È possibile ripristinare gli habitat e la biodiversità marina? Ci prova Merces (VIDEO)

Un progetto a guida italiana per riparare i danni di gasdotti, pesca a stracico, cavi e trivellazioni

[26 Marzo 2019]

La perdita di biodiversità è uno dei più gravi problemi a livello globale e negli oceani questo declino è provocato soprattutto dal degrado degli habitat derivante dalle attività antropiche: secondo l’Unesco, se non agiamo per fermare l’estinzione di massa in corso, entro il 2100 oltre la metà delle specie marine del mondo potrebbe essere sull’orlo dell’estinzione. Attività come la posa di gasdotti e oleodotti, pesca a strascico, trivellazioni di idrocarburi e stesa di cavi  per internet stanno distruggendo gli ecosistemi marini di profondità. Ma Horizon fa notare che «Studi hanno dimostrato che reintrodurre alghe e coralli in questi habitat potrebbe scongiurare gli effetti peggiori e far recuperare la vita marina». E oceani meno biodiversi non saranno in grado di fornire cibo alla popolazione umana in crescita in un mondo dove giù 3 miliardi di persone dipendono dal pesce come fonte primaria di proteine. A rimetterci sarà anche l’economia: un recente rapporto del Wwf ha quantificato in 2,2 trilioni di dollari i beni e servizi ecosistemici forniti all’umanità dagli oceani.

Horizon evidenzia che «Alcuni effetti della perdita di biodiversità sono meno tangibili. Molte delle sostanze chimiche utilizzate nei farmaci e nei composti industriali oggi provengono da piante e animali marini. Con gli oceani che sono meno conosciuti rispetto alla luna, gli organismi marini potenzialmente utili potrebbero essere spazzati via o gravemente impoveriti prima che vengano scoperti».

Roberto Danovaro, presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, sottolinea che «Se perdiamo la biodiversità, perdiamo l’opportunità di scoprire questi composti di importanza cruciale. La buona notizia è che negli oceani, il ripristino degli ecosistemi può far sì che le specie scomparse da una particolare regione ritornino. Il concetto di perdita di biodiversità è diverso negli ecosistemi marini e terrestri. Grazie alla dimensione della connessione tra mari e oceani, è difficile avere una completa perdita di biodiversità, un’estinzione. Ma, a livello regionale e locale, abbiamo una perdita di biodiversità se c’è una diminuzione di una specie, fino a nulla in una determinata regione».’

Danovaro coordina il progetto Marine Ecosystem Restoration in Changing European Seas (Merces), che sta ripristinando gli habitat in alcune regioni europee biologicamente impoverite reintroducendo le specie chiave, che sono soprattutto piante e coralli. Merces è portato avanti da un consorzio capeggiato dall’università politecnica delle Marche al quale partecipano 28 partner di 16 Paesi e che è focalizzato sulla “restoration” di differenti ambienti marini degradati, con l’obiettivo di: «1) valutare il potenziale di differenti approcci e tecnologie; 2) quantificare il riscontro in termini di servizi ecosistemici e il loro impatto socio economico; 3) definire un quadro giuridico e di governance necessari per massimizzare l’efficacia dei diversi approcci di restauro».

Il team di Merces evidenzia che «I cambiamenti climatici e le attività antropiche (come l’utilizzo della costa e lo sfruttamento delle risorse biotiche e abiotiche) stanno causando ingenti impatti sugli ecosistemi marini. Si prevede che nei prossimi decenni la pressione antropica diretta ed indiretta aumenterà considerevolmente, portando a una grave perdita di biodiversità e diminuzione del funzionamento degli ecosistemi marini. La degradazione e la perdita degli habitat sono tra le maggiori cause di declino delle specie marine e possono portare alla loro estinzione. E’ ormai sempre più evidente che per fermare questo rapido declino è necessario agire con azioni di restauro ecologico, ovvero di restoration. Con questo termine s’intende un’azione di recupero, da parte dell’uomo, di un ecosistema precedentemente degradato, danneggiato o distrutto. Vi è un urgente bisogno di integrare le opere di restauro ecologico, basate su robuste conoscenze scientifiche, e azioni di gestione degli ecosistemi. Diversamente dall’ambiente terrestre, si hanno poche informazioni riguardo al restauro ecologico degli ecosistemi marini. Tuttavia è stato recentemente dimostrato che i principi e le tecniche utilizzate nel restauro ecologico degli ecosistemi terrestri possono essere applicati anche a quelli marini. Nuovi dati scientifici, strumenti e metodologie sono necessari per una migliore gestione delle risorse dei mari europei».

A Merces dicono che «Se negli habitat marini possono essere reintegrate con successo diverse forme di vita, questo significa che gli ecosistemi potrebbero riprendersi dai danni causati dallo sviluppo industriale, dalla costruzione di gasdotti, per esempio, o dalle attività minerarie». Danovaro aggiunge che «Questa è un’opportunità per non interrompere (di costruire) le infrastrutture, ma per trovare una soluzione per incoraggiare lo sviluppo della crescita blu (crescita economica nel settore marittimo) insieme alla conservazione della biodiversità e alla conservazione degli habitat».

Il restauro ecologico ha un ruolo importante per la politica ambientale europea, ma la sua applicazione in ambiente marino si sta sviluppando solo di recente. Infatti, azioni di recupero di questi ecosistemi sono ad oggi estremamente limitate. L’obiettivo del progetto Merces è quello di «Utilizzare, per la prima volta, un approccio integrato e multidisciplinare utile alla creazione di nuovi strumenti e metodologie in grado di valutare l’efficacia di azioni di recupero di ecosistemi/habitat marini degradati. In particolare saranno condotti studi pilota di restauro ecologico su diversi ecosistemi marini tra cui: ecosistemi costieri di fondo mobile caratterizzati dalla presenza di fanerogame (Zostera spp. e Posidonia oceanica) e reef a bivalvi (Mytilus spp., Pinna spp., Serripes spp., Ostrea spp.), ecosistemi costieri e mesofotici (intorno a 50-150 m di profondità) a fondi duri, caratterizzati dalla presenza di coralli (Paramuricea clavata, Corallium rubrum), spugne (Spongia officinalis, Spongia lamella, Hippospongia communis, Axinella polypoides, Axinella cannabina, Chondrilla nucula, Calyx nicaensis) e foreste di macroalghe (Laminaria hyperborea, Saccharina latissima, Cystoseira spp.). Inoltre, il progetto Merces svilupperà metodi e approcci di restauro ecologico nei più remoti ecosistemi marini: gli ambienti profondi, anch’essi minacciati dal crescente impatto dell’uomo, dovuto alle attività di pesca a strascico e all’estrazione di combustibili fossili e di minerali».

Insomma, il team di Merces  sta ripiantando piante e alghe nelle praterie sottomarine del Mediterraneo, del Baltico e del Nord Atlantico, mentre negli habitat a fondo duro sta reintroducendo gorgonie e nelle zone di acque profonde i coralli. Diverse specie di alghe, come i kelp e le alghe brune, favoriscono il ritorno di ricci di mare, crostacei, gasteropodi, bivalvi, stelle marine e dei loro predatori. Danovaro conferma: «Finora, a seconda delle specie reintrodotte, in questi habitat sono tornati tra il 50% e il 90% degli animali».

In sostanza, le azioni intraprese da Merces accelerano il modo in cui un ecosistema naturale si riprende in assenza di ulteriori impatti e Danovaro risssume così il progetto: «Stiamo facendo in qualche anno quel che può essere fatto per natura in 100 anni o più».

Ma il consorzio Merces è consapevole che «Le strategie di conservazione non bastano da sole ad impedire la perdita di capitale naturale. E’ necessario, pertanto, ottimizzare azioni per il recupero dei beni e dei servizi forniti dal mare ed indispensabili per il benessere dell’uomo». Per questo svilupperà «nuove metodologie per migliorare le azioni volte al recupero degli habitat e degli ecosistemi marini europei danneggiati, al fine di valutare gli effetti del restauro ecologico sui servizi ecosistemici. A tale scopo saranno svolte analisi multidisciplinari dei costi socio-economici, dei benefici e della sostenibilità delle attività di restauro ecologico su scala europea».

Merces ha anche lo scopo di produrre nuove opportunità di lavoro e creare una nuova generazione di esperti nel campo del recupero ambientale e «promuoverà la creazione, attraverso strumenti di Citizen science, di una comunità inclusiva della sfera industriale, della ricerca, delle amministrazioni pubbliche e dei cittadini che permetta il confronto, individui punti di forza e debolezza, favorisca lo sviluppo di nuove tecnologie, condivida informazioni e promuova attività di restauro efficaci e sostenibili in tutta Europa».

I ricercatori guidati dall’università politecnica delle Marche stanno testando metodologie e tecniche tradizionali ed innovative per il restauro di ecosistemi marini degradati e alla fine forniranno  protocolli e linee guida sulle pratiche di restauro ecologico per diversi portatori d’interesse sia pubblici sia privati.

I ricercatori sono sicuri che «Merces  permetterà il trasferimento delle conoscenze acquisite a tutti i soggetti, enti, istituzioni ed aziende interessate alle azioni di recupero ambientale. I risultati del progetto saranno sintetizzati in una guida pratica che fornirà indicazioni su come e quando adottare misure di restauro di ecosistemi marini degradati. In questo modo Merces contribuirà ad incentivare l’innovazione del settore privato che opera in ambito ambientale, ed alla creazione di nuove opportunità economiche e di promozione per uno sviluppo sostenibile».

All’università politecnica delle Marche concludono: <Merces favorirà lo sviluppo di nuove metodologie e tecnologie e permetterà di acquisire nuove conoscenze e competenze. I risultati di Merces forniranno indicazioni utili per la strategia di sviluppo dell’Unione Europea nel prossimo decennio (i cinque obiettivi della strategia ”Europa 2020” sono occupazione, innovazione, cambiamenti climatici/energia, istruzione, povertà/emarginazione). I risultati di Merces forniranno un contributo pratico alle politiche di gestione e protezione degli ecosistemi marini su scala europea. Le azioni di restauro ambientale che saranno condotte in Merces permetteranno di comprenderne i benefici per gli ecosistemi marini, supportare azioni politiche ed individuare valide strategie per il mantenimento e la valorizzazione del capitale naturale dei mari europei. Merces valorizzerà precedenti investimenti in ricerca nell’ambito del recupero ambientale, fornendo una nuova visione di restauro ecologico per i mari europei e contribuendo allo sviluppo della “green economy”. Merces  ambisce ad avere un importante impatto sul mercato del lavoro su scala europea, coinvolgendo un gran numero di giovani scienziati e diversi portatori d’interesse appartenenti al settore privato. Tale coinvolgimento consentirà di acquisire maggiore consapevolezza del grande potenziale del restauro ecologico, per il mantenimento di beni e servizi forniti dagli ecosistemi marini alle generazioni presenti e future».

Videogallery

  • ABBaCo project: transplants in the Bagnoli-Coroglio area (Naples)