Cioccolato, uccelli migratori, inondazioni e panda: i servizi ecosistemici non conoscono i confini

Uno studio internazionale valuta e quantifica – con molte sorprese - i flussi di servizi ecosistemici

[7 Aprile 2020]

Dei risultati dello lo studio “Quantifying interregional flows of multiple ecosystem services – A case study for Germany”, pubblicato su Global Environmental Change ne avevamo già accennato il 3 aprile nell’articolo «La distruzione della natura è alla base della crisi coronavirus», ma quello realizzato da un numeroso team internazionale di ricercatori guidato scienziati dell’Helmholtz-Zentrums für Umweltforschung (UFZ) e del Deutschen Zentrums für integrative Biodiversitätsforschung (iDiv)  è un lavoro molto più complesso, e a volte sorprendente, che merita un approfondimento.

Il team di scienziati è partito da una domanda? «Cos’hanno in comune cioccolato, uccelli migratori, controllo delle inondazioni e panda?» Molti paesi beneficiano di servizi ecosistemici che vengono loro forniti da aree al di fuori dei loro confini e addirittura da altri continenti. «Questo – spiegano all’Ufz – può avvenire attraverso relazioni economiche, condizioni biologiche e geografiche, ma difficilmente sappiamo come e dove si verificano questi flussi di servizi ecosistemici».

Lo studio pubblicato recentemente su Global Environmental Change mostra come identificare e quantificare i flussi di servizi ecosistemici interregionali e la principale autrice, Aletta Bonn, esperta di servizi ecosistemici che lavora sia all’UFZ che all’iDiv spiega che «I servizi ecosistemici non sono vincolati dai confini. Ad esempio, un Paese beneficia di prodotti agricoli provenienti da altri continenti o di protezione dalle inondazioni fornite dalle pianure alluvionali di un Paese vicino. Questi stretti legami tra regioni distanti derivanti dai servizi ecosistemici sono noti come telecoupling. Comprendere questi flussi può aiutare a riconoscere il valore della natura intatta, identificare i driver globali della perdita di biodiversità o dell’erosione del suolo in regioni lontane e sviluppare misure per una gestione più sostenibile. E’ importante comprendere le interconnessioni e i costi ambientali causati dal consumo interno di servizi ecosistemici negli altri Paesi. Avevamo già sviluppato un quadro concettuale per quantificare i flussi di servizi ecosistemici interregionali, qui, abbiamo differenziato tra quattro tipi di flussi che sono stati esaminati per la Germania in modo più dettagliato».

Gli scienziati hanno valutato i flussi commerciali utilizzando come esempio le importazioni di cacao e il loro impatto sulla biodiversità nei Paesi produttori.  Janina Kleemann ex ricercatrice UFZ e ora alla MartinLutherUniversität Halle-Wittenberg, sottolinea; «Abbiamo scoperto che circa l’85% del cacao importato proviene solo da 5 Paesi, principalmente dell’Africa occidentale: Costa d’Avorio, Ghana, Nigeria, Camerun e Togo. Abbiamo preso in considerazione gli impatti significativi sulla biodiversità per Camerun ed Ecuador a causa del commercio di cacao con la Germania».

Per quanto riguarda la categoria “specie migratrici”, gli scienziati hanno studiato l’importanza degli uccelli migratori per l’agricoltura tedesca e la Kleemann evidenzia che «I nostri risultati indicano che le aree climatiche tropicali e subtropicali dell’Africa forniscono un habitat per la maggior parte delle specie di uccelli migratori che danno un importante contributo al controllo dei parassiti nei territori agricoli tedeschi”».

Per la categoria “flusso biofisico passivo”. Si intendono i servizi ecosistemici associati alla protezione dalle inondazioni e i ricercatori hanno concluso che «La Germania beneficia di quasi i due terzi della regolamentazione delle inondazioni fornita nelle pianure alluvionali di altri Paesi e, in cambio, esporta anche circa il 40% della regolamentazione delle inondazioni nei Paesi confinanti a valle come i Paesi Bassi».

Per la categoria “flussi di informazioni”, il caso di studio è stato il prestito di un panda gigante cinese allo zoo di Berlino.

La Bonn spiega ancora che «Per dare al nostro studio basi solide, abbiamo collaborato a un team interdisciplinare internazionale di ecologi, economisti, geografi e scienziati sociali».

Lo studio guidato dall’UFZ è uno dei primi studi a identificare, quantificare e valutare sistematicamente diversi flussi di servizi ecosistemici interregionali per un Paese specifico utilizzando degli esempi. La consapevolezza e la comprensione di questi flussi è il primo passo verso l’utilizzo equilibrato dei servizi ecosistemici e della gestione sostenibile delle risorse.

La Bonn conclude: «Quando sappiamo come e in che misura influenziamo la biodiversità globale con i nostri modelli di consumo e il commercio internazionale, possiamo prendere decisioni migliori in merito al consumo individuale e nazionale di risorse e sviluppare misure adeguate per la gestione sostenibile».