Il tasso di estinzione delle specie animali è mille volte superiore al trend della storia della Terra

Iucn: le decisioni prese nel 2020 definiranno il futuro del pianeta. Siamo di fronte a un'emergenza naturale

[8 Novembre 2019]

Il World Science Day for Peace and Development 2019 è l’occasione per rilanciare in Italia la Call for Abu Dhabi Conservation Action, l’appello urgente per aumentare in modo massiccio le azioni di conservazione delle specie, in risposta alla crescente crisi della biodiversità, approvato il 10 ottobre dal Leaders’ Meeting della Species Survival Commission dell’International Union for Conservation of Nature (Ssc/Iucn).

A farlo è il Parco Natura Viva di Bussolengo che sottolinea: «Se le celebrazioni del prossimo 10 novembre indette dall’Unesco hanno per fine “la pace e lo sviluppo”, stando ai numeri emanati dai 300 specialisti della dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura riuniti negli Emirati Arabi, siamo ancora lontanissimi dall’obiettivo: l’attuale tasso di estinzione delle specie animali e vegetali è almeno 1.000 volte superiore al fisiologico trend della storia del nostro pianeta, è direttamente provocato dall’uomo e aggiunge il fatto che delle 8 milioni di specie stimate sulla Terra, la gran parte è ancora sconosciuta. Da qui l’invito degli scienziati ai governi di tutto il mondo, per mettere in campo le risorse necessarie a mitigare le vere cause del problema».

Secondo Cesare Avesani Zaborra, direttore scientifico del Parco Natura Viva, «Pace e sviluppo diventano traguardi molto ambiziosi quando ci accorgiamo che l’attività umana ha gravemente modificato oltre il 75% di terre e acque dolci e il 66% degli oceani, spedendo il 27% delle specie animali registrate da Iucn nella classifica di quelle “minacciate” di estinzione”».

Johannes Fritz, della Ssn/Iucn e capo-progetto del LIFE+ Reason for Hope per la reintroduzione dell’ibis eremita, concorda: «Questi dati non possono che disegnare i contorni del conflitto per la fruizione dei territori che si innesca tra uomo e fauna selvatica, aspro anche quando non si odono sparare i fucili dei bracconieri». Zaborra aggiunge: «Un’epoca nera e poco pacifica dunque, che colpisce trasversalmente dai grandi predatori – stretti nell’avanzare dei territori agricoli e d’allevamento – agli invertebrati, prima vittime della trasformazione degli habitat naturali. E non fanno eccezione gli abitanti dei cieli. E’ proprio il caso dell’ibis eremita che, scomparso dal Vecchio Continente nel 1600, dopo 5 anni di progetto cofinanziato dall’Ue di cui il Parco Natura Viva è unico partner italiano, è in attesa del proprio rinnovo. Entro la fine di quest’anno, saranno 130 gli esemplari a migrare in Europa centrale, tra le tre aree di riproduzione in Baviera, Salisburgo, Baden-Wuerttemberg e la Toscana. Ma quello che abbiamo registrato è una netta inversione di tendenza nell’attuale minaccia: diminuisce la mortalità causata dal bracconaggio e aumenta quella provocata dalla folgorazione degli esemplari sulle linee dell’alta tensione».

L’appello urgente partito da Abu Dhabi per un’azione di conservazione globale delle specie, sollecita i governi, le imprese, le agenzie internazionali e al settore privato del mondo «affinché fermino il declino delle specie e prevengano le estinzioni guidate dall’uomo entro il 2030 e per migliorare lo stato di conservazione delle specie minacciate al fine di diffondere il recupero entro il 2050» ed esorta i governi a «prendere misure di emergenza per salvare quelle specie con il più alto rischio di estinzione e affrontare le minacce chiave che stanno portando al declino e all’estinzione delle loro popolazioni».  L’Ssn/Iucn lamenta la mancanza di incentivi per i proprietari terrieri e i gestori a conservare specie selvatiche e gli habitat naturali; pratiche agricole, , pesca e silvicoltura dannose o abusive, criminalità della fauna selvatica; malattie infettive emergenti; distruzione dei corsi d’acqua; gestione inadeguata di rifiuti e degli scarichi dei reflui; specie esotiche invasive e, sempre di più, i cambiamenti climatici e l’acidificazione degli oceani.

Secondo la direttrice generale dell’Iucn Grethel Aguilar, ricorda che «Con il 2020 c’è l’opportunità di frenare la crescente crisi dell’estinzione e di investire in un futuro più ottimistico Con questo invito, l’Iucn è pronto a sostenere i governi e la società civile, compresi i giovani, per lavorare per un mondo in cui le specie siano preservate e apprezzate per il loro valore intrinseco e per i vantaggi che offrono. L’Iucn World Conservation Congress 2020 riunirà gli Stati, la società civile e le popolazioni indigene affinché collaborino per arrestare il declino delle specie entro il 2030».

In effetti, il 2020 sarà un anno cruciale durante quali la politica dovrà prendere decisioni critiche per il futuro del pianeta: dovranno essere rivisti l’Accordo di Parigi e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu e la Convention on Biological Diversity (Cbd) adotterà il Post-2020 Global Biodiversity Framework. E’ in fase di negoziazione un nuovo accordo vincolante dell’Onu sulla biodiversità marina in mare aperto. A giugno l’Iucn World Conservation Congress 2020 rilancerà l’appello dall’Ssn che sarà poi inviato all’United Nations Heads of State Summit on Biodiversity.

Il presidente dell’Ssn/iucn, Paul Rodríguez, ha ricordato che «La Species Survival Commission è la più grande rete mondiale di scienziati delle specie e contribuisce in modo fondamentale al ruolo della Iucn come fornitore delle conoscenze alla base della conservazione della natura. I ricercatori che ne fanno parte dedicano la loro vita, generalmente su base completamente volontaria, al salvataggio di specie. L’alta qualità del lavoro degli Specialist Groups Ssc fornisce una solida base scientifica per l’azione della conservazione. Facciamo appello ai governi affinché rispondano con urgenza a questo appello a riportare indietro le specie dall’orlo dell’estinzione».

All’Iucn World Conservation Congress verrà lanciato anche il Global Programme of Work on Species Conservation pecie e l’Iucn invita le parti della Cbd e le altre convenzioni che si occupano di biodiversità a includere questo programma nel Post-2020 Global Biodiversity Framework e ad attuarlo urgentemente. Al Congresso Iucn che si terrà a Marsiglia, governi, società civile e organizzazioni delle popolazioni indigene si uniranno per gestire la conservazione delle specie per «un mondo giusto che valorizzi e preservi la natura».

Jane Smart, global director dell’Iucn’s Biodiversity Conservation Group, è convinta che «Le decisioni prese nel 2020 definiranno il futuro del pianeta. Siamo di fronte a un’emergenza naturale. Le specie sono la principale fonte di reddito e risorse per centinaia di milioni di persone in tutto il mondo; i loro valori estetici e ruoli spirituali forniscono conforto, ispirazione e svago. In questo momento critico, i governi del mondo devono accettare la responsabilità di questa emergenza e agire ora per garantire che lasceremo in eredità un ricco patrimonio naturale alle generazioni future. Questa è un’opportunità unica per mobilitare la società e galvanizzare le azioni necessarie per affrontare la crisi delle specie».