Si tratta dell’ottavo caso sulle coste italiane in quattro mesi

È morto un altro capodoglio, spiaggiato sul litorale di Ostia

Il Wwf chiede un’indagine approfondita su questi decessi e misure di conservazione efficaci almeno nel santuario Pelagos: «Diventi davvero una “casa sicura” per i giganti del mare, e non un Santuario solo sulla carta»

[11 Giugno 2019]

Un giovane esemplare femmina di capodoglio (Physeter macrocephalus) di circa 5 metri è stato ritrovato morto nella serata di ieri, spiaggiato in avanzato stato di decomposizione sulle spiagge di Ostia. Si tratta dell’ottavo spiaggiamento di questa specie sulle coste italiane dal marzo scorso, quando venne rinvenuta una giovane femmina gravida a Cala Romantica in Costa Smeralda, con 22 kg di plastica nello stomaco.

Ogni capodoglio che muore in questo modo, soprattutto se si tratta di un individuo così giovane, è una perdita per tutta la ricchezza del Mare Nostrum: la sottopopolazione mediterranea di questa specie è infatti considerata già opggi a rischio di estinzione dalla Iucn, l’Unione mondiale per la conservazione della natura.

«Si tratta di una vera e propria emergenza per questi grandi cetacei – spiegano dal Wwf –  minacciati dalle collisioni con le navi, dall’inquinamento acustico (causato dal traffico marittimo e dai micidiali air-guns utilizzati per le esplorazioni geosismiche) dall’invasione della plastica, ma anche dalla diffusione di possibili malattie. È necessario capire in tempi brevi le cause certe della mortalità di ciascuno di questi 8 individui, per avere un quadro più chiaro della situazione e poter intervenire in maniera efficace contro le minacce».

Ieri ad accorrere sul posto sono stati i ricercatori della onlus Oceanomare Delphis, che nell’area hanno attivo uno studio sul tursiope, per coadiuvare gli uomini della Capitaneria di porto nelle procedure del caso e assicurare l’animale fuori dall’acqua per evitare che le onde lo riportassero alla deriva: «Sono stati allertati gli esperti del Cert – Cetaceans’ strandings emergency response team, nella persona di Sandro Mazzariol, e l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana, che provvederanno all’autopsia nei prossimi giorni», spiegano dalla onlus.

E dal Wwf la richiesta è quella di un approccio più ampio: serve «un’indagine approfondita su questi decessi e azioni dirette per realizzare, almeno nel santuario Pelagos (una zona marina di 87.500 km² nata da un accordo tra l’Italia, il Principato di Monaco e la Francia proprio per proteggere i mammiferi marini che lo frequentano, ndr) misure di conservazione efficaci per far sì che l’area diventi davvero una “casa sicura” per i giganti del mare, e non un santuario solo sulla carta».