E’ ufficiale: il castoro è tornato in Italia dopo oltre 450 anni

Si è ristabilito nel Tarvisiano ed è già una star. Il comunicato ufficiale

[10 Dicembre 2018]

La notizia lanciata dal TG3 regionale del Friuli Venezia Giulia  e poi è stata rilanciata da  numerosi giornali e social media, raggiungendo in poche ore decine di migliaia di visualizzazioni. La scoperta di questo gradito ritorno è avvenuta grazie alle trappole videofotografiche sistemate da Renato Pontarini del Progetto Lince.

Paolo Molinari, coordinatore del Progetto Lince Italia dell’Università di Torino, spiega che «A pensarci bene non deve meravigliare. Nell’immaginario collettivo rappresenta un animale simpatico e laborioso, protagonista di molti libri e favole, cartoni animati e film di Walt Disney, raffigurando così una creatura simpatica. Certamente si tratta di un nuovo e importante ambasciatore per la tutela delle nostre meravigliose vallate»,

Il “Ponta”, come battezzato il castoro dai ricercatori, sia per ricordare il suo “bodyguard” Renato Pontarini, sia per riprendere le qualità ingegneristiche di un animale che costruisce dighe che diventano anche ponti sui corsi d’acqua, è stato tra l’altro immortalato mentre fa toilette. I ricercatori del Progetto Lince Italia spiegano che «La pulitura quasi maniacale del pelo è necessaria per mantenere la sua piena efficienza, ovvero impermeabilità ed isolamento termico. Questo è necessario quando anche alle basse temperature invernali si entra ed esce costantemente dall’acqua. Attualmente “il Ponta” è impegnatissimo a fare scorte invernali, che consistono in giovani e teneri (si fa per dire) rami di latifoglie che dispone nella vicinanza della sua tana e che può raggiungere senza troppa fatica quando arriveranno le prime abbondanti nevicate. Il castoro non va in letargo e resta attivo tutto l’inverno, tuttavia con alcune limitazioni alla mobilità. Pontarini è già riuscito a documentare anche la presenza di una delle lontre tarvisiane in uno dei laghetti costruiti dal castoro. Una meraviglia unica per il territorio nazionale».

Ecco il comunicato ufficiale del Progetto Lince Italia:

La trascorsa presenza del castoro in Italia nord-orientale è testimoniata da reperti sub-fossili tardiglaciali ed olocenici (risalenti a 8000 anni fa) rinvenuti al riparo di Biarzo (San Pietro al Natisone, UD), ma in Italia la specie sembra essersi definitivamente estinta nel XVI secolo.

La sua estinzione in gran parte dell’Europa fu da una parte dovuta all’utilizzo delle sue carni e delle sue pelli, dall’altra all’elevato valore del castoreum, un olio prodotto dalle sue ghiandole. Esso veniva utilizzato nell’industria dei profumi, e si riteneva avesse anche proprietà medicamentose.

Nonostante ciò la specie è sopravvissuta nell’Italia Padana almeno fino al 1541, in Slovenia fino al XVII-XVIII secolo e in Croazia fino alla fine del XIX secolo (1897).

Il castoro è in grado di incrementare notevolmente la bio-diversità delle aste fluviali che frequenta, grazie a sistemi di dighe che creano piccoli bacini e ristagni d’acqua particolarmente ricchi di vita. Per questa ragione l’uomo sta reintroducendo il castoro in molti paesi europei. Queste iniziative lo hanno riportato a qualche km dall’Italia, sia in Svizzera (Canton Ticino), sia in Austria (Carinzia, Valle del Gail: zone di Villach, Feistritz a. d. G. ed Hermagor), dove la specie è stata reintrodotta tra gli anni ’70 e ’90 del XX secolo. In Slovenia la specie è tornata nel 1999 grazie all’espansione naturale di popolazioni reintrodotte in Croazia, ma la sua presenza sembra essere ancora relativamente lontana dai confini italo-sloveni.

Renato Pontarini (Progetto Lince Italia) da tempo tiene sotto controllo le popolazioni di castoro reintrodotte in Carinzia, ma nulla faceva supporre che la specie avesse risalito l’Orrido dello Slizza fino al Comune di Tarvisio.

Alla fine di ottobre 2018, tuttavia, alcuni cacciatori tarvisiani hanno notato alcuni segni di presenza che potevano forse essere attribuiti alla specie. Il 18 novembre 2018, inoltre, Daniele Vuerich, della stazione CFR Pontebba, ha ripreso l’immagine di un salice profondamente scortecciato. Dalla foto molto ravvicinata poteva sembrare un danno da ungulato. Tuttavia, vista l’incertezza di attribuzione, è stato chiesto a Renato Pontarini (Progetto Lince Italia) di compiere alcune verifiche di campagna. I primi accertamenti, effettuati il 21nov2018, hanno indicato che il danno sembrava poter essere attribuito a castoro. Le verifiche successive, condotte assieme a Luca Lapini (Museo Friulano di Storia Naturale di Udine) hanno confermato la presenza di almeno un castoro in Comune di Tarvisio. Segni della sua attività si trovano in almeno 6-7 km di aste fluviali della zona, indicando chiaramente la sua provenienza austriaca.

Una nuova specie per il territorio italiano, una ulteriore conferma che la sinergia tra cacciatori Tarvisiani, Corpo Forestale della Regione Friuli Venezia Giulia, Associazioni (Progetto Lince Italia, diretto da Paolo Molinari) ed Enti di Ricerca (Museo Friulano di Storia Naturale), può produrre grandi risultati con un monitoraggio costante del territorio. Il Castoro europeo Castor fiber è protetto dalla Direttiva Habitat 92/43 CEE, che lo elenca negli Allegati II e IV, con lo stesso pregio conservazionistico della lontra.

Nei fiumi di Tarvisio oggi convivono lontre e castori. Un primato nell’ambito italiano, che dimostra ancora una volta l’assoluta unicità di queste terre di confine.

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