Brasile: tra gli indios dell’Amazzonia la mortalità da Covid-19 è superiore alle medie nazionali e regionali

La tribù Arara la più colpita. Ad alto rischio gli indios incontattati

[23 Giugno 2020]

Secondo lo studio “Não são números, são vidas!” pubblicato da Coordenação das Organizações Indígenas da Amazônia Brasileira (Coiab) e Instituto de Pesquisa Ambiental da Amazônia (IPAM) «Il nuovo coronavirus è particolarmente letale per le popolazioni indigene in Amazzonia».

Lo studio, che fa parte del projeto Amazônia Indígena – Direitos e Recursos (AIRR) è stato pubblicato con l’appoggio del Wwf e du Usaid, evidenzia che «Il tasso di mortalità del coronavirus tra gli indigeni (il numero di morti per 100 mila abitanti) è del 150% superiore alla media brasiliana e del 19% superiore a quello registrato nella sola regione del Norte: il più alto tra le cinque regioni del Paese. Altrettanto preoccupante è il tasso di mortalità, ovvero quante persone contagiate dalla malattia sono morte: tra gli indigeni, il tasso è del 6,8%, mentre la media per il Brasile è del 5% e, per il Norte, 4,5%. Il tasso di infezione della malattia per 100.000 abitanti tra gli indigeni è particolarmente elevato rispetto alla media in Brasile. Non è superiore all’indice per l’intera regione del Norte ma mostra una pendenza della curva più ripida».

La direttrice scientifica dell’IPAM, Ane Alencar, spiega che «In questa analisi, traduciamo in numeri ciò che è stato visto e detto dalle popolazioni indigene dall’inizio della pandemia: questa è una popolazione estremamente vulnerabile al nuovo coronavirus e, come tale, deve essere trattata in modo diverso»,

Per fornire informazioni più vicine alla realtà rispetto ai dati ufficiali, resi disponibili dal ministero della salute del presidente neofascista Jair Bolsonaro, il team del Coiab lavora quotidianamente con i dati relativi a casi di infetti e decessi rilevati e sistematizzati. Il nuovo studio fornisce alcune possibili spiegazioni per l’alto tasso infezione, mortalità e letalità tra le popolazioni indigene. Inoltre, affronta alcune questioni come: i carent sistemi di assistenza i specifici per questa popolazione; il possibile basso livello di immunità indigena nei confronti di agenti patogeni esogeni nel loro ambiente; il problema dell’invasione delle terre indigene da parte di chi può portare il virus in territori e comunità.

Il 19 giugno Survival International aveva rivelato che «Gli Arara del territorio di Cachoeira Seca si sono rivelati essere oggi la tribù con il più alto tasso di infezione da Covid-19 di cui si abbia notizia nell’Amazzonia brasiliana. Secondo le statistiche ufficiali, il 46% dei 121 Arara che vivono nella riserva hanno contratto il virus, ma secondo gli esperti è molto probabile che ora tutti i membri della tribù di quel territorio siano stati infettati. La notizia è potenzialmente devastante per la tribù, che è entrata per la prima volta in contatto con gli esterni solo nel 1987 ed è quindi particolarmente vulnerabile alle malattie importate».

Gli esperti evidenziano che non è una coincidenza il fatto che la riserva sia uno dei territori più invasi dell’intera Amazzonia e Survval denuncia che «All’interno dei suoi confini operano illegalmente centinaia di trafficanti di legname, accaparratori di terra, allevatori e colonizzatori».

La riserva degli Arara si estende nel bacino dello Xingu, dove il Covid-19 sta dilagando tra decine di comunità indigene e il rischio è particolarmente alto nelle riserve della zona abitate da tribù incontattate, i popoli più vulnerabili del pianeta.

Un Arara ha detto a Survival International: «Siamo molto preoccupati” “All’avamposto medico [vicino al villaggio] non ci sono medicine, né respiratori. Vorremmo un respiratore nell’avamposto, così da non dover andare in città. Il villaggio è a 3 giorni di distanza dalla città dove si trova l’ospedale. Chiediamo protezione per questi casi di coronavirus. Il numero di invasori è aumentato notevolmente, tagliano molti alberi. Il governo non li ferma. Nell’area ci sono troppi invasori».

Survival e altre ONG stanno facendo pressione sul governo brasiliano affinché intervenga con urgenza a sostegno degli Arara, che chiedono lo sfratto immediato di tutti gli invasori dal loro territorio, e una risposta sanitaria efficace per prevenire le morti.

Fiona Watson, direttrice del dipartimento ricerca e advocacy di Survival International, che ha visitato la tribù, ricorda che «Negli ultimi 40 anni la foresta degli Arara è stata decimata, e molti dei membri della tribù sono morti per malattie importate dall’esterno. Il Presidente Bolsonaro sta incoraggiando la distruzione di un popolo un tempo fiorente, e della foresta che gli Arara hanno gestito e di cui si sono presi cura per millenni. Per resistere a questo genocidio hanno disperatamente bisogno della solidarietà brasiliana e internazionale».

Mário Nicácio, vice coordinatore del Coiab, spiega che «I dati del Coiab vengono a rafforzare i dati del governo federale. Stiamo raccogliendo informazioni ufficiali da organizzazioni indigene sulla realtà che stiamo vivendo oggi. E’ un controllo sociale, che fa parte del lavoro di politica sanitaria primaria».

Nara Baré, coordinatrice generale del Coiab, aggiunge che «A causa dell’elevato numero di sottostime  della malattia e dell’incapacità dello Stato di seguire i casi degli indigeni in un contesto urbano, questi numeri, infatti, sono molto al di sotto del reale. Ci avviciniamo al numero dei decessi, ma sospetti e infetti, purtroppo, sono molto più alti».

Nicácio conclude: «Si tratta di vite, sorveglianza, monitoraggio e lavoro di un intero team che ci siamo mobilitati per poter non solo contare la gente, ma dare visibilità a questa situazione. E’ un’iniziativa indigena che cerca di chiarire e orientare le autorità pubbliche e fornire orientamento e riferimenti alle comunità indigene. Siamo molto preoccupati per la pandemia di coronavirus e temiamo che ci sarà una morte di massa di popolazioni indigene a causa della mancanza di sostegno da parte dello Stato brasiliano».

In una dichiarazione precedente la pubblicazione dello studio, il Coiab aveva già avvertito che «SiIn dall’inizio abbiamo denunciato l’avanzata del coronavirus nelle terre indigene e i rischi di contaminazione nei nostri territori. Ora il Covid-19 è arrivato, e si sta diffondendo rapidamente. Siamo sull’orlo del disastro. È una lotta quotidiana per la sopravvivenza, non solo per il Covid-19 ma anche perché le leggi vengono smantellate, la demarcazione e la protezione dei nostri territori vengono bloccate, le nostre terre e le nostre vite vengono prese di mira, i nostri leader vengono assassinati, e il governo federale sta adottando misure anti-indigene».