Il 2 febbraio Giornata mondiale delle zone umide. Legambiente: «Preziosi ambienti naturali a rischio»

Nel week-end escursioni, birdwatching e attività di citizen science per valorizzare la biodiversità e mitigare i cambiamenti climatici

[31 Gennaio 2020]

“Life thrives in wetlands – Wetland biodiversity matters – La vita prospera nelle zone umide”, è questo lo slogan scelto per la  Giornata Mondiale delle Zone umide di domenica 2 febbraio. Un appuntamento al quale i Legambiente contribuisce con oltre una trentina di iniziative – tra visite guidate, attività di birdwatching e convegni – che, da Nord a Sud, animeranno l’intero weekend, per ricordare il ruolo fondamentale di habitat peculiari quali paludi, acquitrini, torbiere, specchi d’acqua, tanto preziosi per il nostro ecosistema, quanto fragili e complessi nei loro equilibri. Oltre all’escursione al Parco del Circeo, iniziativa di punta della Giornata guidata dai volontari dell’associazione ambientalista e dall’ornitologo Nick Henson, tra i principali eventi organizzati da Legambiente per il fine settimana dell’1-2 febbraio, in programma la visita guidata Salviamo la Riserva Sentina dall’erosione a San Benedetto del Tronto (Ap); ad Avigliano (Pz), visita al Lacus Pensilis: uno scorcio di storia e natura; in Calabria, escursione nell’Area Naturalistica del lago di Ariamacina (Cs). A Bacoli (Na), visita al Lago di Fusaro, mentre a Pozzuoli (Na) si andrà alla scoperta di miti, leggende e delle specie floreali e faunistiche del Lago d’Averno. Sempre in Campania, a Giugliano (Na), previsto il convegno Valutazione dello stato di salute ambientale del lago Patria ed ecosistemi limitrofi. In Emilia Romagna, visita guidata alle Oasi di Punte Alberete e Valle Mandriole (Ra). A Staranzano (Go), pulizie invernali in occasione della Giornata Mondiale delle Zone umide; a Torre d’Isola (Pv), escursione ad anello di Santa Sofia nel Parco del Ticino; a Bizzozero (Va), passeggiata nel Parco Cintura Verde Sud Varese; a Mortara (Pv), visita al fontanile della città; a Viggiù (Va), passeggiata nel P.L.I.S. Valle della Bevera.

Ad Alghero, in programma il convegno Laguna di Calich e Maria Pia, quale futuro?; a Cagliari, escursione alla Laguna di Santa Gilla. E ancora, alla scoperta di una nicchia ecologica del fiume Alcantara, a Castiglione di Sicilia (Ct); trekking di conoscenza Le vittime delle “bonifiche”: Lago Stelo e contrada Gaspa, a Villarosa (En); escursioni naturalistiche ai Laghetti di Marinello Patti (Me); “acchianata” naturalistica al Gorgo di Santa Rosalia, a Palermo. In Toscana, passeggiata intorno al Lago di Montepulciano (SI); serata divulgativa alla scoperta del Padule di Bientina (Pi); Festa d’Inverno a Fonte di Zeno a Marciana (Li). Infine, a Codevigo (Pd), visite guidate e un convegno sulle Aree umide: oasi di biodiversità. Fra presente e futuro, un punto di vista ornitologico. Appuntamento fuori calendario, è invece la Festa delle associazioni di volontariato in programma a San Giorgio di Piano (Bo) il prossimo 8 febbraio.

«Far conoscere, sensibilizzare, preservare», sono le parole chiave al centro di questo week-end e dell’impegno di Legambiente che sottolinea: «Ora più che mai, dal momento che il 2020 sarà un anno cruciale per il raggiungimento degli obiettivi sulla tutela della biodiversità e per salvaguardare queste zone oggi in pericolo».

Per tracciare un quadro della situazione di queste aree sensibili, il Cigno Verde ha messo insieme i dati nel Focus Zone Umide 2020: «Secondo la lista stilata dalla Convezione di Ramsar, sono oltre 220 milioni gli ettari coperti dalle zone umide nel mondo, rifugio per volatili, piante, mammiferi, anfibi, pesci e invertebrati. Di questi, 82.331 ettari (circa 15.000 con superficie agricola) si trovano in Italia, Paese che conta 65 siti Ramsar e, complessivamente, ben 1520 zone umide secondo l’inventario del PMWI (il Pan Mediterranean Wetland Inventory di Med Wet). Il Belpaese vanta, inoltre, la più grande biodiversità d’Europa, ospitando il 37% della fauna euro mediterranea.  Grandi alleate nella lotta ai cambiamenti climatici, fulcro di importanti rotte migratorie nonché fonte inestimabile di risorse, le 2.200 zone umide d’importanza strategica internazionale per il mantenimento della biodiversità mondiale riconosciute dalla convenzione di Ramsar (2 febbraio 1971) accolgono la più grande biodiversità della Terra, oltre a giocare un ruolo decisivo nel mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici. In particolare, queste aree – ricorda Legambiente – rappresentano i serbatoi di carbonio più efficaci sulla Terra, immagazzinandone il doppio rispetto a quello assorbito da tutte le foreste. Sono in grado di assorbire anche le piogge in eccesso arginando il pericolo inondazioni, di rallentare l’insorgere delle siccità e stabilizzare le emissioni di gas serra. Limitano inoltre l’erosione delle aree costiere per effetto dell’innalzamento del livello dei mari, riducendo l’impatto di tifoni, uragani e tsunami. Custodiscono, al contempo, scorci suggestivi in ogni stagione, luogo ideale per praticare attività sportive ecosostenibili e incentivare l’ecoturismo. Senza dimenticare gli importanti riverberi che hanno sulla vita quotidiana dell’uomo, specie per quanto concerne la produttività delle zone umide, le cui piante forniscono alimenti base a gran parte della popolazione mondiale, dal riso al pesce di acquacoltura, e il 70% di tutta l’acqua dolce utilizzata per l’irrigazione».

Si tratta però di ambienti i naturali sempre più rischio. Nel Focus, Legambiente ricorda che «Il pericolo di sparizione è già una realtà galoppante per questi habitat e per le specie che li popolano. Se, come rileva  il Segretariato della Convenzione di Ramsar, dal 1900 a oggi, almeno i tre quarti delle zone umide di tutto il mondo sono scomparsi, gli ultimi dati IUCN mettono in evidenza anche il problema legato alla perdita della biodiversità, con 596 su 2807 specie animali che in Italia rischiano di scomparire, minacciate da cambiamenti climatici, sfruttamento delle risorse naturali, frammentazione e perdita di habitat, inquinamento e pesticidi, introduzione di specie aliene invasive, urbanizzazione e infrastrutture. Allarmanti anche i dati dell’ultimo rapporto Onu, che evidenzia come la natura stia subendo un declino, con tassi d’estinzione senza precedenti nella storia umana: nell’arco di un decennio potremmo dire addio a un milione di specie animali e vegetali».

Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente ricorda che «Le sfide ambientali sono in costante aumento, a partire da quelle legate alla tutela della biodiversità e alla salvaguardia degli ecosistemi. Peraltro, il 2020 sarà un anno cruciale per raggiungere gli ambiziosi obiettivi fissati con la Strategia Nazionale per la Biodiversità, su cui l’Europa e l’Italia sono in forte ritardo.  Per questo, chiediamo un’accelerazione sul fronte delle azioni da mettere in campo, anche alla luce delle proposte avanzate dalle Nazioni Unite. Non solo le aree Ramsar, ma anche tutte le aree umide inventariate dal PMWI, richiedono attenzione e una corretta gestione sulla base della Strategia Nazionale Biodiversità e dei suoi indirizzi. In particolare, tra le proposte che lanciamo oggi, c’è quella di prevedere una maggiore sinergia tra Direttive europee Acque, Habitat e Uccelli, sostenendo la valorizzazione delle zone umide».

Inoltre, l’associazione ambientalista sottolinea che «Per tutelare e valorizzare queste aree è importante raccogliere, diffondere e mettere in rete le buone pratiche, così come incentivare la crescita numerica delle aree individuate dalla convenzione Ramsar e le esperienze di bioeconomia circolare degli ambienti umidi nazionali. Al contempo, è essenziale condividere percorsi comuni che qualifichino le imprese e le attività svolte nelle zone umide, dalle saline alle risaie e al turismo, favorendo strumenti di conoscenza e partecipazione per cittadini e operatori».

Proprio in quest’ottica, la Giornata Mondiale delle Zone umide mobilita ogni anno i gruppi locali di Legambiente e centinaia di persone, con particolare attenzione alle aree considerate minori e non riconosciute con lo status previsto dalla Convenzione. Altre iniziative spaziano invece dalle attività di citizen science, con il censimento di piccole pozze e stagni, alla realizzazione di piccole aree umide da parte di cittadini e scuole nelle grandi aree urbane, sino ai percorsi di adozione di ambienti umidi non adeguatamente tutelati. Campagne ad hoc interessano anche alcune specie faunistiche degli ambienti umidi da salvaguardare, come i rospi che rischiano di finire schiacciati per strada.