I cinghiali, il sindaco di Marciana e il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano

Barbi: situazione insostenibile. Il Parco: incrementeremo i nostri interventi, ma tutti devono fare la loro parte

[30 Aprile 2020]

Il 27 aprile, il Sindaco di Marciana, Simone Barbi (PD a capo di una lista civica) ha inviato una nota 27 aprile, al Presidente del Parco Nazionale Arcipelago Toscano e al Responsabile di settore Attività Faunistico Venatoria della Regione  nella quale evidenzia i problemi dovuti alla presenza di cinghiali nel territorio del suo Comune: «La situazione, che era già drammatica prima del comprensibile fermo degli abbattimenti a causa dell’emergenza Covid, oggi appare oggettivamente insostenibile. Oltre a rappresentare un pericolo costante sulle nostre strade, oggi quotidianamente gli ungulati si addentrano nelle proprietà private all’interno degli abitati. Nei paesi di Marciana e Poggio, ricompresi nel perimetro del Parco, arrivano facilmente nel centro del paese; nelle frazioni di Pomonte e Chiessi, fuori dai confini, devastano regolarmente orti e giardini, così come anche a Patresi e Sant’Andrea. Per quanto riguarda Pomonte nei giorni scorsi si è rilevato come i danni stiano incominciando a interessare anche le infrastrutture; profondi scavi in corrispondenza dei piantoni dei guard rail, e dei pali di indicazione stradale e per ultimo, il sollevamento di una consistente parte del corrugato contenente una linea di pubblica illuminazione – si noti che esso era coperto da un cordolo di cemento – lungo un sentiero in paese, che conduce alla sorgente dove la popolazione si approvigiona di acqua. Naturalmente dopo il passaggio degli animali, il sentiero risultava chiuso da sassi e terra; è stato riaperto dagli operai comunali per consentire l’accesso alla fonte ma di nuovo gli animali sono tornati. Un altro sentiero, questo “privato” ha subito la stessa sorte».

Il Sindaco marcianese evidenzia che «Questa Amministrazione, non disponendo di un numero di operai tale da poter ripetere ogni giorno la pulizia delle strade dai materiali franati, né la riapertura di sentieri o la ricostruzione dei tradizionali muretti a secco, in questa particolare situazione ha deciso di risistemare i muri di delimitazione del sentiero di servizio alla sorgente, realizzandoli in muratura. Non ci sono alternative. Tra Pomonte e Chiessi aggrava la situazione il fatto che poco sopra la strada provinciale, circa quattro anni fa la zona è stata percorsa dal fuoco e conseguentemente è sottoposta al divieto di caccia in ossequio alla L. 353/2000. Questo Comune, la cui economia si basa sulle risorse ambientali e il pregio paesaggistico, non può permettersi di restare indifferente rispetto alla distruzione del proprio territorio, che rappresenta il proprio capitale. I proprietari dei terreni sostengono continue spese per rendere inaccessibili le proprietà così da non vanificare il loro lavoro. Tuttavia gli animali scavano, creando punti di debolezza nelle recinzioni ed entrano comunque nelle proprietà. La maggioranza di essi decidono di abbandonare i terreni, perché non esiste risarcimento per la frustrazione e comunque non tutti hanno la voglia o gli strumenti intellettuali per compilare richieste di risarcimento o di abbattimento».

Barbi conclude: «Siamo ben consapevoli che il problema non è di facile né di immediata soluzione, e soprattutto crediamo che l’efficacia di ogni azione che verrà intrapresa per il bene di questo territorio dipenderà dalla sinergia che codesti due spett.li Enti sapranno realizzare, quindi da un piano di interventi complementari. Scrivervi questa nota è stato d’obbligo, essendo il Comune la più diretta espressione delle comunità locali. Riceviamo continue richieste di intervento dai cittadini esasperati; in un momento storico in cui la nostra popolazione ha reagito all’obbligo di distanziamento sociale riavvicinandosi alla terra, pulendo terreni incolti e rimettendoli a frutto, anche per tamponare in qualche maniera l’emergenza economica che sta insorgendo in un territorio la cui unica fonte di reddito per molte famiglie era il turismo, dobbiamo ascoltare e prenderci a cuore più che in passato tali richieste. Peraltro, operando costantemente in prossimità della cittadinanza siamo in grado di “sentire il polso”, gli umori, della popolazione, e il rischio è che oggi le comunità, che valutano il lavoro di noi tutti inefficacie, cerchino di “farsi giustizia” da sole secondo modalità che potrebbero essere pericolose, oltre che illegittime, ma comprensibili».

La risposta dell’Ente Parco non si è fatta attendere: «Il Parco Nazionale ha in corso da molti anni ormai interventi di controllo sulle due specie di ungulati (cinghiali e mufloni) su tutto il territorio di competenza. Detti interventi sono attività programmate che si svolgono prevalentemente mediante due tecniche: catture con trappole affidate ad un soggetto esterno appaltatore e abbattimenti in forma singola effettuati da selecontrollori iscritti all’albo dell’Ente Parco. Gli interventi si svolgono per quasi tutto l’anno senza necessità di richiesta da parte del cittadino.  Per le trappole e per il loro posizionamento sussiste la necessità di ottenere l’autorizzazione del proprietario del fondo e la vicinanza a viabilità carrabile. Questi requisiti, soprattutto la disponibilità del cittadino a concedere l’autorizzazione all’Ente, possono rendere le operazioni alquanto difficoltose. In aggiunta l’Ente Parco, mancando in organico di personale con qualifica di polizia giudiziaria, grazie alla collaborazione con la Polizia Provinciale di Livorno, effettua altri interventi di controllo più estensivi su tutto il territorio o rispondendo a specifiche e puntuali richieste. Riassumendo, sul territorio del Comune di Marciana sono posizionate attualmente 24 trappole (0,65 trappole per km2 di area protetta) densità superiore alla media degli altri Comuni. Sono presenti 36 punti sparo sui quali si effettua una media di 430 uscite per anno da parte di circa 70 selecontrollori abilitati (344 solo nei primi 3 mesi del 2020 grazie all’incremento del numero degli operatori). Nel 2019 con tali interventi nel territorio comunale sono stati prelevati 103 cinghiali e 79 mufloni;  in questi primi mesi del 2020, tenendo conto dell’interruzione delle attività per le misure di emergenza del Covid-19, sono stati prelevati 57 cinghiali e 46 mufloni. A questi si aggiungono i capi prelevati con la collaborazione della Polizia Provinciale di Livorno: nel 2019, 9 capi tra cinghiali e mufloni; nel 2020, 16 capi».

Dopo aver fatto questa lunga premessa e «ben sapendo che gli sforzi profusi ormai da molti anni potrebbero non essere risolutivi, dato il perdurare dell’emergenza, collegata probabilmente alle oscillazioni demografiche delle due popolazioni» il Parco Nazionale informa che, «nelle frazioni maggiormente colpite (Chiessi e Pomonte), interverrà incrementando il numero di punti sparo e posizionando trappole nelle aree più vicine alla viabilità, con la speranza che la cittadinanza si dimostri collaborativa e propositiva nei confronti di questo tipo di operazioni. Nel prossimo mese di maggio saranno implementati i servizi con il personale della Polizia Provinciale, concordandone la frequenza di volta in volta in base alle loro esigenze di servizio, garantendo che, come  da prassi ormai consolidata, ne sarà data comunicazione al Comune qualche giorno prima».

La nota del Parco conclude: «Alla Regione, alla quale è stata inviata la nota per conoscenza, l’Ente Parco esprime il sincero auspicio che possano essere avviate, anche in fase sperimentale e temporanea con il consenso degli organi tecnici competenti, tecniche di controllo specifiche per questi territori, vessati ormai da tempo dalla presenza degli ungulati introdotti».