Brasile, Bolsonaro: «Greenpeace è merda e spazzatura»

Il durissimo scontro sul progetto di legge di Bolsonaro per l’invasione delle terre indigene

[17 Febbraio 2020]

Il 13 febbraio, parlando con i giornalisti dell’istituzione dell’istituzione del nuovo  Consejo Nacional da Amazônia Legal – il cui controllo è stato tolto al ministero dell’ambiente e dato al vice presidente brasilia, il negazionista climatico Hamilton Mourão – ha detto: «Chi è Greenpeace? Questa merda chiamata Greenpeace. Questa è spazzatura, spazzatura! Un’altra domanda»

Greenpeace Brasil è colpevole di aver criticato l’11 febbraio proprio la formazione del Consejo de la Amazonía: Nel commentare il decreto di Bolsonaro, Greenpeace ricordava che «tra agosto 2018 e luglio 2019, la deforestazione in Amazzonia è cresciuta del 30%, pari a 1,4 milioni di campi da calcio» e che «il Consejo non ha piani, obiettivi o budget. Non annullerà la politica anti-ambientale del governo e non intende combattere la deforestazione o la criminalità ambientale. Governatori, popolazioni indigene e società civile non fanno parte della sua composizione. E nel tentativo di ridurre al minimo l’impatto negativo dell’amministrazione del Ministro Ricardo Salles, Bolsonaro ha rimosso il ministro dell’ambiente dal comando delle politiche ambientali per l’Amazzonia e spera che questo sia già abbastanza per ingannare l’opinione pubblica e gli investitori internazionali. Ma i risultati continueranno a essere misurati quotidianamente dai satelliti che misurano la deforestazione».

Bolsonaro, dopo gli insulti, ha risposto sprezzante: «Se vogliamo includerci i governatori, i responsabili delle grandi città, ecc, allora alla fine ci saranno 200 tizi. E lo sapete cosa risolveranno? Un bel niente», aggiungendo però che «Ovviamente non prenderemo decisioni sugli Stati dell’Amazzonia senza parlare con i governatori e con i Parlamenti di ogni Stato».

Questa volta, per rispondere a Bolsonaro Greenpeace Brasil ha scelto la strada dell’ironia e ha scritto su Twitter: «Siamo gente che di spazzatura se ne intende! Negli ultimi 3 anni i nostri volontari hanno raccolto oltre 90 tonnellate di rifiuti che stavano inquinando il nostro pianeta» e poi ha pubblicato l’immagine di un cassonetto con le scritte: flessibilità delle autorizzazioni ambientali; aumento della deforestazione; riduzione delle aree protette; apertura di miniere nelle terre indigene; liberalizzazione dei pesticidi e il commento: «Anche questa spazzatura qui è preoccupante».

Poi, lo stesso 13 febbraio, l’organizzazione ambientalista ha pubblicato una nota ufficiale molto più seria e preoccupata: «Greenpeace Brasil si rammarica che un Presidente della Repubblica assuma una posizione così poco consona rispetto alla carica che ricopre.  La nostra organizzazione esiste da quasi mezzo secolo ed è presente in 55 paesi. In Brasile, lavora da 28 anni difendendo l’ambiente e ha persino collaborando con le autorità nella denuncia di crimini ambientali. Nel corso della storia, la nostra posizione critica nei confronti di coloro che promuovono la distruzione ambientale ha già causato molte reazioni sconsiderate dai parte dei personaggi più diversi. Ne stiamo affrontando una in più. In questi casi, il disagio da parte di coloro che distruggono l’ambiente sembra una lode. In Brasile, abbiamo criticato e combattuto le politiche del governo che hanno portato a un aumento della deforestazione e allo smantellamento degli organi di ispezione, oltre a prendere una posizione contro l’assurdo attacco ai diritti delle popolazioni indigene. Siamo un’organizzazione senza fini di lucro, indipendente finanziariamente e politicamente, e continueremo a lavorare instancabilmente in difesa dell’ambiente, della democrazia e dei diritti delle persone. Si riitino quelli che vogliono irritarsi.

Non è la prima volta che il presidente brasiliano attacca Greenpeace. Nel 2019, nel bel mezzo della marea nera petrolifera nel nord-est del Brasile Bolsonaro e il suo ministro dell’ambiente il ministro Ricardo Salles arrivarono a dire che gli ambientalisti «terroristi» avrebbero potuto essere responsabili dell’incidente e che stavano ostacolando le indagini, Greenpeace lo smentì facilmente dimostrando che la nave che Bolsonaro accusava di aver provocato la marea nera non funzionava nemmeno a combustibili fossili.

Ma questa volta Bolsonaro se l’è presa anche con Papa Francesco e la sua esortazione post-sinodale Querida Amazonia e. con il suo solito ghigno feroce e spandendo come al solito vittimismo e fake news a piene mani, Bolsonaro ha detto: «Tutta l’Australia ha preso fuoco e nessuno dice nulla (…) Papa Francesco ha detto che l’Amazzonia è sua, del mondo intero. Per caso, il cancelliere dell’Argentina [Felipe Solá] era qui, gli ho detto: guarda, il Papa è argentino, ma Dio è brasiliano».

Dietro tutto questo nervosismo del presidente neofascista c’è la presentazione di un disegno di legge federale che apre i territori indigeni alle attività minerarie e all’estrazione petrolifera.

Il Wwf Brasil ricorda che «Le terras indígenas sono un patrimonio nazionale importante : occupano il 13% del territorio nazionale, il 23% dell’ Amazônia Legal e mantengono protetto oltre il 97% della vegetazione autoctona originaria. Di conseguenza, non solo fungono da aree insostituibili per la conservazione di innumerevoli specie di fauna e flora, che non possono trovare rifugio altrove, ma forniscono anche servizi economici inestimabili all’intera società brasiliana. Attualmente immagazzinano il 34% di tutti gli stock di carbonio nell’Amazzonia brasiliana (IPAM, 2020), che, se rilasciato nell’atmosfera – attraverso la deforestazione o gli incendi boschivi – spingerebbe il pianeta oltre il limite pericoloso di 2° C di aumento della temperatura globale. Inoltre, le 256 popolazioni indigene conosciute oggi nel Paese – ci sono alcune comunità in isolamento volontario – proteggendo le foreste e aiutandone a riproduzione, consentono al ciclo d virtuso dei rios voadores di restare attivo e di poter così irrigare la maggior parte della produzione agricola brasiliana. Sfortunatamente, il governo di Bolsonaro non è consapevole dell’importanza di queste aree per la nostra identità culturale, l’economia e qualità della vita . Al contrario, fa rinascere idee e progetti obsoleti che possono distruggere permanentemente questo patrimonio nazionale».

Il disegno di legge 191/20, inviato il 6 novembre al Congresso Nacional ne è un esempio lampante: viene presentato proprio mentre la deforestazione nelle terre indigene è aumentata in modo esponenziale ( tra il 2018 e il 2019 è aumentata del 49%) e nonostante si occupi esclusivamente di grandi progetti che causeranno impatti significativi sulle terre indigene, nessuna delle legittime organizzazioni indigene brasiliane è stata consultata o ha partecipato alla sua elaborazione, violando l’impegno preso dal Brasile con la ratifica della Convenzione ILO 169 che richiede che le leggi che influenzano direttamente gli interessi dei popoli indigeni debbano essere discusse e concordate con loro.

Secondo il Wwf Brasil, «Il progetto dimostra che l’attuale governo ha ancora la testa nel XX ° secolo, poiché non ha capito che il mantenimento della produzione di pioggia – una risorsa insostituibile – è molto più importante di alcune tonnellate di minerale – un prodotto che si trova in qualsiasi parte del pianeta. Questo  non significa che le terre indigene non possano avere alcun tipo di esplorazione mineraria, ma ciò dovrebbe avvenire in determinate condizioni che non sono garantite dal progetto: le comunità indigene devono avere il potere di approvare l’attività, se la considerano vantaggiosa – secondo il progetto di legge dovrebbero ascoltate e la loro opinione “considerate” – la decisione deve basarsi sulle informazioni più ampie e complete sui possibili impatti socio-ambientali che ne derivano , secondo il progetto, daranno il loro parere sulla base di studi preliminari sul potenziale di minerali o idrocarburi. Il PL 191/20 intende trasformare le terre indigene in una nuova frontiera della distruzione , aprendole, senza la dovuta cura o rispetto della volontà delle popolazioni indigene, ad alcune delle attività economiche più impattanti che esistono, come l’estrazione mineraria, l’esplorazione petrolifera, costruzione di grandi centrali idroelettriche e miniere. L’accerchiamento delle terre indigene da parte del governo Bolsonaro sta iniziando a chiudersi. E’ iniziato con la riduzione dei controlli sulle attività illegali, come le invasioni di taglialegna e occupanti abusivi, seguita dalla paralisi di tutti i processi di demarcazione, è proseguita con la promessa di rivedere le aree già approvate e ora arriva a questo progetto. Prevedendo l’estrazione da parte di popolazioni non indigene in queste aree, segnala che legalizzerà le numerose invasioni attualmente esistenti, che uccidono i fiumi e contaminano le persone, incoraggiando ulteriori invasioni. Al Wwf Brasil, non crediamo che questa sia la strada giusta . Al contrario, siamo sicuri che le terre indigene e i loro popoli con un’immensa diversità culturale abbiano uno spazio molto più nobile nel presente e nel futuro del nostro Paese. Continueremo a lavorare con lo sguardo volto al futuro, insieme alle organizzazioni indigene brasiliane».

Anche per Greenpeace Brasil da il via libera allo sfruttamento delle terre indigene». Non a caso bolsonaro lo ha presentato alla vigilia di un summit minerario internazionale che si è tenuto in Canada e Luiza Lima, responsabile della campagna sulle politiche pubbliche di Greenpeace «Il progetto va contro la Costituzione, che riconosce il diritto delle popolazioni indigene a decidere come vogliono vivere, secondo i loro costumi e tradizioni. La proposta evidenzia la sottomissione di questo governo agli interessi economici predatori. L’imposizione di una logica predatoria di utilizzo delle risorse naturali nelle Terras Indígenas viola il diritto costituzionale e originario di queste popolazioni sui loro territori e stili di vita. Il progetto rappresenta un modello di sviluppo che aumenta solo la vulnerabilità dei popoli della foresta e promuove la violenza. Poiché le terre indigene svolgono un ruolo chiave nella protezione della foresta, la proposta aggrava anche le minacce alla conservazione dell’ambiente della biodiversità e consolida la decisione del governo Bolsonaro di ritirare il Brasile dagli sforzi globali per combattere l’emergenza climatica. L’esplorazione minerale è un’attività di grande impatto, con un grande potenziale di contaminazione del suolo e dell’acqua, oltre agli animali. Per quanto riguarda la costruzione di centrali idroelettriche, basta vedere Belo Monte».

Il 12 febbraio, movimenti indigeni, parlamentari, artisti e organizzazioni della società civile si sono incontrati con il presidente della Camera dei Deputati del Brasile. Rodrigo Maia e presidente dei Democratas per chiedere che respinga al mittente il PL 19/2020.  Maia aveva detto che non avrebbe consentito l’approvazione in Parlamento di iniziative come questa, ha annunciato che esaminerà le richieste di ONg, indigeni e opposizione e ha annunciato l’intenzione di creare una commissione speciale per analizzare il progetto.

Per la leader dell’etnia Kaingang, Iracema Nascimento, «il progetto di legge rappresenta una minaccia per la salute dei popoli originari. Gli indigeni si ammalano a causa della contaminazione da mercurio. Non lasciate che questo progetto passi».

Il PL 191/2020 prevede anche di aprire le terre indigene all’agricoltura su vasta scala, con l’utilizzo di semi transgenici e di pesticidi e un’altra paura espressa da parlamentari e specialisti è l’amplificazione del rischio di tragedie come quella di Brumadinho, a causa della rottura delle dighe minerarie. Per Joênia Wapichana (Rede-RR), la prima indigena a diventare una deputata federale, «Sia i minatori abusivi che le miniere e le grandi monocolture mettono in pericolo la sopravvivenza delle popolazioni autoctone. Il Brasile non ha mostrato alcuna capacità di monitorare il rispetto delle leggi ambientali e di prevenire violazioni dei diritti. Ecco perché non possiamo ammettere l’approvazione di un progetto come questo».

La pensa così anche Cléber Buzatto, vice segretario del Conselho Indigenista Missionário (Cimi): «Il progetto è un assalto alla terra e ai diritti territoriali delle popolazioni indigene. Se approvato, ha il potenziale per provocare il caos nelle terre indigene. Stiamo contribuendo alla lotta dei popoli affinché questo progetto non sia approvato».

L’Articulação dos Povos Indígenas do Brasil (APIB), conclude: « È un progetto etnocida di morte per le popolazioni indigene, sotto forma di perdita di identità dei loro territori, violazione dei loro diritti e perdita della loro autonomia, che è realizzata attraverso la Costituzione e i trattati internazionali. Il progetto è un cambiamento senza ritorno rispetto al diritto al godimento esclusivo delle popolazioni indigene del loro territorio. APIB ripudia questo progetto di morte che ad ogni costo si vuole impiantare nei territori indigeni, con impatti irreversibili in particolare sulle popolazioni indigene isolate e recentemente contattate, e invita tutti la sua base e movimenti, organizzazioni e segmenti solidali della società nazionale e internazionale a unirsi a noi in questa battaglia per la vita e il bem viver, non solo delle popolazioni indigene ma di tutta l’umanità e il pianeta».