Cambiamento climatico: gli orsi polari ora mangiano le uova, ma non sono molto bravi a farlo (VIDEO)

Il cambio di dieta potrebbe non bastare a salvare i grandi carnivori artici. Ci riuscirà l’incrocio con i grizzly?

[9 Aprile 2021]

Mentre il cambiamento climatico riduce e scioglie i loro territori di caccia artici, gli orsi polari (Ursus maritimus) affamati si nutrono sempre di più di uova di uccelli marini, ma  il nuovo studio “Polar bears are inefficient predators of seabird eggs”, pubblicato su Royal Society Open  Science da un team di ricercatori del Great Lakes Institute for Environmental Research dell’università di Windsor  (Glier) e della Science and Technology Branch di Environment and Climate Change Canada, evidenzia la lotta che questi predatori all’apice della catena alimentare devono adattarsi alla rapida evoluzione del loro ambiente, ma non sembrano riuscirci bene.

E’ noto da tempo che il rapidissimo cambiamento climatico in atto nell’Artico, che si sta riscaldando due volte più velocemente del pianeta nel suo complesso, è una grave minaccia per gli orsi polari perché provoca la diminuzione del ghiaccio marino, riducendo il tempo a disposizione per cacciare le foche, la preda preferita degli orsi che così devono trovare un sostentamento alternativo e si spingono sempre più lontano in cerca di cibo e sempre più vicini agli insediamenti umani.

Alcuni orsi hanno anche cominciato a capire quando nell’Artico arrivano gli uccelli marini per nidificare e hanno preso a fare spuntini con le loro uova.

Per misurare quanto fossero efficienti questi giganteschi predatori nella “raccolta” di uova e. quindi, quanto questo tipo di cibo sia utile per fornire loro energia, i ricercatori canadesi hanno utilizzato i droni per monitorare gli orsi polari che si nutrivano saccheggiando i nidi di edredoni comuni (Somateria mollissima) sull’isola di Mitivik, nel Nunavut.   Hanno monitorato il modo in cui gli orsi si sono avvicinati al sito di nidificazione degli edredoni per un periodo di 11 giorni, poi il numero di uova era esaurito.

Il principale autore dello studio, Patrick Jagielski del Glier, spiega che «Abbiamo scoperto che gli orsi che arrivavano in seguito visitavano sempre più nidi vuoti e non si spostavano in modo da ridurre al minimo l’energia, ma diventavano meno schizzinosi riguardo alle cose  che consumavano».

Inoltre, gli orsi non si sono dimostrati buoni cacciatori di uova, visto che non si rendevano conto che l’improvvisa comparsa di un edredone in fuga significava che le sue uova erano vicine.

Gli autori sottolineano che «Questo studio dimostra che, mentre le specie sono in grado di incorporare nella loro dieta risorse “meno preferite” quando la loro preda primaria diventa più difficile da ottenere, potrebbero non essere in grado di farlo in modo efficiente». E Jagielski aggiunge che «La ricerca non potrebbe parlare in modo più ampio della capacità degli orsi polari di far fronte ai cambiamenti climatici, ma ha sollevato domande sul valore energetico delle uova come fonte di cibo alternativa».

In natura restano circa 25.000 Ursus maritimus divisi in 19 sottogruppi di popolazione distribuiti nell’Artico in Alaska, Canada, Groenlandia, Norvegia e Russia. Secondo lo studio “Conservation status of polar bears (Ursus maritimus) in relation to projected sea-ice declines”, pubblicato nel 2016 su Biology Letters, entro il 2050 la popolazione di orsi polari diminiurà del 30% e uno studio pubblicato a luglio 2020 su Nature Climate Change ha stimato che la specie sarebbe morta di fame entro il 2100.  I ricercatori hanno esaminato sia le previsioni del riscaldamento climatico sia i dati sul periodo sempre più prolungato dell’anno in cui gli orsi polari devono sopravvivere con le loro riserve di grasso.

Lo studio, “Dietary ecology of Alaskan polar bears (Ursus maritimus) through time and in response to Arctic climate change” pubblicato il primo aprile su Global Change Biology da un team di ricercatori statunitensi, ha  dimostrato che gli orsi polari hanno mantenuto diete altamente specializzate  di grasso e carne anche durante i precedenti periodi di riscaldamento artico.

I ricercatori della Vanderbilt University, che hanno esaminato l’usura dentale nei crani di orsi polari conservati nei musei, dicono che questi predatori sono così specializzati nella loro dieta che potrebbero avere difficoltà ad adattarsi al riscaldamento dell’Artico.  Ma hanno aggiunto che l’aumento delle occasioni per incrociarsi con gli orsi grizzly potrebbe fornire loro un’opzione evolutiva, visto che accoppiamenti tra le due specie hanno già prodotto prole fertile.

La principale autrice dello studio, la  paleontologa Larisa DeSantis, che insegna scienze biologiche della Vanderbilt University, e il coautore Ansley Petherick hanno deciso di valutare se e come era cambiata la dieta degli orsi polari durante i periodi di rapido riscaldamento e la DeSantis ora dice che «Siamo rimasti davvero sorpresi dal fatto che gli orsi polari consumassero cibi morbidi, anche durante il periodo caldo medievale, un precedente periodo di cambiamento climatico avvenuto circa 1.000 anni fa».

Utilizzando l’analisi della consistenza microscopica dentale, che analizza l’usura microscopica sulle superfici dei denti per capire quali erano gli alimenti che un animale consumava quando era in vita, i ricercatori hanno monitorato il comportamento alimentare degli orsi polari per centinaia o migliaia di anni.  Petherick sottolinea che «Guardare alle diete degli orsi polari del passato ci aiuta a comprendere e contestualizzare eventuali cambiamenti che potrebbero verificarsi nel presente. Storicamente, gli orsi polari hanno consumato foche e il nostro lavoro mostra che in passato hanno mangiato preferenzialmente tessuti molto morbidi, come il grasso corporeo ricco di energia».

Gli orsi polari hanno assunto questa dieta altamente specializzata dopo essersi allontanati dagli orsi bruni circa mezzo milione di anni fa. I loro crani si sono allungati e i loro molari sono in realtà più piccoli di quanto sarebbe normale per le loro dimensioni corporee. Mangiare grasso non causa gravi danni ai denti degli orsi e può essere identificato dallo studio dell’usura delle superfici dei denti. La DeSantis evidenzia che «Gli orsi polari sono così specializzati nella caccia alle foche che potrebbero avere più difficoltà ad adattarsi al riscaldamento dell’Artico. Anche il passaggio al consumo di cibi duri in una manciata di orsi nel XXI secolo è preoccupante. Gli orsi polari potrebbero raggiungere un punto critico e ora potrebbero essere costretti a consumare cibi che preferiscono meno».

A differenza degli orsi polari, i grizzly sono ben adattati per mangiare cibi duri come i tuberi delle piante o a ripulire le carcasse quando le risorse sono limitate. Il riscaldamento globale sta liberando terreno nell’Artico e questo significa anche che gli orsi grizzly possono avventurarsi più a nord e competere con gli orsi polari per qualsiasi cibo sia disponibile. Petherick fa notare che «Questa situazione non favorisce il successo dell’orso polare altamente specializzato. L’opinione pubblica ha prestato, giustamente, molta attenzione alla difficile situazione dell’orso polare con il cambiamento climatico globale. Questi predatori apicali sono specializzati in uno stile di vita da caccia sul  ghiaccio marino, lo scioglimento nell’Artico minaccia il loro intero stile di vita».

E gli orsi polari non sono il primo predatore all’apice minacciato nell’emisfero occidentale. La DeSantis conclude: «Sfortunatamente, la storia e la preistoria si ripetono. Le tigri  denti a sciabola altamente specializzate si estinsero alla fine del Pleistocene. Solo gli animali che erano già generalisti o in grado di adattarsi sono sopravvissuti. Gli specialisti come l’orso polare corrono un rischio maggiore di estinzione, soprattutto se il loro habitat si sta letteralmente dissolvendo».

Jack Tseng dell’università della California – Berkeley, che non ha partecipato allo studio, ha commentato i due studi: «Il destino dell’orso polare è in definitiva indissolubilmente legato a come viene gestito il percorso verso un “punto di svolta” per la flora e la fauna della Terra. Le popolazioni di orsi polari dovranno fare affidamento sull’ibridazione con gli orsi grizzly come mezzo di adattamento a un ambiente in evoluzione. Riusciranno a cambiare con successo la loro strategia di caccia per ridurre la concorrenza con le loro specie sorelle o diventeranno un’altra vittima nell’evento di estinzione in corso che sta accelerando in questo secolo?»

Videogallery

  • How polar bears maintained highly specialized diets during periods of Arctic warming—until now