I diritti di proprietà dei popoli indigeni proteggono la foresta amazzonica

In Brasile circa 2 milioni di ettari di terre indigene sono ancora in attesa della designazione ufficiale come territori tribali

[12 Agosto 2020]

Lo studio “Collective property rights reduce deforestation in the Brazilian Amazon”, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) da Kathryn Baragwanath ed Ella Bayi del Department of political science dell’università della  California San Diego rappresenta una clamorosa smentita delle politiche del presidente neofascista del Brasile Bolsonaro.

Infatti le due ricercatrici sottolineano che «Un modo per ridurre la deforestazione nella foresta pluviale amazzonica – e aiutare nella lotta globale contro il cambiamento climatico – è garantire a più comunità indigene del Brasile pieni diritti di proprietà sulle terre tribali», che è esattamente il contrario di quello che sta facendo Bolsonaro.

lo studio utilizza un metodo innovativo, mettendo insieme i dati satellitari della copertura della vegetazione nella foresta pluviale amazzonica, tra il 1982 e il 2016, con i registri governativi brasiliani dei diritti di proprietà degli indigeni e rilevando così «livelli di deforestazione significativamente ridotti nei territori che sono di proprietà totale e collettiva delle tribù locali, rispetto ai territori che sono di proprietà solo parzialmente delle tribù o non lo sono affatto. L’effetto medio è stato una riduzione del 66% della deforestazione».

L’Amazzonia rappresenta la metà di quel che rmane delle foreste tropicali della Terra, è un’importantissimo e gigantesco hotspot della biodiversità mondiale e  svolge un ruolo importante per la regolazione del clima e del ciclo dell’acqua in tutto il pianeta. «Eppure – gfanno notare le due ricercatrici – il bacino amazzonico sta perdendo alberi a un ritmo allarmante, con livelli particolarmente elevati negli ultimi anni, a causa di una combinazione di massicci incendi boschivi e attività illegali».

Intanto in molti rivendicano il possesso dell’Amazzonia e continuano l’estrazione mineraria illegale e il disboscamento che per Bolsonaro e i suoi amici e camerati rappresentano un «uso produttivo della terra» che può alla fine garantire un titolo di proprietà su quella terra. Attualmente, a causa della moratoria messa in atto da Bolsonaro subito dopo la sua elezione, circa 2 milioni di ettari di terre indigene sono ancora in attesa della designazione ufficiale come territori tribali.

Si discute anche se i diritti di proprietà collettiva siano efficaci nel frenare la deforestazione. In Brasile questi diritti sono concessi alle popolazioni attraverso un complesso e lungo processo costituzionale e sono distinti dai diritti di proprietà privata con i quali abbiamo più familiarità nell’occidente sviluppato.

Baragwanath e Bayi, ora alla Columbia University, dicono  che «Sì, i diritti di proprietà collettiva sono effettivi». L’attenzione delle due ricercatrici si concentra sia sull’analisi sulla fase finale del processo di delimitazione delle terre indigene in Brasile (che può richiedere fino a 25 anni per essere completato) che sul punto in cui le tribù ottengono pieni diritti di proprietà che conferiscono ai gruppi di indios un riconoscimento territoriale ufficiale, consentendo loro non solo di delimitare i loro territori, ma anche di poter ricevere il sostegno delle agenzie di monitoraggio e applicazione.

La Baragwanath conclude: «La nostra ricerca dimostra che i diritti di proprietà completa hanno implicazioni significative per la capacità delle popolazioni indigene di frenare la deforestazione all’interno dei loro territori. I territori indigeni svolgono un ruolo non solo in materia di diritti umani, ma sono un modo conveniente per i governi di preservare le loro aree boschive e raggiungere gli obiettivi climatici. Questo è importante poiché molti territori indigeni non hanno ancora ricevuto i loro pieni diritti di proprietà e indica dove i responsabili politici e le ONG preoccupate per la situazione in Brasile dovrebbero ora concentrare i loro sforzi».