Gli squali balena possono farsi ricrescere le pinne?

Gli squali balena mostrano una notevole capacità di riprendersi dalle ferite, ma restano a rischio estinzione

[4 Marzo 2021]

Lo studio “Wound-healing capabilities of whale sharks (Rhincodon typus) and implications for conservation management”, pubblicato recentemente  su Conservation Physiology  da Freya Womersley dell’università di Southampton, James Hancock e Cameron Perry del Maldives Whale Shark Research e David Rowat di Marine Conservation Society Seychelles, ha analizzato per la prima volta la straordinaria velocità con cui il pesce più grande del mondo, lo squalo balena (Rhincodon typus) in via di estinzione, può riprendersi dalle ferite. E i risultati rivelano che «Lacerazioni e abrasioni, sempre più causate da collisioni con barche, possono guarire nel giro di poche settimane» ma i ricercatori hanno scoperto qualcosa di incredibile: «Prove di una ricrescita delle pinne dorsali parzialmente rimosse».

Questo studi arriva in un momento davvero difficile  per questi grandi squali che possono raggiungere i 18 metri di lunghezza e studi recenti hanno dimostrato che il rischio per questi enormi pesci aumenta insieme alla loro popolarità nel settore del turismo naturalistico che fa aumentare anche le interazioni con gli esseri umani e quindi con il traffico marittimo. «Di conseguenza – sottolineano all’università di Southampton – questi squali affrontano un’ulteriore fonte di lesioni oltre alle minacce naturali, e alcuni di questi giganti oceanici mostrano cicatrici causate da collisioni con le barche».

Fino ad ora si sapeva molto poco sull’impatto di queste lesioni sugli squali balena e se e come potessero rimarginarle».

La Womersley, che ora lavora per la Marine Biological Association britannica e Marine Conservation Society Seychelles, sottolinea che «Questi risultati di base ci forniscono una comprensione preliminare della guarigione delle ferite in questa specie. Volevamo determinare se ci fosse un modo per quantificare quello a cui molti ricercatori stavano assistendo aneddoticamente sul campo, e così abbiamo escogitato una tecnica di monitoraggio e analisi nel tempo degli infortuni».

I segni distintivi unici di ogni squalo balena consentono ai ricercatori di tutto il mondo di identificare i singoli individui e di monitorare le popolazioni regionali, utilizzando siti web come WildBook dove i citizen scientists possono caricare le foto dei loro avvistamenti di squali. Per questo studio, il team di ricercatori ha esaminato le fotografie scattate da citizen scientists, ricercatori e operatori del turismo degli squali balena in due siti nell’Oceano Indiano dove gli squali si radunano frequentemente e ha utilizzato questi segni per standardizzare le immagini. Un metodo che ha consentito ai ricercatori di confrontare le fotografie scattate per un lungo periodo senza attrezzature specialistiche e ha aumentato la quantità di dati disponibili per valutare e monitorare come sono cambiate le singole ferite degli squali balena.

La Womersley spiega: «Utilizzando il nostro nuovo metodo, siamo stati in grado di determinare che questi squali possono guarire da ferite molto gravi in ​​tempi di settimane e mesi. Questo significa che ora abbiamo una migliore comprensione delle lesioni e delle dinamiche di guarigione, che possono essere molto importanti per la gestione della loro conservazione».

Lo studio ha anche evidenziato la capacità degli squali balena di farsi ricrescere una prima pinna dorsale parzialmente amputata, che, per quanto ne sanno gli autori, «E’ la prima volta che è stato segnalato scientificamente uno squalo  che mostra questo fenomeno». Un’altra cosa interessante è la scoperta delle macchie uniche che si formano sui punti precedentemente feriti, il che, secondo i ricercatori «Suggerisce che questi bellissimi segni sono una caratteristica importante per questa specie e persistono anche dopo essere stati danneggiati».

Capacità di guarigione che sembrano rapide ed eccezionali e che suggeriscono che gli squali balena possono resistere e riprendersi dagli impatti causati dagli esseri umani, ma gli autori dello studio fanno notare che «Potrebbero esserci molti altri impatti meno riconoscibili con lesioni per questi animali, come un fitness ridotto, capacità di foraggiamento e comportamenti alterati; quindi gli infortuni devono essere prevenuti ove possibile».

Lo studio ha anche trovato variazioni nei tassi di guarigione, con delle lacerazioni, tipiche delle lesioni dell’elica, che impiegano più tempo a guarire rispetto ad altri tipi di ferite, evidenziando «la necessità di ulteriori ricerche per determinare l’influenza di fattori individuali ambientali e più sfumati sulla guarigione delle lesioni».

I ricercatori sottolineano che «Una gestione attenta dei siti di aggregazione degli squali balena, che si verificano stagionalmente in un certo numero di regioni costiere in tutto il mondo, è essenziale per garantire che gli squali siano protetti mentre trascorrono del tempo in aree ad alta attività umana. Se gli squali subiscono ferite in questi luoghi, ricerche come questa possono aiutare i team locali a stimare quanti anni ha la ferita e a fare valutazioni su dove e come potrebbe essere stata inflitta in base alla conoscenza degli spostamenti degli squali balena e alla tendenza a tornare nello stesso luogo».

Il recente studio “Half a century of global decline in oceanic sharks and rays”, pubblicato su Nature da un team internazionale di ricercatori ha rivelato che negli ultimi 50 anni gli squali pelagici sono diminuiti  il 71% e ha evidenziato la necessità di applicare protezioni più severe per questo importante gruppo di abitanti dell’oceano.

La Womersley conclude: «Gli squali balena stanno subendo un calo della popolazione a livello globale a causa di una serie di minacce come risultato dell’attività umana. Pertanto, è imperativo ridurre al minimo gli impatti umani sugli squali balena e proteggere le specie dove è più vulnerabile, specialmente dove le interazioni uomo-squalo sono elevate. C’è ancora molta strada da fare per comprendere la guarigione negli squali balena e nelle specie di squali in generale, ma il nostro team spera che studi di base come questo possano fornire prove cruciali per i responsabili delle decisioni gestionali che possono essere utilizzate per salvaguardare il futuro degli squali balena».