Il panda è salvo, ma la sua salvaguardia ha provocato la scomparsa di altri mammiferi

Dalle riserve dei panda scomparsi leopardi, leopardi delle nevi, lupi e cani selvatici asiatici

[4 Agosto 2020]

I panda giganti (Ailuropoda melanoleuca) vengono visti come la prova vivente che la conservazione funziona. In natura, il loro numero sta finalmente crescendo dopo anni di declino e nel 2016 la Lista Rossa Iucn li ha passati dalla categoria “in via di estinzione” a “vulnerabile” . Aver impedito l’estinzione dei panda è stata sicuramente una delle storie di maggior di successo della salvaguardia dell’ambiente, ma lo studio “Retreat of large carnivores across the giant panda distribution range”, pubblicato su Nature Ecology & Evolution da un team di ricercatori cinesi guidato da Sheng Li della Scuola di scienze della vita dell’università di Pechino e da William J. McShea dello Smithsonian Conservation Biology Institute, illustra delle inaspettate conseguenze su altre specie spesso altrettanto rare.

Decenni di sforzi per ricreare l’habitat protetto del panda lo salvato appena in tempo dal baratro dell’estinzione, ma il nuovo studio fa notare che, mentre molti altri animali che condividevano il loro territorio con quello dei panda hanno beneficiato di questo lavoro di conservazione, altre specie ci hanno rimesso, perdendo il loro habitat: dalla maggior parte delle aree protette istituite per salvare il panda sono quasi scomparsi leopardi (Panthera pardus), leopardi delle nevi (Panthera uncia), lupi (Canis lupus) e cani selvatici asiatici o dhole (Cuon alpinus), specie che si spostano su grandi territori e già spinte quasi all’estinzione da disboscamento, bracconaggio e malattie.

I ricercatori hanno analizzato i dati provenienti da 73 aree protette, tra cui 66 riserve naturali di panda giganti, confrontando i dati dei censimenti storici con quelli di un decennio di approfondite indagini basarte sulle foto-trappole. Ne è venuto fuori che, da quando sono state istituite le riserve dei panda negli anni ’60, i leopardi sono scomparsi dall’81% delle riserve, i leopardi delle nevi dal 38%, i lupi dal 77% e i cani selvatici asiatici dal 95%  e i ricercatori avvertono che «La loro perdita potrebbe portare a grandi cambiamenti, persino al collasso, negli ecosistemi».

Ma i numeri degli esemplari di queste specie sono ormai molto bassi: per esempio, in oltre 1,5 milioni di giorni di riprese girate in quasi 8.000 stazioni di rilevamento,  ci sino stati  solo 4 avvistamenti del cane selvatico asiatico e senza predatori al vertice come leopardi e lupi, gli ungulati e il bestiame possono vagare senza controllo, causando danni agli habitat naturali, con effetti a catena per altri animali selvatici, compresi gli stessi panda.

Proteggendo le foreste del panda, gli ambientalisti credevano inizialmente che avrebbero protetto non solo il carismatico animale bianco e nero, ma anche le molte altre specie che vivono nel suo habitat. Un effetto ombrello che si è rivelato vero per diverse specie, ma che non sembra aver funzionato per i grandi carnivori e ora il team sino-statunitense dice che «E’ necessario un approccio più ampio – olistico – per gestire l’ecosistema in cui vive il panda – che garantisce che specie chiave non vadano perse».

Sheng Li fa notare che questo «E’ indispensabile per aumentare la capacità di ripresa e la sostenibilità degli ecosistemi, non solo per i panda giganti ma anche per altre specie selvatiche».

Per raggiungere questo obiettivo, i ricercatori hanno delineato una serie di misure tra cui un’azione più decisa contro il bracconaggio e il ripristino degli habitat per le prede dei grandi carnivori.

Commentando la ricerca sino-statunitense, Samuel Turvey della Zoological Society of London, che non ha partecipato allo studio, ha sottolineato su BBC News che «La conservazione in Cina e in altre parti del mondo si è spesso basata sulla protezione del territorio  per specifiche “specie bandiera”, con inferenza benefiche più ampie per la biodiversità regionale. Questo include i panda giganti nella Cina centrale e i gibboni in pericolo di estinzione a Hainan. Ciò ha portato a importanti recuperi di specie, ma gli sforzi per mantenere la biodiversità minacciata devono affrontare anche le attività umane a livello di ecosistema più ampio, altrimenti le specie non-target potrebbero continuare a scivolare via inosservate».