Comprendere le diverse personalità degli orsi bruni per ridurre i conflitti con le persone

Valeria Salvatori «Nelle zone rurali gli atteggiamenti nei confronti degli orsi non sono negativi»

[14 Febbraio 2020]

L’orso bruno (Ursus arctos arctos) è il più grosso dei 4 grandi carnivori che vivono ancora in Europa (gli altri sono lupo, lince e ghiottone carnivori) e a volte può avere incontri con le persone, con conseguenze potenzialmente fatali soprattutto a causa di comportamenti sbagliati degli esseri umani. Ma i ricercatori che studiano gli orsi dicono che questi grandi plantigradi hanno personalità e comportamenti diversi e che capirli è la chiave per ridurre i conflitti orso-uomo e proteggere sia gli orsi che gli esseri umani.

Un tempo gli orsi bruni prosperavano nei boschi di tutta Europa, ma la persecuzione umana li ha decimati e oggi sopravvivono abbondanti popolazioni solo nelle regioni rurali montane dei Balcani e dei Carpazi, dove vivono circa 12.000 dei 17.000 orsi europei. In Italia l’orso vive stabilmente in Trentino e in qualche altra piccola area delle Alpi, mentre gli ultimi esemplari di orso marsicano (Ursus arctos marsicanus) vivono tra Abruzzo, Molise e Lazio.

Grazie alle maggiori tutele, gli orsi stanno recuperando e ricolonizzando territori come le Alpi e i Pirenei e la sfida ora è diventata quella di gestire la coesistenza tra le persone e questi grandi carnivori/onnivori che, in determinate situazioni possono predare il bestiame e saccheggiare alveari e pollai fino a rappresentare, a volte, una possibile minaccia per le persone.

In Romania, dove vivono circa 6.000 orsi, a volte entrano nei villaggi e nelle città: nel 2019 gli orsi hanno ucciso 6 persone, e gli incidenti sono in aumento, visto che dal 2000 al 2015 negli incidenti con gli orsi in Romania erano morte 11 persone. Va detto che anche le persone sono un problema per questi plantigradi: in Romania e ovunque sono molti di più gli orsi che muoiono investiti o cacciati illegalmente dagli uomini. Tra gli orsi la mortalità più alta si registra tra gli esemplari adolescenti che sono quelli più vulnerabili alle collisioni stradali.

Su Horizon, il magazine Ue dedicato a ricerca e innovazione, Thomas Mueller  – un esperto di spostamenti degli animali del Senckenberg Biodiversität und Klima Forschungszentrum (SBiK-F) di Francoforte – spiega: «Abbiamo questo ritorno dei grandi carnivori che spesso tornano in territori dominati dall’uomo e che rappresentano una sfida per molti degli stessi carnivori. Comprendere il comportamento dei carnivori è un modo per aiutare a gestire i conflitti tra persone e animali.

Anne Hertel, che fa parte del team di Mueller, aggiunge che il comportamento degli orsi deve essere studiato individualmente. Durante il suo dottorato alla Norges miljø- og biovitenskapelige universitet, la Hertel ha monitorato gli spostamenti degli orsi nelle foreste svedesi, esaminando come si nutrono, evitato gli esseri umani e selezionano le aree in cui vivere.

La Hertel, che durante le sue ricerche in Svezia non ha mai incontrato un orso allo stato selvatico, ricorda che «Gli orsi vanno in letargo nelle tane da novembre ad aprile, quando le femmine danno alla luce cuccioli. Le femmine rimangono con le loro madri per circa due anni e si stabiliscono nelle vicinanze, mentre i maschi si disperdono molto di più. Evitano gli umani a tutti i costi, il che rende difficile studiare la loro personalità».

Per poter seguire i movimenti degli orsi la Hertel ha fatto affidamento sui dati provenienti dai radiocollari che in genere vengono applicati ai cuccioli catturati insieme alla loro madre durante il loro secondo anno di vita. Prima di rilasciare i giovani orsi viene prelevato loro un campione di peli.

Tracciando 46 orsi bruni adulti, nello studio “Don’t poke the bear: using tracking data to quantify behavioural syndromes in elusive wildlife”, pubblicato su Animal Behaviour, il team internazionale guidato dalla ricercatrice del BiK-F ha identificato  6 modi in cui può variare il comportamento degli orsi: la distanza che percorrano in un giorno, la distanza tra dove partono a dove finiscono ogni giorno, la loro preferenza per spostarsi di notte o di giorno e se gli piacciono o evitano le aree aperte tra cui strade, torbiere e radure della foresta.

La Hertel evidenzia che «Abbiamo scoperto che il comportamento di un orso è coerente nel tempo, con alcuni che sono più attivi durante il giorno e alcuni che selezionano l’habitat più vicino alle strade, o gli habitat più aperti come paludi e le foreste abbattute. Gli orsi sono abbastanza diversi l’uno dall’altro. Gli orsi notturni tendono ad essere piuttosto sedentari, mentre gli altri più attivi durante il giorno si spostano molto».

Gli orsi svedesi mangiano soprattutto bacche di bosco, ma alcuni hanno un consumo di carne più elevato e predando giovani alci. La Hertel sta determinando quali orsi mangiano più carne esaminando una firma chimica nei peli raccolti e spiega ancora: «Il nostro prossimo passo è vedere se la carnivorosità è un tratto che può essere appreso dalla madre». Nell’ambito del progetto “Uncovering determinants of animal personalities using movement data” (PERSONALMOVE), la scienziata tedesca sta anche cercando di capire come l’individualità nel comportamento degli orsi può cambiare nel tempo attraverso l’apprendimento o rimanere stabile e se può essere prevista. Secondo Horizon, «Le sue scoperte potrebbero incrementare le previsioni degli spostamenti degli orsi, in particolare dei giovani maschi che si disperdono per stabilire nuovi territori, e aiutare a capire quali hanno maggiori probabilità di spostarsi attraverso le aree in cui vivono le persone».

Ma la stessa Hertel fa notare che «Non è chiaro se i risultati dalla Svezia possano essere tradotti in altre parti d’Europa, come la Romania, poiché le condizioni sono diverse e ci sono pochissimi dati per testare l’ipotesi. In Europa, la Romania è il Paese che ha di gran lunga il maggior numero di orsi e che ha più conflitti in termini di accesso agli insediamenti umani e di problemi causati. Credo che questo conflitto derivi da una combinazione di tratti comportamentali degli orsi, opportunità per loro di nutrirsi di alimenti come la spazzatura umana e tecniche di gestione».

Prima in Romania la caccia all’orso era consentita, ma da quando il Paese è entrato nell’Unione europea nel 2007 gli orsi sono diventati una specie protetta e la caccia è stata completamente vietata nel 2016, ma è difficile capire quale effetto abbia avuto questo popolazioni di orsi perché non sono disponibili dati.

Intervistata da Horizon, Valeria Salvatori dell’Istituto di Ecologia Applicata, spiega a sua volta che «In precedenza, le popolazioni erano gestite al fine di massimizzare i carnieri. Per decenni, in Romania la popolazione di orsi è stata mantenuta a livelli artificiosamente elevati attraverso l’alimentazione artificiale».

A questo si aggiunge il fatto che, da quando la Romania è entrata nell’Ue, l’attività forestale è aumentata e diversi ricercatori dicono che il disturbo antropico – e la perdita di habitat causato da una deforestazione sempre più imponente e in buona parte illegale – stia spingendo gli orsi a cercare cibo nei villaggi. Ma la Salvatori aveva visto per la prima volta gli orsi mangiare nelle discariche della città quasi due decenni fa, quando faceva ricerche nei Carpazi per il suo dottorato.

Mentre la lobby della caccia rumena (e non solo) evidenzia i conflitti tra orsi e persone, la Salvatori dice che «Nelle zone rurali gli atteggiamenti nei confronti degli orsi non sono negativi. In luoghi come Hargita, un hotspot per gli orsi in Transilvania, le persone credono che la situazione attuale e il danno causato dagli orsi non siano sostenibili, ma sono abituati agli orsi e spesso cercano di spiegare e persino scusare il comportamento dell’orso in caso di conflitto». La scienziata italiana ha tenuto in Romania – dove la situazione è completamente diversa da quella italiana – un workshop della piattaforma Ue sulla coesistenza tra uomo e grandi carnivori con proprietari di bestiame, apicoltori, game manager, cacciatori e piccole organizzazioni ambientaliste per cercare di migliorare la coesistenza con gli orsi in Romania e sottolinea che «L’atteggiamento generale è che è normale avere gli orsi, ma che gli incontri con gli orsi dovrebbero essere gestiti meglio. Non esiste una forte opposizione all’utilizzo della caccia come strumento di gestione, a condizione che ciò non sia dannosa per la loro popolazione». Inoltre, per la gente del posto il turismo legato agli orsi dovrebbe essere regolato meglio.

I workshop tenuti dalla Salvatori hanno prodotto diverse raccomandazioni per evitare i conflitti con gli orsi e impedire che razzino alveari e colture e uccidano il bestiame, come mettere in sicurezza i cassonetti nelle aree frequentate dagli orsi e mettere recinti elettrici nelle zone turistiche. Un’altra opzione, più individuale, evidenziata dalla Hertel è l’hazing che consiste nel “cacciare” specifici orsi problematici con proiettili di gomma o cani per dissuaderli dall’avvicinarsi alle persone.