina.

Barretto, che accusa Sinodo e Papa di fare politica, ammette: «Siamo cattolici, ma durante le campagne elettorali collaboriamo con altri cristiani, quando abbiamo punti in comune. Con la chiesa di “sinistra” i cristiani conservatori sono passati all’evangelismo. Facciamo coalizioni con loro».

Parole lontanissime dalla conclusione dell’omelia di Papa Francesco: «Tanti fratelli e sorelle in Amazzonia portano croci pesanti e attendono la consolazione liberante del Vangelo, la carezza d’amore della Chiesa. Tanti fratelli e sorelle in Amazzonia hanno speso la loro vita. Permettetemi di ripetere le parole del nostro amato Cardinale Hummes: quando arriva in quelle piccole città dell’Amazzonia, va nei cimiteri a cercare la tomba dei missionari. Un gesto della Chiesa per coloro che hanno speso la vita in Amazzonia. E poi, con un po’ di furbizia, dice al Papa: “Non si dimentichi di loro. Meritano di essere canonizzati”. Per loro, per questi che stanno dando la vita adesso, per quelli che hanno speso la propria vita, con loro, camminiamo insieme».