I fiori usano un linguaggio profumato per attrarre gli insetti

Studio dell’università di Pisa rivela l’esistenza di strategie bene precise per attirare attrarre gli impollinatori, specialistiche e generaliste

[9 Luglio 2020]

«Non solo forme e colori, fiori e insetti “comunicano” anche attraverso il profumo secondo strategie ben precise, specialistiche o generaliste. In pratica, quanto più i profumi sono semplici e costituiti da poche componenti aromatiche quanto più sono rivolti ad una determinata categoria di impollinatori, se invece la fragranza dei fiori ha un bouquet più complesso il messaggio olfattivo attirerà indistintamente una vasta gamma di insetti».

E’ quanto emerge dallo studio “Wildflower-pollinator interactions: Which phytochemicals are involved?”, pubblicato su Basic & Applied Ecology da Stefano Benvenuti, Marco Mazzoncini, Pier Luigi Cioni e Guido Flamini dei dipartimenti di scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali e di farmacia e di scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali  dell’università di Pisa  che hanno condotto la sperimentazione su 15 specie di fiori spontanei, tra le quali fiordaliso, gittaione, speronella, nigella, garofanino selvatico, e impollinatori, come api, bombi, ditteri e farfalle.

I ricercatori pisani spiegano che «Le strisce di fiori spontanei sono state allestite adiacenti alle coltivazioni nei campi sperimentali di frumento in agroecosistemi convenzionati dell’Università con l’Università di Pisa e in laboratorio è stata effettuata l’analisi chimica dei composti volatili. Queste strisce, definite comunemente “wildflower strips”, servono infatti per la sopravvivenza di tutti quegli insetti impollinatori oggi sempre più rari sia a causa della crescente scarsità di colture “entomogame”che per un uso sempre meno diversificato del territorio».
Benvenuti sottolinea che «Le interazioni specialistiche e generaliste definiscono quindi i due modelli di coevoluzione fiori insetti e se la strategia specialista risulta più efficace dal punto di vista del flusso genico, in quanto gli impollinatori trasferiscono il polline quasi esclusivamente all’interno della stessa specie, è comunque quella certamente più a rischio. dato cheCiò in quanto l’impollinazione dipende da una fragile dipendenza da poche specie di impollinatori la cui simultanea presenza con le fioriture è purtroppo ulteriormente minacciata dai cambiamenti climatici in corso».
Lo studio spiega che «I fiori specialisti hanno infatti dei determinati insetti come insetti “vettori” del polline, opportunamente attratti da profumi a loro dedicati, che a loro volta si sono co-evoluti mutualisticamente sviluppando tomentosità per il trasporto del polline ed apparati boccali allungati per raggiungere il nettare polline nelle corolle semichiuse o particolarmente allungate. I fiori generalisti invece non selezionano gli insetti accettando gran parte degli impollinatori il che però impedisce di massimizzare l’efficienza del trasferimento del polline perché gran parte degli insetti lo trasporta anche su fiori di specie diverse. Mentre in questo ultimo caso il rischio di scarsità di “flusso genico” è scarso le specie “specialiste” sono sottoposte a rarefazione anche per una biologia di impollinazione che impone loro la presenza di determinati insetti mutualisticamente evoluti con loro in un affascinante “complicità” tra flora e fauna. In altre parole i fiori selvatici, seppur talvolta infestanti delle colture, forniscono sorprendentemente dei cosiddetti “servizi ecosistemici” dedicati alla sostenibilità degli ecosistemi sia quelli naturali che antropizzati come nel caso dell’agroecosistema».

Benvenuti conclude: «Capire queste particolari interazioni significa difendere la biodiversità e in ultima analisi preservare anche la bellezza dei paesaggi rurali che ci circondano, come ad esempio i nostri in Toscana rinomati in tutto il mondo per la loro unicità” nelle cui “cartoline” fanno sempre da cornice quei fiori selvatici la cui sopravvivenza dipende sempre più dalla sensibilità dell’uomo finalizzata alla sua conservazione».