I procioni invasivi si mangiano i gamberi di fiume autoctoni delle Foreste Casentinesi

I procioni presenti in 8 regioni italiane, ma con solo due popolazioni vitali in Lombardia e tra Toscana ed Emilia-Romagna

[29 Marzo 2021]

Il procione (Procyon lotor). un mesocarnivoro autoctono di America Centrale, Usa e Canada meridionale, nel XX seciolo è stato introdotto in molti Paesi europei e asiatici, dove attualmente sono e presenti popolazioni invasive di procioni che. Lo studio “No country for native crayfish: importance of crustaceans in the diet of native and alien Northern raccoons”, pubblicato su Ethology Ecology & Evolution da Luca Boncompagni e Giuseppe Mazza (CREA), Marco Molfini (università Roma Tre), Paola Ciampelli e Lorenzo Petraliua (Reparto Carabinieri Biodiversità), Paola Fazzi e Marco Lucchesi (biologi indipendenti) ed Emiliano Mori (Iret Cnr) si occupa della diffusione dei procioni in Italia, dove è presente in Lombardia e nelle Foreste Casentinesi tra Toscana ed Emilia-Romagna e del suo impatto sulla flora fluviale autoctona. La lista europea delle specie invasive più pericolose comprende il procione  che può anche rappresentare un «pericolo per la salute e l’incolumità pubblica» (art. 2, D.M. 19 aprile 1996)- Lo studio lancia un pressante allarme: «La popolazione locale di procione si sta espandendo esponenzialmente, avendo raggiunto già il Sasso di Simone a est e la zona di San Leo alle porte di Arezzo a sud, forte di una mancata gestione, mentre la popolazione locale di gambero d’acqua dolce autoctono è in declino, pur essendo una specie protetta da leggi internazionali e nazionali».

a causa della potenziale trasmissione di malattie ed è incluso nella lista degli  “animali domestici pericolosi”, a causa della sua aggressività e della potenziale diffusione della zoonosi. Fino al 2006, è stato anche venduto come animale da pelliccia e da compagnia in Italia. E’ da  allora ch ha cominciato ad essere segnalato in natura nel 2004 in Lombardia, con una popolazione riproduttiva lungo il fiume Adda, originata da una introduzione locale. Esemplari di procioni sono stati avvistati  in 8 regioni italiane, ma le popolazioni vitali sembrano solo quelle lombarda e delle Foreste Casentinesi.

I procioni sono onnivori e notoriamente approfittano dei rifiuti alimentari umani. Nel loro areale originario si nutrono di pesci, anfibi, invertebrati, uccelli, piccoli mammiferi, frutta, carcasse, alimenti per animali domestici e,  nelle città dove si sono insediati spesso in gran numero, di rifiuti organici.

Dove è stato introdotto, il procione può avere un forte impatto significativo sulle specie autoctone attraverso la predazione, la competizione e la trasmissione di parassiti. I ricercatori italiani spiegano che «Nel nostro lavoro, abbiamo riportato le prime prove dell’impatto di questa specie sui gamberi autoctoni dell’Italia centrale. A settembre 2019, abbiamo rilevato un totale di 37 gamberi d’acqua dolce della specie nativa Austropotamobius pallipes morti con evidenti segni di predazione da parte del procione all’interno dei confini del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi».

L’ Austropotamobius pallipes è incluso nell’Allegato II della Direttiva Habitat ed era già minacciato dal bracconaggio, dall’introduzione di specie di pesci predatori e del  gambero della Louisiana (Procambarus clarkii).

Lo studio ha riassunto le abitudini alimentari dei procioni, sia nel loro areale nativo che invasivo, per valutare i potenziali impatti sugli ecosistemi nei quali il procione si sta diffondendo invasi e ha confermato che i procioni hanno una grande plasticità trofica e che, quindi, potrebbero avere un grosso impatto su una vasta gamma di potenziali prede autoctone, compresi i crostacei di fiume.

I procioni e i gamberi di fiume europei non si sono evoluti insieme, quindi i crostacei italiani non hanno sviluppato  strategie comportamentali antipredatorie per sfuggire a questo onnivoro americano.  In alcune aree del nord America l’eradicazione dei procioni ha consentito s di salvare altre specie di prede come le tartarughe marine e di acqua dolce.

Il team di ricercatori italiani conclude: «Pertanto, un programma di monitoraggio che coinvolge tutte le parti interessate e istituzioni che si occupano di gestione ambientale, con l’obiettivo di rimuovere tutti i procioni attualmente presenti in quest’area del Centro Italia, dovrebbero essere effettuati nei tempi più brevi possibili».