Greenpeace: a settembre in Amazzonia l’86% di incendi in più, nel Pantanal più 219%

Ue complice della deforestazione in Amazzonia, «Partecipate alla consultazione pubblica»

[21 Settembre 2020]

Greenpeace denuncia che «L’Amazzonia continua a registrare un elevato numero di roghi e la deforestazione avanza in aree ricchissime di biodiversità. Settembre si conferma un mese difficile non solo per l’Amazzonia, ma anche per il Pantanal, la più grande zona umida del mondo. Nelle prime due settimane di settembre, il numero di incendi in questi due biomi ha già raggiunto livelli record: secondo l’INPE (Istituto brasiliano per la ricerca spaziale), in Amazzonia sono stati registrati 20.486 focolai, con un aumento dell’86 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e il valore più alto dell’ultimo decennio, mentre nel Pantanal ne sono stati registrati 5.300, con un aumento del 219 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno».

Il presidente del Brasile. Il neofascista Jair Bolsonaro resta però fermo sulle sue posizioni anti-ambientali e anti-indios e il 3 Settembre ha persino incitato alla violenza contro chi lavora per proteggere la foresta amazzonica e il clima del Pianeta. «Dichiarazioni ancor più gravi – evidenzia Greenpeace –  se si pensa che, secondo Global Witness, il 2019 è stato un anno nero per gli attivisti in difesa dell’ambiente con 212 omicidi che vedono il Brasile al terzo posto come Paese più pericoloso e in particolare l’Amazzonia come regione a rischio, dove hanno perso la vita 33 dei 43 ambientalisti uccisi in Brasile nel 2019».

La domanda e il consumo europeo di prodotti legati alla deforestazione e al degrado forestale rendono l’Ue complice di questa devastazione. La crescente mobilitazione in difesa delle foreste, insieme a una maggiore sensibilità dei cittadini europei sull’importanza di ridurre il consumo di carne e latticini, ha spinto l’Unione europea ad affrontare il tema degli impatti della produzione di cibo e altre materie prime di uso comune, sulle foreste del Pianeta». Già nella “Strategia Ue sulla biodiversità per il 2030”, pubblicata a maggio,  la Commissione Ue si era impegnata a presentare nel 2021 «una proposta legislativa e altre misure per evitare o ridurre al minimo l’immissione sul mercato dell’Ue di prodotti associati alla deforestazione o al degrado delle foreste».

Ora, la Commissione europea ha aperto la procedura di consultazione pubblica “Deforestazione e degrado forestale – riduzione dell’impatto dei prodotti immessi sul mercato alla quale si può partecipare fino al 10 dicembre e Greenpeace Italia invita a prendere parte a questa iniziativa.

Martina Borghi, campagna foreste di Greenpeace Italia, conclude: «La campagna #Together4Forests, promossa da un gruppo di oltre 100 organizzazioni tra cui Greenpeace, Wwf, Lipu-BirdLife, Legambiente e Istituto Oikos, vuole incoraggiare i cittadini a cogliere quest’ottima occasione di agire in difesa delle foreste. L’obiettivo è ottenere una normativa europea robusta ed efficace, che ponga fine alla circolazione nel mercato europeo di materie prime e prodotti la cui estrazione, raccolta o produzione ha o rischia di avere un impatto negativo su foreste, altri ecosistemi e diritti umani. L’Unione europea è responsabile di oltre il 10 per cento della distruzione delle foreste del mondo e complice di quanto sta avvenendo nell’Amazzonia brasiliana, dove gli incendi vengono appiccati per distruggere la foresta e produrre sempre più carne e soia destinata alla mangimistica. Prodotti che importiamo in grosse quantità, insieme ad altri strettamente legati alla deforestazione come legno o olio di palma: per i cittadini europei questa consultazione è l’opportunità di smettere di essere complici inconsapevoli e chiedere all’Ue di smettere di importare deforestazione».