Il delfino spiaggiato a Sottomarina aveva una rete da pesca nella laringe

Life Delfi: dissuasori acustici sulle reti per ridurre le interazioni pesca-delfini

[19 Febbraio 2021]

In Veneto è stato registrato il primo caso di delfino spiaggiato nel 2021: si tratta di un esemplare di tursiope (Tursiops truncatus) finito sull’arenile del Comune di Sottomarina in provincia di Venezia. Il ritrovamento della carcassa del cetaceo è avvenuto il 13 febbraio, quando gli esperti del CERT dell’università di Padova – partner del progetto europeo Life Delfi, coordinato dal Cnr-Irbim e al quale collabora anche Legambiente – sono intervenuti sul posto per effettuare i primi rilievi e provvedere al trasporto del delfino al Dipartimento di biomedicina comparata e alimentazione.

La brutta sorpresa in una storia già triste è arrivata quando il team del CERT, coordinato da Sandro Mazzariol, ha effettuato le prime indagini post mortem «evidenziando chiari segni di interazione con la pesca: al livello della laringe del tursiope è stata trovata una rete da pesca». 

Mazzariol  sottolinea che «Non è ancora stabilito se l’attrezzatura da pesca sia stata la causa che ha provocato la morte del mammifero marino, ma sicuramente ha contribuito alla compromissione dello stato di salute dell’animale».

Per i prossimi giorni sono in programma altre indagini per avere un quadro più approfondito sul primo delfino dell’anno rinvenuto spiaggiato nell’Alto Adriatico. Mazzariol  aggiunge: «E’ importante segnalare subito questi episodi al numero 1530 della Guardia Costiera per permettere l’intervento degli esperti autorizzati». Poi il professore dell’università di Padova rimarca l’importanza di «Mantenersi a distanza di sicurezza e non interagire con l’animale sia nel caso sia vivo che morto. Come noto, questa è un’area marina ritenuta importante per la specie tursiope e il progetto Life Delfi mira proprio a contribuire alla conservazione di questa specie».

E lo staff di Life Delfi  ricorda che «Sono in media 200 all’anno i delfini ritrovati morti sulle coste italiane, un dato emerso dalle statistiche degli ultimi 5 anni dalla Rete Nazionale Spiaggiamenti Italiana. Tra questi, diversi con segni di interazione con attività umane, un trend che è necessario invertire per la tutela della biodiversità dei nostri mari».

Per questo, in parallelo con la salvaguardia dell’economia del settore della pesca, il progetto Life Delfi, cofinanziato dal programma Life dell’Unione Europea, punta proprio a ridurre le interazioni tra delfini e pesca. Life Delfi è stato avviato da un anno e le sue azioni, che coinvolgono anche quattro Aree marine protette, si concentrano sulle coste di Mar Tirreno, mar Adriatico (compresa la sponda croata), in Sicilia e in Sardegna.

Il coordinatore di Life Delfi, Alessandro Lucchetti del Cnr-Irbim, conclude: «Sono tanti i casi in cui questi cetacei restano vittime di catture accidentali oppure di lesioni riportate a seguito di impatti con imbarcazioni e attrezzature. Il nostro progetto in un anno di attività ha già ottenuto buoni riscontri tra i pescatori che stanno testando sulle loro barche i pinger, dissuasori acustici che tengono a distanza i delfini. In questo modo, insieme alla diffusione di attrezzi a basso impatto ambientale ed attività di formazione e sensibilizzazione, ci auguriamo di tutelare le specie di cetacei più sensibili e, allo stesso tempo, scongiurare danni economici per il settore ittico».