I figli maschi accelerano l’invecchiamento delle mamme

Uno studio sui bighorn rivela i costi fisiologici di allevare agnelli maschi

[26 Marzo 2020]

Figlia o figlio? Al CNRS francese ricordano che «Le chances d’avere l’una o l’altro non si piegano forzatamente alle leggi dell’azzardo tra gli esseri umani e numerose specie animali. In natura la sex-ratio, la proporzione dei figli tra i nuovi nati, varia in funzione di numerosi fattori ecologici, morfologici o comportamentali». Ora un team di ricerca, formato da Mathieu Douhard del Laboratoire de biométrie et biologie évolutive dell’Université Lyon 1/ CNRS / VetAgro Sup e dai canadesi Marco Festa-Bianchet e Fanie Pelletier del Département de Biologie dell’Université de Sherbrooke, ha pubblicato su PNAS lo studio “Sons accelerate maternal aging in a wild mammal” che si occupa proprio dell’effetto dei figli sull’invecchiamento materno.

Il team franco-canadese ha studiato una popolazione di bighorn (Ovis canadensis)  dimostrando che le femmine che allevano più agnelli maschi che femmine durante la prima parte della loro vita, invecchiando patiscono un declino più marcato del loro successo riproduttivo.

Al CNRS spiegano che «In ecologia evolutiva, uno dei postulati fondamentali è che gli individui condividono una quantità limitata di energia per diverse funzioni quali la crescita, la riproduzione e la sopravvivenza. Questo antagonismo tra funzioni si ritrova al centro delle teorie evolutive della senescenza, il deterioramento delle funzioni fisiologiche dell’organismo con l’età». In questo quadro, l’équipe di ricerca guidata da Douhard si è interessata sia della senescenza della sopravvivenza che delle riproduzione.

Diversi studi dimostrano una senescenza accelerata tra le femmine che hanno avuto molti cuccioli all’inizio della loro vita. Invece, finora le differenze tra figlie e figli erano state poco considerate. I ricercatori evidenziano che «Nella maggior parte delle specie di mammiferi, i maschi hanno dei bisogni energetici più elevati rispetto alle femmine perché sono più grandi e più pesanti. Queste differenze possono presentarsi molto preso durante lo sviluppo. Per esempio, durante la gravidanza l’apporto energetico delle femmine è circa il 10% più elevato quando aspettano un figlio piuttosto che una figlia. Da un punto di vista evolutivo, una questione chiave è dunque quella di sapere se i costi fisiologici più elevati dei figli influenzano la riproduzione futura dei loro parenti.

Per rispondere a questa domanda i ricercatori si sono basati su uno studio a lungo termine di una popolazione di bighorn che vive nell’Alberta, in Canada, e tenuti sotto controllo da più di 40 anni. Questo ha permesso di fare una valutazione precisa del processo di senescenza e ne è risultato che «Non solo le giovani femmine molto riproduttive invecchiano più velocemente, ma il fenomeno si accelera se hanno allevato più figli che figlie». Detto in un altro modo: «Per uno stesso numero di agnelli partoriti tra i 2 e i 7 anni, la senescenza del successo riproduttivo si accelera nella misura in cui la proporzione di agnelli maschi aumenta. In particolare, più le femmine che hanno allevato dei maschi erano giovani, più i loro futuri agnelli hanno rischiato di morire durante il loro primo inverno».

I ricercatori sono convinti che «Questi risultati indicano che allevare dei figli impone un costo a lungo termine relativamente più elevato che per delle figlie».

Il meccanismo all’origine di queste differenze osservate dal team franco-canadese resta ancora sconosciuto ma un’ipotesi che gli scienziati sperano di por ter testare presto si basa sulla composizione del latte delle femmine che invecchiano: «La sopravvivenza invernale degli agnelli dipende molto dalla quantità di energia che la madre ha allocato per la lattazione nel corso dell’estate – spiegano ancora al CNRS – Le femmine che hanno avuto più piccoli all’inizio della loro vita, e in particolare dei figli, ne pagherebbero quindi il prezzo producendo un latte di minore qualità e/o in quantità meno grande più tardi nella loro vita».
L’équipe di ricerca vuole anche estendere il suo campo di ricerca ad altri mammiferi, compresi d gli esseri umani e conclude sottolineando che «E’ già noto che, in alcune popolazioni preindustriali, le donne che mettono al mondo più figli hanno una longevità ridotta».