Il riscaldamento globale diminuisce la biodiversità degli impollinatori in Europa

Esaminate 2000 specie: volano prima, meno a lungo e in maniera meno sincronizzata. Gravi conseguenze per i servizi ecosistemici

[31 Dicembre 2019]

Gli insetti impollinatori svolgono un ruolo importante negli ecosistemi terrestri fornendo funzioni e servizi ecosistemici essenziali alle piante selvatiche e coltivate. Ma il rifornimento sostenibile di questi servizi ecosistemici richiede la presenza concomitante di diverse comunità di impollinatori durante le stagioni. Nonostante l’evidenza che il riscaldamento climatico stia spostando temporalmente la fenologia degli impollinatori, mancava finora una valutazione generale di questi cambiamenti e delle loro conseguenze sugli insiemi degli impollinatori. A colmare questa lacuna, partendo dal più grande database sugli insetti impollinatori mai realizzato grazie a diverse fonti, tra le quali il Muséum national d’Histoire naturelle (MNHN) francese, ci ha provato un team di ricercatori francesi, belgi, britannici e svedesi guidato da François Duchenne dell’Institut d’écologie et des sciences de l’environnement de Paris e del Centre d’écologie et des sciences de la conservation (MNHN – CNRS – Sorbonne Université), che ha pubblicato su Nature Ecology & Evolution lo studio “Phenological shifts alter the seasonal structure of pollinator assemblages in Europe”, che esamina i cambiamenti nel periodo di volo, tra il 1960 e il 2016, in 2.000 specie di impollinatori e concludono che negli ultimi 60 anni «Gli impollinatori volano in maniera meno sincronizzata e, in media, meno a lungo».

Sembrerebbe infatti che gli impollinatori volino in media 6 giorni prima e 2 giorni in meno. «In Francia, per esempio – dicono i ricercatori – il picco di attività degli insetti impollinatori è ormai all’inizio di luglio, contro la metà luglio degli anni ‘60. Queste risposte variano spazialmente – sono molto forti nel sudovest dell’Europa e quasi nulle al nord – ma anche tra le specie – i ditteri (il gruppo delle mosche) anticipano molto il loro periodo di volo rispetto alle farfalle e ai coleotteri, mentre gli imenotteri (api e vespe) sono nella media».

Dato che i diversi gruppi di impollinatori tendono a ridurre il loro periodo di attività e non spostano in avanti il loro periodo di volo allo stesso ritmo, diventano sempre più isolati durante la stagione dell’impollinazione. Questo si è tradotto in una diminuzione della biodiversità simultanea degli impollinatori, in particolare tra il 1980 e il 2016, con una diminuzione che va dal 3 al 9% nell’Europa occidentale. Le variazioni nel periodo di volo osservate sono state confrontate con l’aumento delle temperature in Europa e lo studio dimostra che «Si sono verificate a seguito del forte aumento delle temperature tra il 1980 e il 1995 e non tra il 1960 e il 1980, quando le temperature erano relativamente stabili. Inoltre, sono prevedibili conseguenze, a priori negative, sull’impollinazione di colture e fiori selvatici. Questa minaccia si aggiunge al forte calo degli impollinatori osservato negli ultimi 40 anni, principalmente a causa dei pesticidi e della distruzione degli habitat».

I ricercatori concludono: «La nostra analisi rivela inoltre che questi cambiamenti hanno probabilmente alterato la distribuzione stagionale della funzione e dei servizi di impollinazione riducendo la sovrapposizione tra le fenologie degli impollinatori all’interno degli assemblaggi europei, tranne nella parte più nord-orientale dell’Europa. Si prevede che tali cambiamenti ridurranno la ridondanza funzionale e la complementarità degli assemblaggi di impollinatori e, pertanto, potrebbero alterare la performance della funzione e dei servizi di impollinazione e la loro solidità rispetto alle estinzioni di impollinatori in corso».