Dove il fungo killer uccide più anfibi aumenta la malaria. Il mondo tutto attaccato al tempo del Covid-19

Se spariscono le rane e altri "riduttori di zanzare", cosa succede ai tassi di malaria?

[24 Dicembre 2020]

Il 2020 che sta finendo ci ha insegnato sulla nostra pelle che la nostra salute è intrecciata con la salute degli altri animali.  Come ricorda Cara Gaimo su Anthropocene, «SARS-CoV-2, il coronavirus che causa il Covid-19, probabilmente è passato agli esseri umani dai pipistrelli , potenzialmente tramite un ospite secondario e forse tramite un mercato della fauna selvatica». Secondo Joakim Weill, dottorando in economia ambientale dell’università della California Davis, «La malattia ha ” dimostrato in modo drammatico l’interdipendenza tra le specie», afferma.

Weill è uno degli autori dello studio “Amphibian Collapses Exacerbated Malaria Outbreaks in Central America”, pubblicato su medRexiv da un team di ricercatori dell’università dell’UC Davis, dell’università del Maryland, dello Smithsonian Tropical Research Institute di Panama e dell’Alliance of Bioversity International e CIAT Regional Office for Africa, dal quale emerge chiaramente che  anche malattie che sembrano non avere nulla a che fare con gli esseri umani possono influenzarci, strappando un filo della rete ecologica che ci unisce agli altri esseri viventi e causando un’increspatura che si riverbera sui taxa.

Lo studi, presentato recentemente all’American Geophysical Union Fall Meeting, descrive il legame tra le morie di anfibi e la malaria che colpisce gli esseri umani in diverse aree  dell’America centrale, fornendo un esempio dei «costi per il benessere umano spesso nascosti nei  fallimenti della conservazione delle specie».

La ricerca parte dagli effetti del Batrachochytrium dendrobatidis  (Bd), è un fungo altamente contagioso che infetta la pelle degli anfibi, impedendogli di respirare e alla fine uccidendoli. Il fungo killer è così mortale e si diffnde così facilmente che ha già causato l’estinzione di circa 90 specie di anfibi e ridotto di oltre il 90% le popolazioni di altre 124 specie. E’ attualmente «L’agente patogeno più distruttivo mai descritto dalla scienza», come hanno scritto nel 2019  i biologi Dan Greenberg  e Wendy  Palen, della Simon Fraser University, nello studio “A deadly amphibian disease goes global”, pubblicato su Science e che ha ricostruito la diffusione del BD dopo la sua comparsa in Corea negli anni ’50.

Invece, la malaria, la malattia di origine animale più mortale per l’uomo, è provocata da un parassita plasmodio unicellulare e trasmessa dalle zanzare. Ogni anno uccide centinaia di migliaia di persone e ne fa  ammalare altri milioni, soprattutto nei Paesi tropicali. Finora i vaccini antimalarici si sono rivelati non particolarmente efficaci e i farmaci per prevenire la malaria sono troppo costosi per le popolazioni povere e  possono avere effetti collaterali, quindi le migliori strategie antimalariche prevedono la riduzione del contatto tra persone e zanzare,  spesso con zanzariere e  insetticidi.

Le rane e altri anfibi sono efficientissimi predatori di zanzare e  i ricercatori si sono chiesti cosa succede ai tassi della malaria se dal territorio scompare un elevato numero di rane e rospi. Per questo hanno incrociato le date del declino degli anfibi causato dal Bd in diverse aree del Costa Rica e Panama con i cambiamenti nell’incidenza della malaria in quegli stessi luoghi.  Il fungo killer si è diffuso in questi due Paesi  centroamericani per 25 anni, iniziando dal Costa Rica nordoccidentale ed espandendosi verso sud e est. Il team di ricerca ha scoperto che, circa un anno dopo la comparsa del Bd in una provincia, i casi di malaria hanno cominciato ad aumentare, sono continuati a salire per 2 anni, poi sono rimasti al livello più alto per altri6 anni, prima di iniziare ad attenuarsi 9 anni dopo l’arrivo del fungo killer.

I ricercatori spiegano nello studio che «Per 6 anni che il nostro effetto stimato del declino degli anfibi è stato al suo massimo, l’aumento annuo previsto della malaria variava  da 0,76 – 1,0 casi aggiuntivi per 1.000 abitanti. Il che costituisce una quota sostanziale dei casi complessivi». Nella sola capitale del Costa Rica, Sa Jose questo tasso di incremento della malaria si traduce in 1.000 casi in più.

Anche le temperature più elevate e ridotta copertura forestale sono state  associate a un aumento dei casi di malaria, sebbene in misura minore, e i ricercatori hanno scoperto che altre malattie trasmesse dalle zanzare hanno visto tendenze simili.

Gli autori dello studio evidenziano che «Sebbene sia possibile che qualcosa oltre a una relazione causale possa spiegare questi numeri, è estremamente improbabile».

Lo studio conferma il vecchio slogan ambientalista: “il mondo è tutto attaccato”, e la complessità di un pianeta dove tutte le specie sono collegate:  «Può sembrare astratto o addirittura fantasioso – scrive la Gaimo  –  ma sapere che un fungo uccide un anfibio che altrimenti mangerebbe un insetto che ospita un parassita unicellulare che fa ammalare gli esseri umani, rende tutto molto più concreto e forse anche più urgente, soprattutto se considerato insieme agli eventi di quest’anno».

Weill conclude: «I risultati nel nostro documento suggeriscono che alcune politiche, come le politiche di conservazione degli anfibi o la regolamentazione del commercio della fauna selvatica, potrebbero avere benefici per la salute umana che attualmente non vengono considerati. Mi aspetto che più persone inizieranno a esaminare queste domande, non necessariamente a causa del nostro documento, ma a causa del Covid-19».