Eccezionale avvistamento di 30 delfini comuni nel Santuario Pelagos

Una magnifica notizia dopo gli spiaggiamenti dei delfini in Toscana

[20 Agosto 2019]

L’Istituto Tethys da notizia di un avvistamento eccezionale fatto pochi giorni fa dalla barca “Pelagos”: «Un intero gruppo di delfini comuni (Delphinus delphis) con anche dei piccoli, cosa che, nell’area di studio di Tethys, nel Santuario, non era mai capitata in 32 anni. Questa specie, a dispetto del nome, è ormai rarissima nei nostri mari; si possono vedere perlopiù singoli individui frammisti ai branchi delle molto più frequenti stenelle (Stenella coeruleoalba)».

L’avvistamento è avvenuto a circa tre miglia al largo tra Sanremo e Bordighera, in provincia di Imperia, ed è una magnifica notizia, visto che finora l’estate nel Santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos era stata tristemente segnata dal ritrovamento lungo le coste e le isole toscane di molti delfini morti, soprattutto tursiopi (Tursiops truncatus), a causa di un’epidemia di morbillivirus acuita in animali intossicati da alti livelli di DDT e PCB. .

I ricercatori di Tethys ricordano che «Sono solo poche le zone in Mediterraneo dove il delfino comune viene ancora avvistato con regolarità. Tra questi il mar di Alboran, la zona di studio del progetto Pelagos, nella Grecia ionica e al largo di Ischia», dove però negli ultimi anni i ricercatori di Oceanomare Delphis hanno degnalato un calo numerico di questi cetacei. Invece, non viene più avvistato da diversi anni il branco di delfini comuni che frequentava le acque tra l’Isola d’Elba (Portoferraio – Bagnaia) e il Canale di Piombino.

In un’intervista all’Ansa, Sabina Airoldi, responsabile dell’Istituto Tethys delle ricerche sui cetacei condotte dall’Istituto Tethys nel Santuario Pelagos, sottolinea che «In oltre trent’anni di monitoraggio in quest’area non avevamo mai avvistato un gruppo di questa specie, che in Mediterraneo ha subito un drastico declino negli ultimi decenni».

Quanto alle cause del declino di questi magnifici cetacei che figuravano già nell’iconografia greca, l’Airoldi  diche che «Non sono ancora chiare, ma sicuramente la diminuzione delle prede, il degrado dell’habitat e le catture accidentali nelle reti da pesca giocano un ruolo fondamentale».