Gigantesco carico di soia dal Brasile per l’Ue. Intanto la deforestazione dell’Amazzonia galoppa

Più 96% di deforestazione da quando Bolsonaro è diventato presidente nel gennaio 2019

[15 Luglio 2020]

Qualche giorno fa ad Amsterdam, proveniente dallo Stato brasiliano del Paraná, è attraccata la Pacific South con a bordo oltre 100.000 tonnellate di soia che è stata coltivata  su circa 40.000 ettari di terreno, (circa 60.000 campi da calcio) che un tempo era foresta o prateria. Il Wwf denuncia che «Questa terra è stata quindi disboscata per far posto a una coltivazione che è soprattutto alla base dell’alimentazione degli animali domestici per la produzione di carne».

Secondo il rapporto “Deforestation Made in Italy. Le responsabilità delle imprese e dei consumatori italiani nella deforestazione dei paesi tropicali”, curato da Etifor (spin-off dell’università di Padova) «Il 62% della superficie deforestata lorda su scala globale nel periodo 2005-2013 (equivalente a 5,5 Milioni di ettari/anno) è attribuibile all’espansione di aree agricole (principalmente per la produzione di soia e cereali), pascoli (per la produzione di carne e derivati) e  piantagioni (tanto forestali quanto di palma da olio). Il consumo italiano di soia avrebbe provocato, tra il 2000 e il 2010, una deforestazione media di almeno 16.000 ettari/anno».

Il Wwf evidenzia: «Anche se è possibile che gran parte della soia provenga da terreni che sono stati trasformati molto tempo fa, i cittadini italiani non possono essere certi che le spedizioni di soia verso l’Ue e verso l’Italia, non siano legate alla recente deforestazione o alla conversione dell’ecosistema forestale. Ad oggi non esiste una legge nazionale né dell’Unione che garantisce che le importazioni di soia e di altri prodotti di base siano esenti da deforestazione; il che significa che i consumatori europei rischiano inconsapevolmente di alimentare, seppur indirettamente, la distruzione della foresta tropicale e di altri importanti ecosistemi naturali».

Isabella Pratesi, direttore della Conservazione del Wwf Italia fa presente che «Anche i cittadini italiani stanno inconsapevolmente consumando prodotti alimentari da animali nutriti con soia coltivata su terreni disboscati in Brasile. In Europa non si ostacola efficacemente l’ingresso nel mercato europeo della soia legata alla deforestazione e alla distruzione dei pascoli. La distruzione di questi ecosistemi naturali ha un enorme impatto sulla biodiversità del nostro pianeta e sulla capacità di contrastare il cambiamento climatico. Serve una legge europea forte e vincolante per impedire la circolazione di soia che distrugge la natura».

Sono proprio di questi giorni gli ultimi dati scientifici dell’Instituto Nacional de Pesquisas Espaciais (INPE) che dicono che la deforestazione nell’Amazzonia brasiliana è salita per il 15esimo mese di fila, raggiungendo livelli che non si vedevano dalla metà degli anni 2000. Inoltre, i satelliti Inpe hanno rilevato 1.034 km2 di disboscamento a giugno, che portano il totale calcolato su 12 mesi a 9.564 km2: l’89% in più rispetto a un anno fa.

Si tratta della più grande deforestazione mai registrata dall’INPE dal 2007, quando ha iniziato a raccogliere dati e diffondere aggiornamenti mensili. Il  Wwf fa notare che «Il tasso di deforestazione su 12 mesi è aumentato del 96% da quando il presidente Jair Bolsonaro è entrato in carica nel gennaio 2019. I numeri parlano da soli».

Per il Wwf c’è un problema che riguarda l’Europa: «Quello dell’Unione europea è il secondo mercato mondiale per i prodotti di base a rischio deforestazione dopo la Cina. Mentre l’Ue importa meno soia della Cina, gli dimostrano che le sue importazioni hanno una probabilità maggiore di essere legate alla deforestazione. Quest’estate la Commissione europea aprirà una consultazione pubblica su una nuova legge per impedire ai prodotti legati alla deforestazione di entrare nel mercato europeo. Il Wwf esorta anche i cittadini italiani a prendervi parte per far sentire forte la voce di chi non vuole si porti nel piatto alimenti che hanno contribuito alla progressiva scomparsa della foresta ammazzonica».