Colombia, l’etnocidio continua ed è la più grave minaccia per la pace

Strage di difensori dei diritti umani e dell’ambiente, di leader sociali, ex guerriglieri delle Farc-Ep

[15 Luglio 2020]

Secondo Carlos Ruiz Massieu, rappresentante speciale dell’Onu e capo della Misión de Verificación de las Naciones Unidas en Colombia, «L’uccisione di ex combattenti, difensori dei diritti umani e leader sociali delle comunità devastate da decenni di conflitto, rimane la più grave minaccia per la pace in Colombia dopo la firma dell’accordo di pace di riferimento nel 2016».

Intervenendo di fronte al Consiglio di sicurezza dell’Onu, Massieu  ha riferito che il 6 luglio le autorità colombiana hanno arrestato un individuo presumibilmente coinvolto nell’omicidio di Alexander Parra, ex membro delle Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia– Ejército del Pueblo (Farc-Ep) e leader dell’ex area territoriale per la formazione e il reinserimento a  Mesetas nel Meta, aggiungendo che «Questi arresti sono un esempio dei risultati che i meccanismi dell’accordo di pace possono fornire e un promemoria sulla necessità di fornire loro il supporto necessario per svolgere i loro compiti.

Gli arresti sono stati fatti durante un’operazione congiunta di due corpi creati dall’Accordo finale di pace alla fine del 2016 che ha posto fine alla più lunga guerra civile dell’America Latina: il Corpo d’élite della polizia nazionale e l’Unità investigazioni speciali dell’ufficio del procuratore generale.

Ma la strage continua e, dopo mesi di incertezza e crescenti rischi per la sicurezza da parte di gruppi armati illegali, Massieu ha detto che «Sono in corso operazioni per trasferire l’ex área de capacitación y reintegración di Ituango – dove sono stati uccisi 11 ex membri delle Farc-Ep e sette dei loro parenti – in una nuova sede a Mutatá. Le speranze di dozzine di ex combattenti delle Farc-Ep e delle loro famiglie, che sono state costrette a partire a causa della crescente violenza, sono ora poste su questo nuovo sito. E’ essenziale proteggerli mentre si reintegrano nella vita civile .

Presentando la relazione  al segretario generale  dell’Onu sulla Missione, Massieu ha affermato che «La pandemia di Covid-19 ha messo a nudo la situazione vulnerabile di circa due terzi degli ex combattenti accreditati che attualmente risiedono al di fuori delle ex aree territoriali per l’addestramento e il reinserimento».

Clemencia Carabalí Rodallega, dell’Asociacion Municipal de mujeres di Cauca è una delle sopravvissute all’attacco avvenuto il 4 maggio 2019, da parte di milizia di destra che controllano il narcotraffico, contro la sua comunità e denuncia che «L’etnocidio in Colombia non si è fermato. Non è passato un giorno dall’invasione spagnola 528 anni fa che un nero o indigeno non sia stato ucciso, senza che un membro della guardia indigena o cimarrona sia  stato minacciato, senza che una donna sia stata o un difensore dei diritti umani non sia morto violentemente. Dalla firma dell’accordo di pace, sono stati assassinati 686 leader e difensori dei diritti umani, 160 dei quali solo quest’anno».

Il rapporto al segretario generale dell’Onu, denuncia che «Le organizzazioni criminali e altri gruppi armati hanno approfittato della quarantena per rafforzare il loro controllo sulle rotte strategiche del traffico illecito, in particolare nei dipartimenti di Cauca, Meta, Putumayo, Chocó, Nariño e Antioquia. In queste regioni, la Missione ha verificato gli omicidi di ex combattenti delle Farc-Ep che vivevano negli ex espacios territoriales de capacitación y reincorporación, nonché minacce contro di loro».

La situazione è particolarmente preoccupante nelle ex aree di de capacitación y reincorporación di Ituango (Antioquia) e Miranda (Cauca),  abbandonate dagli ex guerriglieri di sinistra a causa del deterioramento delle condizioni di sicurezza e delle minacce dei gruppi armati di destra che attaccano anche le comunità locali. Anche gli ex membri delle Farc-Ep che vivono al di fuori di questi spazi «rimangono particolarmente vulnerabili alle minacce, agli attacchi, allo sfollamento forzato e al reclutamento, nonché alla stigmatizzazione e alle ritorsioni». Dal 26 marzo, la Missione ha verificato 19 omicidi, per un totale di 37 nel 2020, tra cui due donne.

Nel 2019 sono stati uccisi un candidato sindaco del comune di Suárez e di un governatore della comunità indigena dei Nasa,  all’inizio di questo mese è stato barbaramente squartato un consigliere  della comunità afro-colombiana di Renacer, a Cañón del Micay. E la violenza è aumentata esponenzialmente a causa della pandemia di Covid-19.

Massieu  ha ricordato che «Nelle ultime settimane, i colombiani sono stati inorriditi da episodi di violenza sessuale commessi da membri delle forze di pubblica sicurezza. Questi casi, che sono stati fortemente condannati dal Presidente e dal Ministro della Difesa, e sono sotto inchiesta, sono un doloroso promemoria degli orribili atti di violenza sessuale e di genere commessi da tutte le parti nel conflitto colombiano. Sono preoccupato per l’aumento delle segnalazioni di violenza di genere nel contesto della pandemia. Incoraggio tutte le parti a raddoppiare le misure per migliorare la protezione e la sicurezza delle donne, comprese le ex combattenti, le leader sociali e le difensore dei diritti umani. Tali misure comprendono la rapida attuazione del piano d’azione del Programa Integral de Salvaguardias para Mujeres Líderes y Defensoras de Derechos Humanos, che è stato ritardato dalla pandemia, nonché gli sforzi per affrontare i casi di violenza domestica e di genere all’interno dell’ex territorio delle áreas de capacitación y reintegración».

Il segretario generale dell’ONU ha nuovamente invitato il governo colombiano e le istituzioni statali a «Utilizzare pienamente i meccanismi di garanzia di sicurezza previsti nell’accordo finale per produrre risultati concreti e porre fine alle tragedie per leader sociali, difensori ed ex combattenti».

Il rapporto di  Massieu afferma che «E’ necessario che la Comisión Nacional de Garantías de Seguridad  vada avanti  nella progettazione e attuazione delle politiche pubbliche per lo smantellamento delle organizzazioni criminali e delle loro reti di sostegno. Molti ex combattenti e leader sociali sono stati uccisi in attesa di una risposta alle loro richieste di protezione. Come ha ripetutamente sottolineato il Segretario Generale, la presenza consolidata e integrata delle istituzioni statali è la soluzione a lungo termine alla violenza che affligge la Colombia rurale».

Per Massieu, «Non esiste alcuna giustificazione per continuare a infliggere violenza ai colombiani vulnerabili che sono già in enormi difficoltà. Abbiamo già visto come anche cedimenti temporanei della violenza possano portare sollievo alle comunità che soffrono sul campo. Tutti gli sforzi in questo momento dovrebbero concentrarsi nell’affrontare gli effetti della pandemia, proteggere i più vulnerabili e garantire che gli sforzi di costruzione della pace continuino ad avanzare nel mezzo di questa difficile tempesta. Incoraggio i colombiani a rimanere uniti mentre attraversano questa crisi e a mantenere lo sguardo e le azioni fissi sui loro obiettivi comuni di sicurezza, sviluppo e pace autentici e duraturi».

Al Consiglio di sicurezza dell’Onu ha partecipato anche la ministro degli esteri della Colombia, Claudia Blum, che ha cercato di difendersi descrivendo le azioni intraprese dal governo del presidente Iván Duque per proteggere la popolazione e garantirne la sicurezza, in particolare l’annuncio unilaterale del cessate il fuoco fatto a marzo da parte dell’Ejército de Liberación Nacional  (Eln) fatto a marzo e la sua recente richiesta di un cessate il fuoco bilaterale. La Blum ha sottolineato che «Il governo ribadisce che questa presunta volontà di pace deve sfociare in azioni concrete da parte dell’Eln, come il rilascio di tutti i rapiti e la cessazione di tutte le attività illegali. Voglio essere chiara, l’Eln non ha rispettato il suo annuncio di marzo e non ci sono segni che lo rispetterà.  Le autorità colombiane non abbandoneranno la loro missione costituzionale di proteggere i loro cittadini dalla minaccia terroristica e criminale che questo gruppo rappresenta». Mentre attacca gli ultimi disperati rimasugli della guerriglia marxista-leninista la ministro degli esteri colombiana sorvola sui massacri degli squadroni della morte di destra che spesso trovano complicità e appoggi nelle forze armate, ma intanto assicura all’Onu che «Il governo del presidente di Iván Duque è impegnato a costruire la pace legalmente, il sostegno delle Nazioni Unite è essenziale per continuare a progredire nella stabilizzazione e nello sviluppo dei territori più colpiti dalla violenza e dalla povertà. Nel mezzo dell’attuale crisi mondiale non indeboliremo i nostri sforzi e continueremo a investire tutte le risorse possibili per raggiungere i risultati che i nostri cittadini meritano».

Sarà per questo che l’inviato Onu in Colombia ha concluso invitando la comunità internazionale a «mettersi nei nostri panni» e a visitare  quei territori abbandonati alla violenza, «Accompagnando i colombiani nelle loro iniziative di costruzione della pace, non solo attraverso il supporto tecnico ed economico, ma anche con l’impegno politico, come garanti».