I rifiuti del Covid-19 uccidono animali selvatici in tutto il mondo

Gli scienziati olandesi vogliono sapere esattamente quanto sia grave il problema

[15 Aprile 2021]

Lo studio “The effects of COVID-19 litter on animal life”, pubblicato su Animal Biology da un team di ricercatori olandesi del Naturalis Biodiversity Center e delle università di Leiden e Radboud, conferma che le mascherine e i guanti progettati per proteggerci dal Covid-19 sono pericolosi per gli animali che vivono vicino a noi e avverte che «In tutto il mondo, sulla terra e nell’acqua, gli animali ingeriscono i rifiuti del coronavirus  o vi rimangono impigliati».

I due biologi olandesi chiedono l’aiuto di tutti per identificare le meglio le conseguenze sulla fauna di questa ondata di rifiuti pandemici.

Tutto è iniziato quando i ricercatori che si occupano di rifiuti hanno trovato nei canali di Leida un pesce persico (Perca fluviatilis) che era rimasto intrappolato in un guanto di lattice. «Per quanto ne sappiamo – spiegano – questa è stata la prima vittima olandese dei rifiuti del coronavirus». Da allora, hanno cercato di ottenere un quadro generale delle conseguenze sugli animali della montagna di rifiuti prodotti dalla lotta al Covid-19.

I biologi Auke-Florian Hiemstra del Naturalis Biodiversity Center e Liselotte Rambonnet dell’università di Leiden hanno avviato una ricerca per determinare la frequenza e il luogo in cui si verificano le interazioni tra i rifiuti del coronavirus e gli animali e hanno raccolto osservazioni provenienti sia da Paesi lontani come il Brasile e la Malaysia e che dai social media e dai giornali locali e i siti web di notizie internazionali. Una volpe nel Regno Unito, uccelli in Canada, ricci, gabbiani, granchi e pipistrelli… è venuto fuori che ogni tipo di animali poteva restare impigliato nelle mascherine anti-Covid.

I ricercatori hanno scovato rapporti su scimmie che masticano mascherine e su un pinguino che aveva n una mascherina nello stomaco. Anche degli animali domestici, in particolare i cani, hanno ingoiato le mascherine. La Rambonnet  sottolinea che «Gli animali si indeboliscono perché restano impigliati o muoiono di fame a causa della plastica nel loro stomaco». Hiemstra aggiunge: «La diversità degli animali influenzati dai rifiuti del Coronavirus è considerevole. I vertebrati e gli invertebrati sulla terra, nell’acqua dolce e nell’acqua di mare rimangono impigliati o intrappolati nei rifiuti del Coronavirus».

Un rapporto dell’associazione ambientalista OceansAsia di Hong Kong, ha evidenziato che l’utilizzo di DPI sta facendo aumentare l’inquinamento da plastica e ha stimato che nel 2020 siano finite nell’oceano 1,56 miliardi di mascherine. Nell’autunno del 2020, la Marine Conservation Society ha trovato rifiuti da Covid-19 su un terzo delle spiagge del Regno Unito.

Nella sintesi pubblicata su Animal Biology, i ricercatori scrivono che alcuni animali usano i rifiuti anche come come materiale per i loro nidi. Ad esempio, nei canali olandesi le folaghe usano mascherine e guanti per fare il nido. Hiemstra aggiunge: «E nei nidi si trova anche l’imballaggio dei fazzoletti di carta. CCosì, vediamo anche i sintomi del Covid-19 anche nelle strutture animali».

Gli scienziati olandesi sono riusciti a creare un quadro globale grazie alle osservazioni di fotografi, raccoglitori di rifiuti, birdwatcher, centri di salvataggio della fauna selvatica e veterinari che hanno condiviso le osservazioni sui social media e sui media tradizionali. La Rambonnet spiega che è grazie a questo che «Possiamo saperne di più sull’impatto di questa categoria di prodotti usa e getta sulla fauna selvatica. Chiediamo quindi alle persone di continuare a condividere le loro osservazioni in modo da poter mantenere una panoramica aggiornata». Per facilitare questa opera di citizen science, è stato creato il sito web www.covidlitter.com. Rambonnet e Hiemstra sperano che questo impressionante quadro «aumenti la consapevolezza delle persone sul pericolo delle mascherine e dei guanti per la fauna selvatica. Inoltre, invitiamo tutti a utilizzare maschere facciali riutilizzabili».