Il Covid-19 dimostra che traffico di specie selvatiche e bracconaggio sono una minaccia per ambiente, biodiversità e salute umana

La domanda di avorio africano e corno di rinoceronte è in declino, aumenta quella di parti di tigre e legname esotico

[13 Luglio 2020]

Secondo il 2020 World Wildlife Crime Report  pubblicato dalll’United Nations office on drugs and crime (Unodc), il traffico di specie selvatiche – pangolini, uccelli, tartarughe, tigri, orsi e molti altri – rappresenta una minaccia non solo per la natura e la biodiversità del pianeta, ma anche per la salute umana.

Il rapporto fa il punto sull’attuale situazione della criminalità della fauna selvatica, concentrandosi sul traffico illecito di specifiche specie protette di fauna e flora selvatiche e fornisce un’ampia valutazione della natura e della portata del problema a livello globale. Comprende una valutazione quantitativa dei mercati e delle tendenze e una serie di approfonditi casi studio di commerci lleciti. Mentre il primo Rapporto nel 2016 è stata la valutazione globale iniziale dell’Unodc sullo stato del crimine della fauna selvatica, questa seconda edizione è piuttosto una valutazione delle tendenze e dei cambiamenti avvenuti e in corso.

Presentando il rapporto, la direttrice esecutiva dell’Unodc, Ghada Waly, ha sottolineato che «Le reti della criminalità organizzata transnazionale stanno raccogliendo i profitti dai crimini della fauna selvatica, ma sono i poveri che ne pagano il prezzo. Per proteggere le persone e il pianeta in linea con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile e per ricostruire meglio dopo la crisi Covid-19, non possiamo permetterci di ignorare il crimine della fauna selvatica. Il 2020 World Wildlife Crime Report può aiutarci a mantenere questa minaccia in cima all’agenda internazionale e ad aumentare il supporto per i governi nell’adottare la legislazione necessaria e sviluppare il coordinamento tra le agenzie e le capacità necessarie per affrontare i reati contro la criminalità della fauna selvatica».

L’unodc sottolinea che «Quando gli animali selvatici vengono cacciati dal loro habitat naturale, macellati e venduti illegalmente, questo aumenta il potenziale di trasmissione di malattie zoonotiche – quelle causate da agenti patogeni che si diffondono dagli animali all’uomo -.

Le malattie zoonotiche rappresentano fino al 75% di tutte le malattie infettive emergenti e includono SARS-CoV-2 che ha causato la pandemia di COVID-19».

I prodotti provenienti dalle specie trafficate e utilizzati per il consumo umano, sfuggono, per definizione, a qualsiasi controllo igienico o sanitario e quindi comportano rischi ancora maggiori di malattie infettive. Il rapporto rileva che  «I pangolini, che sono stati identificati  come una potenziale fonte di coronavirus, sono i mammiferi selvatici più trafficati al mondo, con i sequestri di squame di pangolino che sono aumentati di dieci volte tra il 2014 e il 2018».

Il rapporto si basa in gran parte sul database mondiale WISE dell’Unodc, che tiene conto di quasi 180.000 sequestri fatti in 149 Paesi e territori dal quale emerge che «Tra il 1999-2019 sono state sequestrate circa 6.000 specie, tra cui non solo mammiferi ma rettili, coralli, uccelli e pesci» e che «Nessuna singola specie è responsabile di oltre il 5% dei sequestri, nessun singolo Paese è stato identificato come fonte di oltre il 9% del numero totale di spedizioni sequestrate e che sono stati sospettati trafficanti di circa 150 nazionalità identificae».

L’unodc evidenzia che «Questi dati sottolineano la natura globale del problema. Il crimine della fauna selvatica colpisce tutti i Paesi attraverso i suoi impatti sulla biodiversità, la salute umana, la sicurezza e lo sviluppo socioeconomico. Fermare il traffico di specie selvatiche è un passo fondamentale non solo per proteggere la biodiversità e lo stato di diritto, ma per aiutare a prevenire future emergenze di salute pubblica».

Ivonne Higuero, segretaria generale della Convention on international trade in endangered species of wild fauna and flora (Cites), ha aggiunto:«I dati accurati sono alla base del processo decisionale. E poche pubblicazioni sono così approfondite come il 2020 World Wildlife Crime Report. Basato sui migliori dati disponibili, incluso quelli sui rapporti commerciali illegali annuali delle Parti Cites, il rapporto fornisce ai governi un quadro chiaro della situazione e sottolinea la necessità di agire ora per conservare le nostre specie e gli ecosistemi più preziosi».

Il rapporto delinea le principali tendenze del crimine mondiale della fauna selvatica e analizza i mercati illegali di: palissandro, avorio, corno di rinoceronte, squame di pangolino, rettili vivi, grandi felini e anguille europee e quel che ne viene fuori è che «La domanda di avorio africano e corno di rinoceronte è in declino e che le dimensioni dei loro mercati illeciti sono inferiori a quanto precedentemente suggerito. Il reddito illecito annuale generato dal traffico di avorio e corno di rinoceronte tra il 2016 e il 2018 è stato stimato rispettivamente a 400 milioni di dollari e 230 milioni di dollari»- Negli ultimi 20 anni è invece cresciuta d significativamente la domanda di legno tropicale di latifoglie, con il palissandro africano illegale che è entrato a far parte di alcune catene di approvvigionamento legali, come il commercio internazionale di mobili in legno. Negli ultimi anni sono aumentati anche i sequestri di prodotti di tigre, così come l’interesse dei trafficanti per altre parti di altri grandi felini che possono essere utilizzate come sostituti di questi prodotti.

Il rapporto spiega che,  «Come per molti altri mercati, anche il commercio di prodotti della fauna e della flora selvatica si è esteso alla sfera digitale. Le vendite di alcuni prodotti, come rettili vivi e prodotti con ossa di tigre, sono passate alle piattaforme online e alle app di messaggistica crittografate, mentre i trafficanti hanno trovato nuovi modi di connettersi con potenziali acquirenti. Il commercio online è particolarmente difficile da affrontare a causa della mancanza di trasparenza, quadri normativi incoerenti e limitate capacità di contrasto». Inoltre, il rapporto sostiene inoltre la necessità di rafforzare i sistemi della giustizia penale, concentrandosi sul miglioramento dei quadri giuridici e sul rafforzamento del processo giudiziario.

L’Unodc ricorda che «Le reti criminali hanno diversificato le risorse che sfruttano e trafficano e usano le stesse reti corrotte per spostare insieme diversi prodotti della fauna selvatica, come avorio di elefante africano e scaglie di pangolino». Per combattere questi traffici, il rapporto evidenzia la necessità di migliorare la cooperazione internazionale, le indagini transfrontaliere e suggerisce che «Gli Stati devono fare maggiori sforzi per definire il crimine della fauna selvatica come un crimine grave ai sensi dell’United Nations convention against transnational organized crime (Untoc)».

Jutta Urpilainen, Commissaria europea per le partnership internazionali, ha ringraziato l’Unodc per il lavoro svolto e gli sforzi compiuti nella preparazione del rapporto e ha concluso: «Conferma la necessità del sostegno dell’Ue allo stato di diritto e alla lotta contro la corruzione. L’Ue continua a sostenere azioni per porre fine allo sfruttamento insostenibile della natura, tra le quali  la deforestazione e il commercio illegale di specie selvatiche. La sostenibilità è al centro dell’Europea Green Deal: una transizione inclusiva e sostenibile verso un pianeta più verde e economie più forti con al centro le persone. Questo include gli ecosistemi e la conservazione della fauna selvatica, parti essenziali di una fiorente economia della fauna selvatica con e per le comunità locali».