Il taglio del Parco della Lessinia era un boccone avvelenato. La Regione Veneto ci rinuncia

Legambiente: «La ragionevolezza dei manifestanti respinge la furberia di una legge-inganno»

[31 Gennaio 2020]

La tromba della definitiva ritirata la hanno suonata ieri tre dei più testardi protagonisti di questa opaca vicenda: i consiglieri regionali Alessandro Montagnoli, Enrico Corsi (Lega Nord) e Stefano Valdegamberi (Gruppo Misto – Tzimbar Earde), che in un comunicato congiunto tentano ancora una volta la responsabilità politica di una vicenda opaca e gestita con maldestra arroganza dalle spalle del presidente leghista del Veneto Zaia: «Il nostro intento era ed è quello di rivalutare il ruolo degli agricoltori, degli allevatori e delle persone che vivono in Lessinia e frequentano l’area. Il Parco non deve più essere visto come un limite, ma come un’opportunità di sviluppo per dare nuova linfa al territorio. Per questo proponiamo una modifica della Proposta di legge che si limiti a precisare i confini corretti grazie alla georeferenziazione, demandando all’Ente Parco e quindi alla Comunità ogni decisione sulla pianificazione e gestione delle attività e degli interventi possibili».

Ora i tre firmatari della contestata proposta di legge che prevede di fatto il tagli del Parco della Lessinia cercano di ricostruire la storia di una vicenda che li ha visti volenterosi artefici assegnandosi il ruolo di servitori dell’opinione popolare: «Il provvedimento ora all’esame della Seconda Commissione nasce da una forte sollecitazione dei Consigli comunali della Lessinia, che hanno espresso il loro parere favorevole alla proposta, nata dal territorio, chiedendone una veloce approvazione. Ci siamo fatti portatori di questa richiesta attraverso il Progetto di legge che provvede, a seguito di un lavoro puntuale degli uffici regionali, all’aggiornamento della nuova cartografia, ora georeferenziata, stabilendo i confini del Parco corretti. Il Progetto di legge consente una perimetrazione che consegna ai cittadini del Veneto un Parco più grande di 50 ettari. Ora ci auguriamo che tutti facciano la propria parte per il bene della Lessinia».

Legambiente Verona fa notare che «E’ stata decisiva la spallata portata domenica 26 dalle migliaia di cittadini veneti che hanno manifestato contro la proposta Montagnoli-Valdegamberi di ridurre la superficie del parco della Lessinia». E ricostruisce tutt’altra storia rispetto a quella raccontata dai tre Consiglieri regionali: «Ma era proprio necessario? Sì, se si pensa alla irragionevolezza dei presentatori che ritenevano di poter furbescamente manomettere il parco, utilizzando l’inganno verso allevatori e contadini: tagliamo il parco e i vostri problemi saranno risolti.E sembra ancora improntata alla furberia l’affermazione di Valdegamberi che la superficie aumenta di 50 ettari. Per poterla prendere per buona occorrerebbe cancellare l’art. 12 bis della legge istitutiva del parco, che permette di ricavare le aree contigue all’interno del perimetro attuale. Furberia che Zaia conferma esibendo gli stessi ettari in più senza dire chiaramente che la superficie del parco resterà invariata senza le aree contigue. Non ci stancheremo mai di dire, per questo, che le aree contigue non sono parco».

Il Cigno Verde veronese ricorda agli smemorati leghisti veneti che «Le associazioni ambientaliste avevano offerto, nell’audizione in commissione consiliare, numerose ragioni, avallate da dati, per non ascoltare le sirene della cattiva politica. La maggioranza aveva tirato diritto pensando di poter contare sull’acquiescenza dei cittadini. Gli è andata male per diecimila ragioni. Ora è il tempo di ricominciare a ragionare, e a ben amministrare. In passato il Piano per il contenimento dei cinghiali era stato avviato dal Parco, ma poi era stato boicottato dagli stessi consiglieri che avevano anteposto, nel 2013, le baruffe di schieramento, ritardando di anni l’attuazione del piano. Oggi è indispensabile che il Parco resti intatto e che si cominci a mettere mano alle Norme di Attuazione che già nel 2010 si cominciavano a ridiscutere ma che poi, colpevolmente, furono abbandonate. Va immediatamente approvata la Valutazione Ambientale Strategica, imposta nel 2015 e arrivata faticosamente al termine nel 2020».

Per quanto riguarda il «cattivo funzionamento del Parco» spesso evocato da consiglieri regionali e sindaci – dopo sverlo esautorato e commissariato – Legambiente sottolinea che «Il compito della buona amministrazione passa al Direttivo, al Presidente del Parco. Essi vanno messi al riparo da agguati e furbate (come accaduto ripetutamente in passato) e posti di fronte alle scelte di garantire la conservazione delle buone condizioni ecologiche e naturalistiche, oltre alla vita economica delle imprese, all’evoluzione del mondo agricolo verso forme di coltivazione e allevamento ecosostenibili, le uniche che possano garantire accessi a fonti di finanziamento costanti.Proposte che non ci è mai stato concesso di presentare e discutere, per la boria di chi oggi è costretto ad ammainare bandiera. Ma in particolare il turismo va condotto verso iniziative che privilegino la destagionalizzazione e dimentichino il turismo del passato, verso cui si hanno ancora tentazioni anacronistiche, come la Delibera 77/2019 della Provincia di Verona che, cieca di fronte al cambiamento climatico che esclude neve durevole alle quote di S. Giorgio, cieca di fronte alle vicende finanziarie recenti e lontane, vuole attivare le procedure per identificare un concessionario del comprensorio sciistico. C’è da pensare che in Amministrazione Provinciale si cammini con la testa rivolta all’indietro, abbagliati dai soldi di investimenti per improbabili strutture sportive, destinate al decadimento, proprio come i “casermoni” di S. Giorgio».

Prendono atto del «dietrofront della Maggioranza sul paventato taglio di 2mila ettari del Parco» anche il capogruppo PD in Regione, Stefano Fracasso, e il vicepresidente della Commissione consiliare ambiente, Andrea Zanoni, che evidenziano: «Il ripensamento dei colleghi sul Progetto di Legge che riduceva pesantemente il Parco della Lessinia è una vittoria del buon senso. Dobbiamo lavorare tutti per tutelare maggiormente il nostro patrimonio ambientale, in grandissima sofferenza. La mobilitazione in Lessinia dei 10mila manifestanti di domenica scorsa è la migliore testimonianza del fatto che anche in Veneto c’è una grande richiesta alle Istituzioni per inserire, tra le priorità di intervento, la tutela dell’ambiente».

E i due consiglieri regionali del PD rilanciano su un altro tema molto scomodo per una maggioranza a trazione leghista che ha bocciato una mozione sull’emergenza climatica qualche minuto prima che l’acqua alta record invadesse il Consiglio regionale a Venezia: «Ci sono Regioni e Stati, anche vicino a noi, che hanno dichiarato addirittura lo stato di emergenza ambientale, oltre che climatica, e che si stanno adoperando per questa tutela, corrispondente non solo alla difesa delle componenti ambientali (fauna, flora, acqua e suolo) ma anche delle attività e  della qualità della vita nei territori».

Fracasso e Zanoni concludono: «Da questa vicenda gli unici ad uscire sconfitti sono quelli che vedono invece il nostro ambiente come terreno di sfruttamento per cacciare o cementificare. E da questa vicenda siamo convinti che possa prendere avvio una spinta decisiva verso l’approvazione di nuove leggi di settore che rafforzino la sostenibilità, in ragione dei valori universali e trasversali legati alla tutela ambientale.  Se il dietrofront sarà reale e non solo annunciato, non solo verrà scongiurato il taglio di circa 2.000 ettari, ma addirittura il Parco della Lessinia verrà ampliato, dato che gli Uffici della Regione hanno effettuato un certosino lavoro di georeferenziazione che ha portato a un aumento di ben 50 ettari. La mobilitazione popolare, non solo del variegato e importantissimo mondo ambientalista, ma anche della società civile e delle Forze politiche, ha dimostrato che si possono cambiare le cose e migliorarle, con risultati inaspettati e positivamente travolgenti».