Il Piano nazionale di ripresa e resilienza e la Toscana. Le proposte di Legambiente

4 Sì e due No strategici per accelerare la transizione ecologica verso una Toscana più moderna e sostenibile

[2 Febbraio 2021]

Oggi Legambiente ha presentato il documento  “Per un’Italia più verde, innovativa e inclusiva. Il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza che serve al Paese” che per la Toscana indica i progetti da finanziare, come priorità strategiche:

Il completamento della rete metro-ferro- tranviaria della Piana Fiorentina. Per realizzare il Parco Agricolo della Piana, tra Firenze e Prato, si deve rivoluzionare il sistema dei trasporti nell’area più congestionata e inquinata della regione. Pertanto, è necessario completare la rete tramviaria tra Firenze, il polo scientifico di Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio e Prato. Occorre anche riqualificare il reticolo ferroviario metropolitano nell’area vasta (Faentina inclusa), affinché il trasporto pubblico locale su ferro nella Piana, dopo la pandemia, possa davvero fondarsi su una rinnovata e robusta offerta di superficie.

Raddoppio della Ferrovia e del Valico Pontremolese come asse cruciale per lo sviluppo del comprensorio apuano e, più in generale, di tutto l’Alto Tirreno. Raddoppiare il valico e rendere tecnologicamente avanzato il sedime di questa ferrovia significa agganciare le province di Massa Carrara e La Spezia all’Europa. Si otterrebbe così il decongestionamento del traffico merci su gomma, oggi tutto concentrato sull’autostrada E31 della Cisa e un altrettanto vigoroso rilancio turistico della Lunigiana, tra le aree interne attualmente più in difficoltà della Toscana.

Potenziare la Ferrovia Tirrenica significa portare efficienza e rapidità nei trasporti lungo il Corridoio Tirrenico per dare una reale alternativa alla soluzione su gomma e decongestionare l’asse TAV Roma/ Arezzo/Firenze. Integrata con il cabotaggio marittimo darebbe rilancio economico alla costa toscana, l’area che sicuramente ha sofferto di più nella crisi 2007/2008.

Istituzione del Parco Nazionale del Bacino del Magra che col suo bacino idrografico, ha sempre caratterizzato l’identità ecologica, sociale ed economica di un territorio a cavallo tra le Regioni Toscana e Liguria. Una separazione amministrativa che ha portato con sé strumenti e modelli di gestione del territorio molto diversi. Tale bacino svolge, inoltre, un ruolo cruciale di cerniera e corridoio ecologico tra habitat d’importanza internazionale già annoverati tra le aree protette dell’Appennino tosco-ligure-emiliano, quali: il Parco Nazionale delle Cinque Terre; il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano e il Parco Regionale delle Alpi Apuane, Global Geopark Unesco. È tempo di superare frammentarietà e lentezze con l’istituzione e il finanziamento del Parco Nazionale del Magra, fondamentale «infrastruttura verde» al servizio del territorio apuano.

Tra i progetti da evitare in Toscana e che Legambiente boccia senza dubbi ci sono:

Nuovo aeroporto di Firenze. La sentenza del Consiglio di Stato, pubblicata il 13 febbraio 2020, ha demolito il ricorso presentato da Toscana Aeroporti contro l’analoga decisione del TAR Toscana e messo una pietra tombale sulla nuova pista parallela alla A11. Basta però leggere le rassegne stampa degli ultimi mesi, per capire che un’ampia fetta della classe dirigente regionale non si è ancora arresa all’evidenza. Occorre quindi vigilare affinché i fondi di Next Generation EU non finiscano per alimentare anche solo virtualmente la riproposizione di questa grande opera, sbagliata nel metodo e nel merito, vista anche la vicinanza dell’aeroporto internazionale di Pisa.

Sotto-attraversamento TAV di Firenze. A distanza di 25 anni dall’inizio della vicenda TAV, sembra stia ripartendo il finanziamento degli studi di progettazione e delle imprese di costruzioni, come se gli sprechi perpetrati ai danni dell’erario non fossero mai avvenuti. La politica toscana e la gran parte del sistema confindustriale non si rendono conto che insistere su un progetto nato vecchio è un errore di prospettiva madornale. Invece, in pochi mesi e con risorse assai inferiori, si potrebbero aggiungere due binari di superficie (per l’AV), potenziando al contempo gli hub del trasporto ferroviario regionale, per dare finalmente il via a un servizio suburbano e metropolitano